Molti lo avevano previsto. Ora è arrivato veramente. Il clone del XXI secolo della disastrosa crisi del ’29 è qui dietro l’angolo. Nulla da aggiungere alle notizie che ogni minuto arrivano sui media, giornali, tv e internet. Lo stallo del congresso americano ha acceso il semaforo verde alla polverizzazione della finanza. Meno male che l’Italia è indietro. Il nostro Paese si regge su un’economia artigianale e per molti versi retrograda rispetto ai maggiori partner dell’area industrializzata. Ma in questo momento forse è un vantaggio. Cha accadrà ora al mercato dell’arte? Sino ad ora ha mostrato di avere gambe e cervello per reggere. E addirittura avanzare proprio grazie alla crisi globale sull’inesistenza di investimenti realmente sani. Ma ora? La situazione è molto fragile. Se nei prossimi giorni le istituzioni centrali e statali dell’economia internazionale riusciranno a tenere a freno questa grossa crisi e a rimettere parzialmente in carreggiata la situazione allora l’economia dell’arte potrebbe addirittura trarre alcuni ulteriori vantaggi. E mostrare la sua vena migliore di investimento e di bene rifugio per eccellenza. Nell’attesa che i listini ritrovino un loro nuovo ordine. Se invece tutto procederà verso un crollo sistematico allora anche le vendite all’asta potrebbere essere contaminate dal panico. E replicare quelle dei primi mesi del 1930. Quando a New York un catalogo con 130 capolavori riusciva a venderne 7 con 123 invenduti. E un Monet venduto tre anni prima marcava acquirenti a un prezzo trenta volte inferiore. Non resta che aspettare stando alla finestra. Alcune aste molto importanti sono dietro l’angolo. Ad esempio le due “Italian Sale” di Christie’s e Sotheby’s del 20 ottobre. Nel 2001 a poco più di un mese dall’attentato di New York tutti erano certi che quelle vendite sarebbe state un esemplare disastro. E invece incassarono una cifra strepitosa, inanellando record su record. Certo ora la situazione è diversa. Ma i giudizi si danno sui fatti, non sulle previsioni. Non resta che monitorare gli eventi e le aste in calendario, sperando che nel frattempo qualche segnale di miglioramento appaia sul mercato finanziario.