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Intervista a Massimo Monaci

Sipario: sorprese e conferme
della prossima stagione al Teatro Eliseo 
 Si preannuncia particolarmente ricca e diversificata la programmazione 2008/2009 del Teatro Eliseo di Roma. Un cartellone che, seguendo la tendenza collaudata in quest’anno appena trascorso, ha deciso di sorprendere gli spettatori, affiancando alla tradizione un approccio giovane e sperimentale. Parola di Massimo Monaci, direttore artistico dell’Eliseo. Seduti in platea, facciamo due chiacchiere di anteprima.
Nel palinsesto di quest’anno, l’Eliseo si è dimostrato molto disponibile ad accogliere autori emergenti. Cosa dovremo attenderci per la prossima stagione?
Il prossimo anno spingeremo ancora di più sulla ricerca di nuove forme di linguaggio legate al teatro di parola. L’Eliseo è profondamente un teatro di parola: per questo è stato fatto un accordo con uno dei registi più interessanti della sua generazione, Valerio Binasco, che porterà in scena ben due spettacoli (L’intervista e Un giorno d’estate). Non mi dispiace che il teatro Eliseo, pur avendo il suo cuore nel teatro di prosa, abbia dei momenti di evasione, in cui i protagonisti sono la danza e la drammaturgia internazionale in lingua. Sento che questa è, per l’Eliseo, la strada su cui continuare.
Tradizione e innovazione…un bel binomio. Come è possibile coniugarle?
Io credo che questi due aspetti non siano inconciliabili. Bisogna, tuttavia, lavorare su un confine molto sottile, il confine che unisce le varie generazioni. Ci sono rappresentazioni di autori contemporanei, magari curate da registi giovani, che parlano a tutti, anche a coloro che sono abituati a vedere Pirandello e Shakespeare. Davide Enia (I capitoli dell’infanzia) è senz’altro un esempio da citare: ha un linguaggio nuovo, molto poetico. Parla alla generazione dei trentenni ma è piaciuto anche ai nostri abbonati tradizionali. C’è l’esigenza di cercare artisti che possiedano quel filo magico in grado di congiungere trasversalmente il pubblico.
L’Eliseo rappresenta una vera e propria istituzione in campo artistico. E’ stato complicato abituare gli aficionados, convincendoli della bontà del rinnovamento?
Le critiche ci sono state ma, insieme a quelle, anche i complimenti. Le critiche fanno parte del gioco; è vero, noi l’anno prossimo apriremo con un Pirandello e faremo due Shakespeare ma saranno opere con un linguaggio diverso. Si tratta di un sistema comunicativo molto più diretto e popolare, svincolato dal concetto elitario che si aveva un tempo del teatro.
Una concezione meno ingessata, insomma…
Esatto. Parallelamente, però, ci sarà spazio per testi contemporanei come quello di Ugo Chiti, uno dei più importanti autori italiani, con Le Conversazioni  di Anna K. Mi aspetto elogi e critiche. Quest’ultime, però, da prendersi in considerazione solo se costruttive.
Cambiamo prospettiva: teatro e giovani. In che modo si potrebbe incentivare una maggiore attenzione verso quest’arte?
Dall’esperienza che abbiamo fatto quest’anno con Eliseo Lab, che ripeteremo anche l’anno prossimo, ci sono due fattori secondo me che giocano a favore di un avvicinamento dei giovani al teatro: il primo, è fare spettacoli che parlino un linguaggio attuale, affrontando tematiche presenti ed avulse da stereotipi ormai superati. Il secondo, è quello di attuare una nuova politica dei prezzi: devono essere bassi. Purtroppo siamo in un momento economico difficile per la nostra società, ma ho notato che non appena i biglietti si abbassano un po’ i giovani vengono a teatro e sono dei grandi appassionati. C’è un fermento intorno la teatro che non mi aspettavo di vedere e che invece esiste. Anche spettacoli complessi sono stati fortemente sostenuti da questa nuova ondata di spettatori. Quando però si tratta di rientrare nei costi, vedendo comunque delle piéces di qualità in un teatro privato, bisogna che le istituzioni siano al fianco degli operatori del settore. Questo è il migliore auspicio che possa farmi/vi.
Parlando di crisi, mi viene in mente una frase di Oscar Wilde: “In un epoca così difficile e sensibile, le arti traggono il loro alimento, non dalla vita, ma l’una dall’altra”. Se lei dovesse pensare ad un arte che potesse degnamente affiancare quella recitativa a quale penserebbe?
Questa è una bella domanda! A quale tipo di arte…secondo me il teatro è talmente universale che comprende tutte le arti. E’ il mezzo di comunicazione più antico, forse secondo solo alla pittura. Dall’antica Grecia ad oggi, resta una forma di aggregazione sociale in cui uomini, seduti in una sala, vedono altri uomini che rappresentano sentimenti e relazioni interpersonali senza alcun filtro. Paradossalmente somiglia ad Internet, poiché c’è una possibilità di condivisione con persone sconosciute. Nessun altro mezzo riesce ad essere così diretto; nel cinema o nella tv, non vi è interazione ma, in qualche modo, passività. Nel mondo virtuale, come in quello teatrale, la relazione va cercata. Sono universi in cui tutto è lecito: dall’istallazione artistica, all’uso delle immagini e della musica. Questa sovrapposizione è davvero intrigante.
Un ultima domanda: per il 2008/2009, qualche spettacolo di punta su cui si sente di scommettere.
Devo dire che sono molto fiducioso e, soprattutto orgoglioso, della nostra produzione. Credo che lo spettacolo di Leo Gullotta Il piacere dell’onestà sarà un successo, come anche i due spettacoli di Valerio Binasco ed, infine, quello di Giuliana Lojodice, interprete in Le conversazioni di Anna K. Sono spettacoli dalle grandissime potenzialità, poiché sono quelli che scommettono maggiormente sul rinnovamento e la rinascita. Daranno sicuramente un contributo significativo al passo in avanti che il teatro italiano sta cercando di fare.

Informazioni utili: 

TEATRO ELISEO
Via Nazionale, 183
00184 Roma
tel. Botteghino:
06/4882114
06/48872222
www.teatroeliseo.it

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