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L’arte italiana negli Emirati Arabi

Politica dei prestiti. L’ipotesi del governatore toscano Claudio Martini

UNA FILIALE DEGLI UFFIZI AD ABU DHABI
FIRMATA RENZO PIANO
  


L’internazionalizzazione e la possibilità di aprire filiali oltreoceano, cardine del discorso d’insediamento di Mario Resca alla guida dei Musei Italiani, inizia a prendere piede presso le più importanti istituzioni museali come gli Uffizi di Firenze. Claudio Martini, presidente della regione Toscana, ha rotto gli indugi nel corso di una missione araba che tenta proprio di aprire nuovi mercati. L’esempio è quello del Guggenheim e del Louvre che, secondo le previsioni, entro il 2013 apriranno le loro filiali ad Abu Dhabi. Nel caso del museo francese, gli Emirati potranno sfruttare il “marchio” dei musei per 30 anni e prendere capolavori in prestito per oltre un miliardo di euro. Modelli criticati ed attaccati da storici del calibro di Jean Clair che alla questione ha dedicato un pamphlet di un centinaio di pagine dal titolo “La crisi dei musei. La globalizzazione della cultura” edito da Skira.

“Il Louvre incasserà un miliardo di euro in trent’anni per l’operazione negli Emirati. Per decenni in Italia abbiamo trascurato la politica culturale di investimenti perché si riteneva che fosse un reddito assicurativo ed invece non è così” ha dichiarato Martini di ritorno da un viaggio che lo ha portato ad incontrare lo sceicco Bin Saeed Almansoori, ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti. Un museo Italia ad Abu Dhabi, o in altri paesi in quell’area, consentirebbe di “far vedere opere che magari restano negli scantinati per anni e anche di far arrivare fondi per i restauri per mantenere il nostro patrimonio, facendo inoltre conoscere le nostre grandi scuole e gli enti di restauro. Per questo parlo di petrolio italiano. Di soldi potrebbero arrivarne tanti”. Abu Dhabi sarebbe insomma il vero orizzonte di economia culturale. E potrebbe servire a “puntellare il nostro sistema nazionale evitando il paradosso che, mentre guardiamo alla nostra cultura nel mondo, in Italia andiamo verso la morte per asfissia. Un asfissia che si chiama tagli delle risorse”. L’uscita di Martini arriva in un momento in cui le regole sui prestiti, in Italia, sono ancora oggetto d’interpretazione. Mancano, a differenza della Francia, regole ferree in tal senso. Ma il governatore sogna già una sede nell’isola di Saadiyat, “e perché non un progetto disegnato da Renzo Piano? Visto che il Guggenheim è di Frank Gehry e il Louvre di Jean Nouvel, il centro per le arti di Zaha Hadid e il museo marittimo di Tadao Ando? Loro hanno arte contemporanea e antica, noi il Rinascimento, un periodo che ad altri invece manca. Oltre che architetti celebri: un grande museo non sarebbe un’eresia”. Applaude all’ipotesi, il sottosegretario alla Cultura Francesco Giro : “Dichiarazioni clamorose che fanno piazza pulita sulle polemiche di alcuni settori della sinistra che ha denunciato il governo di voler mercificare la cultura”. 

Non è la prima volta che il presidente della regione Toscana avanza ipotesi del genere. Tempo fa, durante una visita istituzionale in Giappone – ricorda il quotidiano toscano La Nazione – lo stesso governatore aveva pensato di portare la Venere del Botticelli a Tokyo. Suscitando però un vespaio di polemiche. La politica adesso è cambiata. I tristi bilanci dei musei fanno pensare ad alternative che si sono mostrate fruttuose già per altri, come il Louvre. Antonio Natali, direttore della Galleria fiorentina, non si è mostrato affatto contrario alla politica dei prestiti. 

“Purché sia una procedura chiara  e prenda opere soltanto dai depositi per un rientro a breve tempo. Nessuna stanza degli Uffizi deve mai rimanere priva dei suoi capolavori, quelli che il visitatore si aspetta di trovare. I problemi economici vanno affrontati senza puzza sotto il naso”. Proprio lui lo scorso anno, riporta il Manifesto, ha stilato una lista dei tesori inamovibili.  Tra questi, c’era anche La Venere di Urbino di Tiziano che alla fine partì lo stesso per un tour in Giappone.  Natali ora vuole allargare l’elenco ed ha invitato ad averne uno proprio per limitare alcune sconsideratezze della politica. Ma il mondo della cultura cosa dice? Secondo Antonio Paolucci, ex sopraintendente fiorentino e direttore del Musei Vaticani, “come idea generale, di portare cioè la cultura italiana ad Abu Dhabi, potrebbe andar bene. Ma sarei contrarissimo a mandare opere d’arte in un distaccamento della Galleria degli Uffizi. Vanno bene le mostre temporanee e i collegamenti culturali, ma si devono evitare le postazioni fisse”.    

Il volume dei prodotti toscani importati nel 2007 dagli Emirati, scrive Mario Conciani sul Corriere fiorentino, ammonta a 755 milioni di euro. I dati 2008 annunciano una crescita ulteriore. La “missione” di Martini ha inaugurato nei giorni scorsi il nuovo “desk” della Regione Toscana nel cuore di Abu Dhabi all’interno della Camera di Commercio italiana negli Emirati Arabi Uniti. Una base per le imprese italiane che vorranno investire in quel territorio con servizi di supporto logistico, consulenza ed altro. L’ufficio di Toscana Promozione si aggiunge ad altri sette nel mondo.  

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