Intervista al direttore del MARCA
DA MIMMO ROTELLA AD ALEX KATZ,
IL MARCHIO DELL’ARTE IN CALABRIA
Il MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro, ha presentato il suo programma biennale a Roma, nella sala del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali il 17 marzo. Grandi mostre dedicate ad artisti di fama internazionale, come Alex Katz, Antoni Tàpies ed Alessandro Mendini. Progetti che abbracciano il territorio circostante che fanno di questa struttura un polo culturale di eccellenza nel Mezzogiorno. Un grande centro in grado di rilanciare l’immagine della Calabria, regione natia di Mimmo Rotella, di cui propone una permanente di opere su lamiera. Una scommessa sull’arte con una grande offerta culturale che va dall’arte antica a quella contemporanea. Arslife ha intervistato Alberto Fiz, direttore del museo, critico e giornalista esperto di mercato dell’arte.
Mariangela Maritato: Come nasce il MARCA?
Alberto Fiz: Il museo è nato nel 2008 grazie alla volontà della Provincia di Catanzaro di avere nel contesto locale uno spazio per le arti a cui dare grande risalto. L’appoggio del presidente Wanda Ferro è stato fondamentale.
M.M. Ci sono stati problemi in Calabria per dare il via a questo progetto?
A.F. Le problematiche ci sono ovunque e riguardano tutti i musei, nazionali ed internazionali. Spesso infatti mancano progetti, nonostante ci siano le strutture per attuarli. All’origine del MARCA c’è un grande progetto, lo spazio dove attuarlo è solo un punto di riferimento.
M.M. Come nasce la sua collaborazione con la provincia di Catanzaro?
A.F. Nel 2005 sono stato coinvolto nel progetto artistico – culturale Intersezioni, uno dei più innovativi realizzati in Italia, promosso per far rivivere il parco archeologico di Scolacium. Sono state esposte nel parco sculture site-specific di Tony Cragg, Jan Fabre, Mimmo Paladino. Le opere si trovano ora al Parco delle Biodiversità. A partite da questo evento, ha iniziato a prendere piede il Marca Project, uno spazio dedicato alla sperimentazione contemporanea e ai nuovi linguaggi. La mostra inaugurale è stata dedicata a Mimmo Rotella, il più importante artista catanzarese, di cui è stata presentata, per la prima volta in uno spazio pubblico, la serie delle Lamiere realizzate tra il 1980 e il 2004 che ha confermato la capacità di rinnovamento espressa dal maestro del décollage. Le Lamiere sono esposte in permanenza. Ora sono in programma rigorose esposizioni ma anche conferenze, concerti, performance e progetti installativi site-specific. La contaminazione, segnalata dalla presenza di China, un bar perfettamente funzionante realizzato da Flavio Favelli, consente una fruizione globale del museo anche in orari serali all’interno di un contesto che mette in rilievo la creatività nelle sue differenti declinazioni. Sino al 19 aprile 2009 è aperta Sottovuoto, la personale degli artisti napoletani Perino & Vele con una selezione di sculture, installazioni, disegni e progetti realizzati negli ultimi dieci anni e una serie di nuovi lavori del 2008 proposti in anteprima.
M.M. Che caratteristiche ha il museo?
A.F. Lo spazio espositivo, nato lo scorso anno, si colloca nel cuore storico della città e occupa gli spazi di un antico palazzo d’inizio Novecento, recuperato e restaurato ad hoc che ospitava, sino a qualche decennio fa, un istituto per sordomuti e una tipografia. La sede è un palazzo che si sviluppa su tre piani ed è dotato di un ampio cortile e una terrazza che si affaccia sulla città. L’intero complesso, di oltre mille metri quadrati, su tre livelli, è stato articolato in base ad una serie di obiettivi che lo rende un’esperienza unica: valorizzare l’importante raccolta di dipinti e sculture dal ‘500 alla fine dell’800 proveniente dal territorio catanzarese, realizzare grandi progetti coinvolgendo i maggiori protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale del dopoguerra, promuovere l’arte contemporanea nelle sue differenti declinazioni.
M.M. Quali sono, secondo lei, le altre strutture d’eccellenza del Mezzogiorno che si stanno muovendo nel segno dell’eccellenza?
A.F. Credo che sia degno di nota il museo Madre di Napoli. In Calabria, il MARCA è sicuramente il più importante. In Sicilia, invece, la Fondazione Valle di Catania ed il nuovo museo Riso di Palermo dedicato all’arte contemporanea.
M.M. Quali vantaggi queste strutture portano ad ogni singola realtà locale?
A.F. Ogni spazio va fatto vivere coinvolgendo tutto ciò che lo circonda. Il MARCA infatti non è solo una prestigiosa sede museale ma vuole essere un luogo di produzione di arte e cultura, all’interno del quale dialogano architettura e design, musica e teatro, cinema e poesia. Proprio per questo lo definisco un centro delle arti, non dell’arte in base ad una differenza non marginale. Si parla al plurale in un contesto dove si possono incontrare esperienze di ogni epoca in una convivenza di stili e di linguaggi. Oltre a questi vantaggi culturali, c’è un ritorno economico-turistico per Catanzaro. L’immagine forte di un polo culturale d’eccellenza da risalto a tutta la realtà nella quale si muove. Per questo motivo il MARCA può agire da “slogan” come un vero e proprio “marchio” di garanzia e qualità, per la promozione delle arti e del turismo locale.
M.M. Sabato 4 aprile verrà inaugurata Reflections, personale dell’americano Alex Katz. Come mai questa scelta?
A.F. Ritengo che Katz, in mostra fino a settembre, sia l’artista che più di molti altri ha influenzato le vicende dell’arte contemporanea nel segno del recupero della pittura figurativa anticipando la Pop Art, dalla quale si scosta per gli intenti, e segnando una rottura con l’espressionismo astratto che nel dopoguerra si poneva come una corrente di provocazione, caratterizzata da una presa di posizione sociale dell’artista. Katz, che si è imposto a metà degli anni ’50, si oppone all’espressionismo astratto in nome della bellezza intesa come purezza formale, come arte che doveva tornare ai contenuti del quadro. La sua è una figurazione rivisitata sulla base dei nuovi elementi formali che, dalla pubblicità alla cartellonistica, si stavano imponendo all’immaginario collettivo.
M.M. Katz anticipò la Pop Art da un punto di vista formale, ma rimase sempre distinto dal movimento di Wharol…
A.F. Se la Pop Art era nata come arte dei “consumi e da consumare”, Katz nei suoi soggetti non segue modelli stereotipati partendo dalla realtà quotidiana, ritraendo ad esempio la moglie o persone qualunque incontrate per strada. Riconobbe elementi iconografici nuovi, presi in prestito dalla moda o dalla cartellonistica. Il suo orientamento è quello di descrivere i fenomeni naturali nel loro farsi come puro evento di un universo in continua mutazione evitando ogni forma di facile illusionismo. E’ l’istante oggettivo della realtà ad imporsi come unico elemento della conoscenza. La sua influenza (oggi ha 82 anni) è evidente in molti contemporanei come Francesco Clemente. Nel catalogo monografico edito da Electa, curato da me e Vincent Katz, presentiamo un’intervista e due colloqui dell’artista proprio con Francesco Clemente e Richard Prince. La mostra intende focalizzare l’attenzione sugli ultimi esiti della sua ricerca presentando una serie di paesaggi e ritratti di grandi dimensioni realizzati specificatamente per il museo. Sono opere che nascono come riflessione nei confronti della pittura dove l’immagine non è descritta direttamente ma si afferma attraverso il suo rispecchiamento in base ad un’indagine che caratterizza tutto il suo percorso. La luce, le ombre e i riflessi, sembrano sviluppare un loro percorso autonomo andando ad incidere l’immagine che si materializza sulla tela. Le sue Reflections sviluppano, in termini fisici, un tema come quello dell’immagine riflessa che ha affascinato l’estetica e la letteratura sin dai tempi di Narciso coinvolgendo grandi maestri come Caravaggio, Tiziano, Velazquez o Monet.
M.M. Dopo Katz, ci sono in programma altri nomi internazionali. Quali?
A.F. Dopo Katz, sarà la volta di Antoni Tàpies (novembre 2009-marzo 2010) e Alessandro Mendini (aprile-settembre 2010). Artisti profondamente differenti ma in grado d’identificare le centralità linguistiche di una realtà in continua trasformazione. Se Katz ci pone di fronte all’inesauribile attualità della pittura mettendo in discussione la nostra percezione, Tàpies s’interroga sul significato dell’oggetto inteso nella sua precarietà immanente, mentre Mendini, artista e designer, grande creatore di immagini, costruisce un modello estetico visionario intorno alle sue creazioni sempre in bilico tra l’autonomia della propria esistenza e la loro funzionalità. Un approccio, insomma, problematico dove l’arte si presenta come sfida permanente al nostro stare al mondo.
M.M. Cosa offre il Marca oltre alle opere dei maestri del dopoguerra?
A.F. La Pinacoteca e la Gipsoteca che ospitano il patrimonio storico e artistico della Provincia di Catanzaro. Dipinti e sculture che abbracciano quattro secoli di storia. La collezione inizia con l’importante tavola del Cinquecento realizzata da Antonello de Saliba per svilupparsi intorno ad una serie di fondamentali testimonianze seicentesche che comprendono, tra l’altro, opere di Battistello Caracciolo, Mattia Preti (era soprannominato il Cavalier Calabrese), Salvator Rosa e Andrea Sacchi. Si passa, poi, attraverso le vicende del Settecento per approdare a figure determinanti nell’evoluzione stilistica dell’Ottocento come Francesco Jerace e Andrea Cefaly.
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Catanzaro, MARCA (via Alessandro Turco 63)
5 aprile-27 settembre 2009
Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30;
Chiuso lunedì Ingresso:3 euro.
Mostra a cura di Alberto Fiz promossa dalla Provincia di Catanzaro – Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della PARC, Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio l’architettura e l’arte contemporanea.
Info: 0961.746797 www.museomarca.com