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MiArt 2018. Le impressioni dalla fiera: Achille Bonito Oliva, Aldo Colella, Alberto Fiz

Achille Bonito Oliva (foto Drago) Achille Bonito Oliva (foto Drago)
Achille Bonito Oliva (foto Drago)
Achille Bonito Oliva (foto Drago)

Achille Bonito Oliva (critico d’arte)

Meglio rispetto all’anno scorso, c’è più limpidezza. Le installazioni sono ben curate e onestamente ho avuto una sensazione di ordine estetico e di meno coesistenza caotica: una presenza di cortocircuiti e rapporti più selezionati. Una buona impressione.

Aldo Colella
Aldo Colella

Aldo Colella (collezionista)

La fiera funziona bene, è bella e di qualità, ci sono pezzi ben scelti. I galleristi hanno tutti opere di prima scelta, molto interessante. La fiera è cresciuta come diceva Achille, è una sorpresa.

Alberto Fiz
Alberto Fiz

Alberto Fiz (giornalista e critico d’arte)

La fiera è molto dinamica, una bella inaugurazione, e molti contenuti. Non è facilissima da girare, forse qualche galleria di troppo. E interessante che si rimetta un po’ tutto in circolo come la ripresa del figurativo, non è più un “monomarca” di Castellani, Fontana e Scheggi ma c’è sicuramente una volontà di uscire da un mercato stanco e bloccato. Le poche personali che ci sono sono davvero di grande qualità, bisogna puntare su dei progetti che hanno senso di carattere curatoriale anche negli spazi delle fiere. Decades e Generation sono ben curate, sicuramente ad oggi è la fiera più forte in Italia, ampiamente superata ArteFiera. L’indirizzo è difficile da stabilire, non si va a cercare un movimento ma più delle personalità forti, c’è un desiderio di cambiare passo nel mercato. Il desiderio dei collezionisti è quello di avere delle proposte nuove, che abbiano però anche una base già affermata, per ridurre il rischio.

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