E’ vero. Nel 2006 l’autore della Nona Ora (scultura in lattice, cera, tessuto, con scarpe in cuoio e pastorale in argento, che rappresenta papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite eseguita nel 1999 battuta da Christie’s nel 2001 per la cifra record di 886 mila dollari, all’epoca equivalenti a due miliardi di lire) è stato il protagonista di un documentario che lo ha visto protagonista della sua morte, con tanto di funerale e annunci dei maggiori telegiornali italiani. Lo stile e il titolo del documentario (È morto Cattelan! Evviva Cattelan!, di Marco Penso e Elena Del Drago) richiamano esplicitamente quello che nel 1983 Massimo Troisi diresse per la RAI (alcuni ammiratori dell’attore napoletano, scomparso nel 1994, hanno rifiutato l’abbinamento). Tuttavia, vivo e vegeto, ha partecipato in anteprima a Milano alla mostra di Palazzo Reale sul Futurismo rispondendo alle domande della giornalista Francesca Bonazzoli per il Corriere della Sera (3 febbraio 2009). In quell’occasione, al quesito sul perché gli artisti non scrivano più manifesti, aveva risposto sputando nel piatto dove lui stesso si è abboffato:
“Dopo il protagonismo delle case d’asta e dei curatori, i cui testi scritti sono stati il sostituto dei manifesti, ora la palla dovrebbe tornare agli artisti. Il dibattito si sposterà sui contenuti e non più sul cartellino del prezzo o su quanti e quali autori ha una galleria. Presto uscirà un manifesto perché è arrivato il momento giusto per prendere posizioni: da troppo tempo gli artisti producono e non dicono”. Un astuto centravanti capace di dire sempre il giusto al momento di giusto. Perdendo di volta in volta le palle che reclama gli vengano passate. Nel corso dell’intervista, aveva manifestato addirittura buon senso quando, parlando del contemporaneo, aveva fatto allusioni al ritorno dei valori ed alle motivazioni forti della fame e della povertà:
“Fino a ieri – aveva dichiarato – l’artista che ci rappresentava tutti era Jeff Koons, con la messa in scena perfetta dei miti dominanti del kitsch, della banalità, del superfluo. Ma adesso i valori stanno ritornando il nuovo punto di riferimento e questa è una delle ragioni della vittoria di Obama. Quando vediamo un terrorista che non esita a farsi saltare in aria siamo costretti a chiederci: saremmo anche noi capaci di farci esplodere per difendere quello che abbiamo? Qualunque cosa creativa verrà da lì, da dove c’è la fame, da dove ci sono le motivazioni. Se c’è uno capace di farsi esplodere, vuoi che non ci sia uno capace di fare altrettanto con l’arte?”
Non c’è più fame e motivazione in Cattelan. E la creatività, quella vera, piange. Che non sia davvero alle prese con un manifesto? Scrivere, tuttavia, non è stato mai il suo forte. Il documentario della sua morte si è avverato. Il vecchio Cattelan è morto. Evviva!Il nuovo lo stiamo ancora aspettando. Ma arriverà mai?
[1] Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io, Mondadori 2007, pag. 102
[2] Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io, Mondadori 2007, pag.103