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Riforma del Mibac e soppressione della Parc

Riforma del Mibac e soppressione della Parc.  La protesta dell’AMACI

FRONTE UNITO DEI MUSEI CONTRO LA RIFORMA IN DIFESA DEL CONTEMPORANEO  


Sandro Bondi
 

La Commissione Cultura del Senato ha espresso parere favorevole al nuovo regolamento di organizzazione del Ministero dei Beni culturali il 20 maggio scorso.

“Ringrazio – ha dichiarato Sandro Bondi – tutti i colleghi senatori della commissione cultura che con le loro osservazioni e pareri hanno dato vita ad un proficuo confronto che ha visto infine l’approvazione del progetto di riforma avviato all’atto del mio insediamento”. La riforma, che prevede come punto fondamentale la creazione di una nuova direzione generaleper la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale italiano, delle aree archeologiche, dei musei, degli archivi, delle biblioteche la cui guida dovrà essere affidata a Mario Resca (attualmente consigliere del ministro) dovrebbe essere quindi approvata in Parlamento per i primi di giugno, in concomitanza con le elezioni europee. Il Consiglio di Stato, che aveva in un primo momento bocciato il testo della riforma a causa di conflitti di competenza presenti nel testo, ha invitato il Ministero ad apportare alcune correzioni.  Numerose questioni sono state chiarite dalle risposte fornite dal Mibac ma il Consiglio di Stato continua a rilevare una serie di elementi che, come ha spiegato Gianfranco Cerasoli, segretario generale Uil Beni e Attività Culturali, comporteranno frizioni e “ lotte intestine” tra la Direzione da affidare a Resca e gli altri Direttori Generali.

“I Magistrati lo hanno rilevato bene, come da parte di Bondi  – ha spiegato Cerasoli – ci sia il tentativo di spogliare nei fatti le funzioni delle altre Direzioni Generali per affidare tutto il ruolo ed il peso specifico a Mario Resca”. 

“Come avevo detto nelle riunioni del Consiglio Superiore questo è un errore che se pur corretto in questa fase produrrà contenziosi e problemi nel funzionamento del Mibac nel corso dei prossimi mesi e anni. ”.

Il testo per la riorganizzazione generale del Ministero  prevede, in un ottica di tagli di spese, finanziamenti e sovrintendenze,  l’unificazione di due direzioni: la Parc (Direzione generale per la qualità e tutela del paesaggio, l’archietettura e l’arte contempornaea) la cui direzione è attualmente affidata a Francesco Prosperetti (direttore del museo Maxxi di Roma) e laDirezione generale per i beni architettonici storico-artistici ed etno-antropologici. Un punto che ha fatto sollevare le proteste dei musei italiani riuniti nell’Amaci (Associazione dei musei d’arte contemporanea italiana), 25 tra le più importanti realtà del contemporaneo. Dal Castello di Rivoli al Centro Luigi Pecci di Prato, dal Maxxi (Museo nazionale della arti del Ventunesimo secolo) al Mart di Rovereto.  

“Nell’economia del nostro Paese, in aperta contraddizione con la crescita del peso specifico dei settori della creatività, la soppressione della PARC provocherebbe una caduta di attenzione rispetto all’arte del nostro tempo, con il conseguente incremento del divario tra l’Italia e gli altri stati europei”. L’associazione, presieduta da Gabriella Belli (direttore del Mart di Rovereto) ha presentato  le sue osservazioni il 19 maggio in un’audizione convocata dalla 7ma Commissione Cultura del Senato per discutere dello schema di riorganizzazione del Mibac.

L’unificazione delle due direzioni, secondo l’Amaci, rischia di provocare “una significativa perdita di efficienza ed economicità da parte del Ministero nei diversi ambiti della tutela del patrimonio culturale e della promozione della cultura della contemporaneità, ora suddivisi tra le due direzioni”. Creatura del cetro-sinistra nata ufficialmente nel novembre 2007 con decreto del presidente della Repubblica, la Parc ha portato alla creazione del Maxxi (Centro per la documentazione e la valorizzazione della arti contemporanee), la cui sede museale, progettata dall’architetto Zaha Hadid, diventerà operativa a fine 2009. AMACI ha quindi proposto alla Commissione del Senato di prevedere un’adeguata separazione tra le funzioni di tutela dei beni culturali, valorizzazione dei beni culturali e promozione della cultura del nostro tempo, mantenendo pertanto attiva la Direzione PARC, per la promozione della qualità del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee.

Nonostante sia nata per promuovere la cultura contemporanea, l’operato della Parc ha raccolto critiche da ogni fronte.  Di un organismo che poteva essere “efficientissimo è che invece è stato disastroso” ha scritto qualche tempo fa sul Riformista, Francesco Bonami. Critico irriverente con l’indubbio pregio di non avere peli sulla lingua. Dal “tira e molla dei fondi ministeriali” alla “vergognosa gestione del Maxxi”, Bonami ha rinfacciato proprio alla Parc una gestione avventata e cialtrona delle acquisizioni d’opere d’arte contemporanea per la collezione del Maxxi che ha portato all’acquisto, ad esempio, di una “Falce e Martello” di Wharol “non di certo fondamentale nella produzione dell’artista e che non ha senso nella collezione di un museo che deve guardare al VentunEsimo secolo, non al Ventesimo”. Se insomma la Parc poteva essere il motore di una vera rinascita contemporanea in Italia, si è invece “accartocciata su sè stessa implodendo sotto il peso dell’incompetenza di onesti funzionari che però si sono rifiutati in modo recidivo di affidarsi al consiglio e alla direzione di veri esperti”.

L’organismo direzionale sarebbe quindi “fallito” nel suo compito istituzionale prima ancora che il ministero ne auspicasse la soppressione? Sta di fatto che l’Amaci ora piange per il futuro dell’arte contemporanea nel nostro Paese. Una cenerentola in Europa per la valorizzazione e la  promozione dell’arte e del proprio immenso patrimonio culturale.

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