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53° Biennale: miasmi lagunari

Riflessione al vetriolo

 

Come era prevedibile con l’avvicinarsi del D-day in laguna l’atmosfera comincia a scaldarsi e le prime pozze di “acqua alta” rilasciano miasmi mefitici, iniziando lentamente, ma progressivamente, ad avvelenare il clima. La prima incursione dei lagunari è una micidiale bordata sparata dall’agile mezzo da sbarco del Venerdì di Repubblica, nella persona di Ludovico Pratesi il quale sostanzialmente dice che gli artisti del padiglione italiano son nessuno, mentre quelli “veri” sono gli invitati da Birnbaum, curatore della Biennale “originale”. Ergo, questi parvenus di B&B, gli artisti “loro” e financo il ministro Bondi nulla hanno a che spartire con il sofisticato, colto e raffinato milieu, unico deputato a rappresentare ed interpretare l’Arte Vera. Ad intorbidire ulteriormente le già naturalmente limacciose acque arriva pure la notizia che esiste una sorta di contro Padiglione italiano a Ca’ Pesaro organizzato dalla Fondazione dei Musei civici veneziani, presieduta da Sandro Parenzo, vice Massimo Cacciari, il Sindaco, già vice presidente della Biennale, con la collaborazione, udite udite, della fondazione Bevilacqua la Masa, presieduta da Angela Vettese, presidente della giuria della Biennale. La mostra dall’ambiguo titolo “Non voltarti adesso/Don’t look now!” è curata da Milovan Farronato. Insomma un vero casino che ovviamente lascia spazio ad interpretazioni complottistiche demo-pluto (e paperino) giudaiche ai danni del governo “fascista” ed ora anche sporcaccione.

Ovviamente non si sono fatte attendere le repliche. La prima dalla penna di Luca Beatrice che dalle pagine di Libero puntualizza piccato le scelte sue e di Beatrice Buscaroli, lamentando giustamente di scontare un pre-giudizio estetico e politico, dimenticando però che con alcune sue, a mio avviso, inopportune dichiarazioni è stato proprio lui a “buttarla” in politica. Poi in un crescendo rossiniano, sempre dalle pagine di Libero, si sono susseguiti una serie di interventi l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, ma non di peso, è di Angelo Crespi (direttore del Domenicale) e consigliere del ministro Bondi. Intervento, quello del direttore Crespi, che si distingue per pacatezza, eleganza e garbo (senza ironia), ma, ahi noi, anche per scarsa lucidità concettuale che denuncia una carente dimestichezza con le ragioni fondanti l’estetica del contemporary, lacuna (o laguna?) questa, che è alla base dei lodevoli ma mal-destri e goffi tentativi di organizzare e promuovere una sorta di conto-cultura di “destra” che non riesce a scrollarsi di dosso un’aria di vecchio polveroso revanscismo esteticamente inspendibile. Circa cosa io pensi sulla Biennale e tutto il resto, chi segue questa “rubrichetta” credo abbia già avuto modo di capirlo. Per i diversamente concentrati o giustamente distratti vi esorterei a spulciare il bel sito che il Ns. Esimio Megadirettore Galattico ogni giorno si sforza, con onore, di “mandare in onda”.

in punta di pennino il Vostro LdR

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