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ALLA RICERCA DELL’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANA

Tutti ne parlano ma nessuno sa bene dov’è. Negli ultimi dieci anni in Italia l’attenzione, la critica e il mercato dell’arte contemporanea hanno incassato un forte colpo di accelerazione. Grazie agli artisti, ai media e alle gallerie il popolo degli appassionati e dei neo-collezionisti ha incrementato a livello esponenziale la propria fertilità, la propria cultura e la propria immaginazione. Sviluppando vertiginosamente il giardino di una nuova passione. Quella per la contemporaneità estetica. Questa moltiplicazione degli sguardi e delle intelligenze può dunque ringraziare pressoché tutti. All’infuori delle pubbliche strutture. La prima considerazione evidente è che lo Stato italiano, i suoi governanti, la classe politica per intero ha sfacciatamente ignorato questo fenomeno…
Scrivevo così due anni or sono, in occasione del lancio del portale www.ArsLife.com . Da allora molte cose sono cambiate. ArsLife sta diventando un giornale on line conosciuto e apprezzato. Nel secondo trimestre del 2009, a meno di due anni dalla nascita, le pagine aperte ogni giorno sono diventate diverse decine di migliaia. Con un tempo medio di lettura, per ciascun visitatore molto alto, di parecchi minuti. Non è soltanto merito nostro. Fonti internazionali hanno accertato che sul web la fame di notizie d’arte è in costante aumento. Ma anche sulla riva (o deriva) dell’arte è cambiato molto. Lo testimonia alla Biennale di Venezia il nuovo “Padiglione Italia” (ritornato -quasi- ai passati allori). E la mostra che ospita, curata da quelli che tutti ormai -dopo un servizio apparso a febbraio proprio sul nostro sito- chiamano con il nomignolo di “B&B”, Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli. L’operazione veneziana ha in sé qualcosa di innovativo e oscurantista nello stesso tempo. Il nuovo consiste nella germogliante attenzione della classe politica nei confronti del terreno artistico. L’aspetto invece poco negoziabile con l’intelligenza coincide con il fatto che questo rinascente interesse cavalca tout court solo appetiti ideologici. La presentazione della mostra al “Padiglione Italia” come espressione di una nuova cultura della destra, contrapposta ai lunghi anni di strapotere della sinistra nel mondo artistico e intellettuale, ci rigetta indietro di settant’anni. E rischia di sommergere nel ridicolo uno spazio giustamente reclamato dall’intellighentia conservatrice che -nel frattempo- si è onorevolmente ritagliata spazi significativi nell’universo culturale italiano. Tutto ciò accade in un periodo storico molto strano e di forti mutamenti per gli orizzonti della Contemporary Artnon solo italiana ma del mondo intero. La débacle finanziaria, il corto circuito che ha fulminato il capitalismo nominalista e la virtualità speculativa post-industriale, stanno inevitabilmente portando con sé nel processo di disintegrazione, anche l’arte contemporanea nata nell’ultimo decennio del secolo scorso ed esplosa nel primo del nuovo. Si potrebbe dire: siccome ogni epoca ha l’arte che si merita, l’implosione del capitalismo cinico e tossico porta con sé nell’inceneritore l’arte tossica che gli era affine. Per spiegare meglio: l’epoca della coincidenza tra “valore monetario” di un’opera e “valore critico” della stessa volge al termine. Che significa in termini pratici tutto ciò? Significa che ci troviamo nel bel mezzo di una “nemesi”, di una turbolenza intellettuale, sul concetto appunto di “valore”. Saremo sempre più costretti a interrogarci sul senso e sul significato di questo termine. Ora, proprio ora, cercare di innestare la corrispondenza tra “valore ideologico” al posto di “valore monetario” e “valore critico” appare come una direzione di una stupidità e obsolescenza senza pari. E’ come se di fronte allapollution, all’inquinamento delle metropoli, qualcuno suggerisse di sostituire le automobili in circolazione, anziché con quelle elettriche o ibride, con esemplari in circolazione negli anni Trenta. Ecco perché da destra o sinistra, su “Libero” o su “Repubblica”, il rischio che corre l’arte contemporanea italiana -agli occhi delle avanguardie intellettuali del mondo- è simile a questo immaginifico e stralunato esempio. Non credo sia quello che serve per stimolare, sviluppare e fertilizzare il campo dell’arte contemporanea nel nostro Paese. La strada da percorrere è invece quella della ricerca. Delle domande e delle risposte, sia critiche che sul fare artistico, intorno al senso e al vero significato di ciò che è possibile definire come linguaggio. Ovviamente dell’arte.

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