PASSATO E PRESENTE A CONFRONTO
Dibattito alla Fondazione Durini sul ruolo del collezionismo privato
fra opere antiche ritrovate e contemporanee da godere
Il giorno 29 settembre si è svolto un interessante incontro fra diverse istituzioni milanesi nelle sale della Fondazione Durini di Via Santa Maria alla Porta a Milano. Occasione è stata la presentazione di un’opera della storica collezione Durini – donata alle Raccolte Civiche del Castello Sforzesco nel 1939 dalla nobile famiglia milanese, rubata e poi ritrovata sul mercato antiquario (l’ Ecce Homo di Giuseppe Discepoli detto lo Zoppo da Lugano), di quattro importanti dipinti del XVI-XVIII secolo riacquisiti alla Fondazione perché di questa un tempo facevano parte e di una piccola personale dello scultore Livio Scarsella (Ghedi, Brescia, 1969) esempio di arte contemporanea dichiaratamente rivolta alle tradizioni della cultura aulica e popolare del medioevo lombardo (e non solo).
La mostra di Scarpella rimarrà aperta sino all’11 ottobre dalle 14 alle 18. Vale la pena una visita per comprendere la scelta curatoriale della Fondazione Durini, decisamente votata, nel campo del contemporaneo, ad un figurativo costituito di citazioni colte e di riferimenti espliciti al passato, al retaggio delle arti decorative del norditalia, alla scuola di maniera e alla sua rielaborazione in chiave contemporanea.
Aldilà del pretesto, l’incontro programmato con diversi moderatori (Giulio Durini, artista e presidente della Fondazione; Alessandro Porro, Amministratore Delegato della Casa d’Aste Porro & C.; Maria Teresa Fiorio, ex Sovrintendente ai Beni Artistici e Storici di Milano ed ex Direttore dei Civici Musei milanesi, ora consulente artistico della Fondazione Durini) si preannunciava coinvolgente per l’incipit interlocutorio relativo alle vicende del collezionismo milanese nel passato e oggi.
Una storia che, negli ultimi venti anni, Milano ha visto depauperarsi in termini di contatto diretto e di relazione stretta fra pubblico e privato (un segno fortemente distintivo del tessuto sociale del capoluogo lombardo), sino a perdere, a causa di sfortunati episodi in particolare relativi alle acquisizioni più o meno fortunose delle collezioni storiche del ‘900, quell’ humus fertilissimo da cui la cultura milanese aveva sempre tratto il proprio sostentamento.
Milano oggi è priva di Istituti fondamentali come un Museo di arte moderna degno della propria tradizione (il Museo del ‘900 all’Arengario nascerà – quando sarà – già con vistosi limiti espositivi, per volontà stessa delle Soprintendenze) e di un Museo di arte contemporanea (il progettato museo libeskindiano, presentato con gran clamore, ma, poiché legato alle disgraziate vicende dell’EXPO 2015, in forse sin da ora).
La sensazione, sentiti gli autorevoli interventi, è di una diffusa rassegnazione: per le occasioni anche recentemente perdute con eventi che dovevano pretendere la centralità di Milano mentre se la sono vista sfuggire a favore di altre realtà più forti politicamente (penso alle manifestazioni in occasione del Centenario del Futurismo), per la burocrazia estenuante e congelante, per l’indebolimento di autorità e di potere contrattuale della Città nei confronti del pubblico più vasto ma anche di quello di più specialistico, per la perdita di identità e di ruolo propositivo che sino a non molto tempo fa ancora aveva l’importante rete cittadina di gallerie di arte moderna e contemporanea.
Il ruolo del collezionismo milanese, quello colto, attento e indifferente alle mode, va da sé, in questo contesto è quasi azzerato. La sfiducia per le poche e poco qualificanti occasioni ad esso riservate, spesso relegate alla mera richiesta di prestiti (richiesta che a volte diviene pretesa senza riguardo per le più banali regole di relazione), diviene palese e determina negli ultimi anni un profondo scollamento fra istituzioni e cittadino. Solo le Fondazioni milanesi, Enti che comunque accollano al Privato ogni onere amministrativo e gestionale a fronte di una rigida supervisione pubblica, riescono a sopperire a questo iato, a volte con risultati eccellenti (penso alla Fondazione Mazzotta o alla Fondazione Pomodoro), premiati da visitatori attenti e grati della loro esistenza, successi costati spesso più di quanto si dovesse pretendere.
Qual è la strada da imboccare per la svolta, richiesta da più parti? Qual è il ruolo di tutti gli antagonisti (funzionari e privati cittadini, che siano mercanti d’arte, collezionisti o semplice pubblico pagante)? Non è ancora chiaro a nessuno, né – naturalmente – è possibile individuare la soluzione in questo incontro informale e aperto.
Ma – temo – la corriera sta per essere definitivamente perduta. La deriva, che non è genericamente dei “tempi moderni”, perché ben diversa è la situazione a Roma o a Napoli, è in corso da lunga pezza. La colpa principale è attribuibile a chi deve educare, ossia l’Istituzione pubblica, non a chi si sostiene aver perso quell’antica sensibilità culturale, unica in tutt’Italia per ampiezza di vedute e raffinatezza di scelte.
E’ il Museo pubblico, depositario di straordinarie ricchezze, che deve invogliare, che deve saper dialogare con il proprio interlocutore. Se quest’ultimo non trova pane, si rivolgerà ad altre tavole, perdendo in breve il suo palato da gourmet e abituandosi al fast-food.
LIVIO SCARPELLA, Senza sangue 1, 2008, terracotta policroma
Informazioni utili:
FONDAZIONE DURINI – Passato e Presente
FONDAZIONE DURINI
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+39 028053029 , +39 0286467626 (fax)
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www.fondazionedurini.co
dal 29 settembre al 11 ottobre 2009
orario: tutti i giorni dalle 14 alle18
Presentazione: martedì 29 settembre 2009 ore 12.00
In Mostra:
Artisti ritrovati: Giuseppe Discepoli detto lo Zoppo da Lugano, Antonio Lucini, Carlo Francesco Nuvolone, Paolo Pagani, Giovanni Pietro Rizzoli detto il Gianpietrino, Ercole Procaccini, Arcangelo Resani, Giuseppe Vermiglio, Jacob-Ferdinand Voet.
Artisti del presente: Livio Scarpella, Giulio Durini