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Sgarbi biennalieri

La nomina è certa, a meno di un “rebaltòn”. Mai come nella 53a e nella futura 54a edizione della Biennale di Venezia il Ministero della Cultura fu così limpido e pervicace nel decretare un indirizzo culturale per il Padiglione Italia. Nell’edizione passata, il duo B&B (soprattutto uno dei due B) si scapicollocò sin troppo a difesa della propria militanza in una non meglio qualificabile critica “di destra”, nella prossima avremo un curatore che fu più volte parlamentare, assessore e sindaco nelle file della medesima sponda politica. La questione, però, non è il colore, ma il valore. Se tutto, come sembra, si risolverà nel solito groviglio di polemiche per uno storico dell’arte antica che è più in TV che a Salemi (peccato! Non era male lo Sgarbi convertito a buon samaritano; ma, si sa il lupo perde il pelo…), ho una proposta. Fra due anni Sgarbi, fra quattro Daverio, fra sei Angela (padre o figlio: saranno entrambi sulla cresta dell’onda). Dulcis in fundo, voglio, fortemente voglio alla regia del Padiglione tricolore la professionalità inattaccabile della pimpante Maria De Filippi, che, circonfusa di empirei postini, queruli tronisti e danzatori frignanti, in un happening rigorosamente in diretta, dispenserà alle vernici perle di saggezza per coloro che non riusciranno a digerire gli “svarioni” dei curatori da palinsesto.

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