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Dalla scena al dipinto. Il teatro in pittura al MART di Rovereto

Edgar Degas - L’orchestra dell’Opéra, c.1870

UT PICTURA THEATRUM 

VA IN SCENA LA PITTURA
VA IN MOSTRA IL TEATRO 

Edgar Degas – L’orchestra dell’Opéra, c.1870
    

Dal 6 febbraio al 23 maggio 2010, Mart – Rovereto

L’arte spalanca il sipario del teatro: lo spettacolo e la scena animano il palcoscenico dell’arte.

Dal 6 febbraio al 23 maggio 2010 al MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, si terrà la mostra “Dalla scena al dipinto. La magia del teatro nella pittura dell’Ottocento. Da David a Delacroix, da Füssli a Degas”.

“Tutto negli spettacoli contribuisce all’istruzione del pittore: le idee, le immagini e le passioni espresse dalla poesia e dai gesti dei grandi attori, le posture, gli atteggiamenti, la nobiltà e la grazia del balletto e dei danzatori” (Antoine Coypel)

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArstLife)

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Les Enfants du Paradis” (“Gli amanti perduti”): questo sarebbe dovuto essere il titolo dell’esposizione tratto dal film capolavoro di Marcel Carné con la collaborazione di Jacques Prévert: l’idea del bello come esperienza collettiva e cronaca di emozioni condivise.Gesamtkunstwerk: l’abbraccio e la sintesi delle arti dell’ “opera totale” di Wagner.

“Dalla Scena al dipinto”, questo molto più semplicemente il titolo della mostra, si propone di mettere in luce il rapporto complesso e reciprocamente fecondo tra teatro e pittura dalla fine del Settecento ai primi del Novecento, dalla pittura accademica di David e il “classicismo perverso” e allucinato di Fussli – il piu alto interprete del teatro shakesperiano, onirico e visionario – fino al tramonto del simbolismo, per giungere alla smaterializzazione dello spazio scenico voluta da Appia e Craig.

Duecento opere tra dipinti, disegni e modelli di scenografie di artisti ispirati e affascinati dalla magia del teatro che hanno impresso nelle loro opere le suggestioni della letteratura, delle tragedie e dei melodrammi del tempo: i gesti, i costumi, le prospettive sceniche e le ambientazioni scenografiche dalla prospettiva illusionistica di quel mondo riportate entro i limiti della tela.

“Se, quando si dipinge un quadro, si presuppone la presenza di spettatori, tutto è perduto” (D.Diderot)

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

Un continuo dialogo fra teatro e pittura. Il concetto e l’evoluzione dello spazio scenico per raccontare lo sviluppo pittorico verso la modernità, oltre un secolo e mezzo di arte europea dominata dal demone del palcoscenico e la passione per il teatro.

Ancora una volta il MART grazie ad una politica culturale ambiziosa diventa uno dei poli di riferimento dell’arte moderna e contemporanea a livello europeo: un percorso completo “dalla scena al dipinto”, un grande numero di capolavori dai maggiori musei d’Europa e un allestimento elegante curato da Hubert Le Gall.

L’Ottocento domina la scena della mostra: dai grandi protagonisti del Romanticismo, Delaroche, Delacroix, Cabanel, Hayez, Ingres, culminando nella “rivoluzionaria” sala della danza di Degas, centro nevralgico dell’esposizione. La visione di Degas stravolge la retorica della maniera classica abolendo il punto di vista centrale-frontale “giocando” con la scena teatrale. Da qui in poi la pittura va definendo il suo cammino verso la modernità, il passaggio tra realismo e impressionismo (Daumier, Toulose Lautrec), la pittura simbolista “wagneriana” (l’ideale unità delle arti) Fantin Latour e Moreau, fino alla smaterializzazione del teatro alle soglie del Ventesimo secolo, l’astrazione della visione: “dare l’illusione della realtà è la negazione dell’arte” scriveva Appia. E qui cala il sipario.

“Gli attori che noi mettiamo in scena non hanno altri linguaggi se non la gestualità e la mimica del volto. Nel parlare, non esiste uomo che non riesca facilmente a far comprendere fino a che punto è combattuto da sentimenti contrari. Ma sarà il capolavoro di un muto riuscire, in un caso analogo, a comunicarci i moti opposti che lo agitano” (D. Diderot)

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)

SEZIONI DELLA MOSTRA

Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)
Dalla scena al dipinto (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)


Il Neoclassicismo

Il percorso cronologico prende avvio da alcuni capolavori di Jacques-Louis David e Anne-Louis Girodet, opere dipinte in un momento in cui, nella Francia del secolo dei Lumi e della Rivoluzione, al teatro e alla pittura è affidato un nuovo ruolo educativo, che supera la pura narrazione del fatto storico.

Per molti protagonisti della pittura neoclassica il rapporto con il teatro è andato ben oltre l’ispirazione. L’attore Talma, il maggior talento scenico del suo tempo, nel realizzare i propri costumi di scena s’ispirava alle creazioni di David, che a sua volta erano riprese da modelli dell’antica Roma. In opere come il Giuramento degli Orazi, (1786) il linguaggio “frontale”, fortemente “scenico” di David, suggerisce esplicitamente modelli di virtù morale come esempio per la nuova Repubblica.

Il Romanticismo

Se Jacques-Louis David e gli artisti della sua epoca evocano i gloriosi eventi del passato, i romantici rappresentano le passioni più private: le opere di Paul Delaroche e Jean-Auguste-Dominique Ingres, sono dei veri e propri drammi “messi in scena” sulla tela.
A partire dal XVIII secolo gli scritti di William Shakespeare stimolano l’immaginazione di numerosi artisti. Un importante nucleo di opere, qui riunite per la prima volta, illustrano straordinarie letture dei drammi shakespeariani dipinte da artisti quali Füssli, Delacroix, Chassérieau e Sargent. L’“innamoramento” per il grande drammaturgo inglese farà parte della sensibilità romantica, già in nuce nell’opera di Johann Heinrich Füssli, il maggior interprete dell’opera di Shakespeare in pittura.

É stato, infatti, il suo genio artistico a cogliere e rendere visibile il lato “oscuro” di tragedie come Macbeth e Amleto. Da questo punto di vista l’influenza di Füssli sulla pittura successiva è stata enorme, e la mostra lo evidenzia con il monumentale dipinto Lear caccia Cordelia (c. 1784–1790), che lascia per la prima volta la sede dell’Art Gallery of Ontario di Toronto.

Il pittore svizzero, con la sua interpretazione visionaria dei drammi di Shakespeare, ha anticipato non soltanto il romanticismo “noir”, ma anche il simbolismo e per certi aspetti anche l’espressionismo tedesco dei primi anni del ‘900.

Verso la fine del XIX secolo l’infatuazione per l’opera di Shakespeare si affievolisce e anche la pittura storica di impronta accademica vive la sua ultima stagione, trovando però ancora espressioni di alto livello come nell’opera Paolo e Francesca (1870) di Alexandre Cabanel, in cui gli amanti sono raffigurati morti, espediente che rende inattuali quelle riflessioni morali e filosofiche che il soggetto aveva nel passato messo in campo. Ancora più radicale è un’altra tela sempre dedicata a Paolo e Francesca, dipinta da Gaetano Previati nel 1887, che trasforma la morte dei due personaggi danteschi “in uno squallido fatto di cronaca”(Guy Cogeval).

In Italia, l’opera di Francesco Hayez, ampiamente rappresentata in mostra, costituisce uno degli esempi più interessanti della relazione tra arte e teatro in età romantica: oltre ad aver collaborato agli allestimenti scenici del Teatro della Scala, Hayez riprende nei suoi dipinti modi e temi del grande melodramma italiano, in particolare delle opere di Giuseppe Verdi.

Degas e il realismo

Il percorso della mostra procede con la rivoluzione “realista” di Honoré Daumier e Edgar Degas, per i quali la scena teatrale perde il suo ruolo predominante all’interno della rappresentazione pittorica, in favore di una complessità narrativa che si avvale di altri protagonisti. Degas non esita a far entrare nei suoi dipinti l’orchestra e gli spettatori, riducendo così lo spettacolo ad un semplice pretesto decorativo. Con Degas, infatti, il confine della tela ignora completamente il confine della scena e il gesto pittorico si esprime liberamente rifiutando la gerarchia dello spazio.

Il teatro esiste ancora come soggetto d’ispirazione, ma il suo passaggio da elemento centrale a dettaglio segna una vera e propria rivoluzione del linguaggio pittorico: Degas diventa così uno degli artisti chiave della mostra. In opere come L’orchestra dell’Opéra (circa 1870), alla drammaturgia si sostituisce la coreografia. “In qualche misura – scrive Guy Cogeval – è tracciata una linea che collega il particolare impressionismo di Degas, fatto di casualità e di istantaneità, alla rivoluzione dei Ballets Russes intorno al 1910, che metterà la danza al centro della creatività d’avanguardia.”

Il Simbolismo

L’ultima parte della mostra ci porta all’alba del ‘900, quando il rapporto con la sperimentazione teatrale d’avanguardia conduce gli artisti alle soglie dell’astrazione.

E’ una rivoluzione anticipata già alla metà dell’Ottocento da un artista come Richard Wagner con il suo progetto di opera d’arte totale. Di soggetto wagneriano sono, ad esempio, le tele e le litografie di Henri Fantin-Latour ed Odilon Redon, chiaramente ispirate dal sogno di una fusione tra le arti.

Nella pittura simbolista si mescolano mito e realtà: nell’opera L’attore Josef Lewinsky nel ruolo di Carlos in Clavigo, (1895), Gustav Klimt, rinnovando totalmente il genere del “ritratto”, va oltre alla semplice rappresentazione della realtà, creando uno spazio magico in cui raffigurare il suo personaggio. La generazione degli artisti simbolisti ed in particolare i pittori Nabis, partecipano al teatro sperimentale del tempo: Édouard Vuillard, Maurice Denis abbandonano, infatti, gli aspetti più narrativi a favore di una maggiore sintesi della visione, ed è naturale per loro farsi coinvolgere nelle compagnie teatrali d’avanguardia impegnate in un’analoga evoluzione. É il caso ad esempio di Vuillard, che lavora con il Théâtre d’Art di Paul Fort, ed è tra i fondatori del Théâtre de l’Oeuvre di Lugné-Poe.

L’arte dei Nabis fiorisce in un momento di forte trasformazione, che anticipa quelle collaborazioni strettissime tra pittori e scenografi testimoniate, come più sopra si è accennato, nella mostra “La Danza delle Avanguardie”. Dalla “visione sintetica” di Vuillard – esemplare in questo senso è il dipinto Le donne in giardino (1891) – si arriva infine alle ricerche estreme degli scenografi Adolphe Appia ed Edward Gordon Craig, grandi innovatori del teatro, che rivoluzionano l’intreccio tra pittura, architettura e scenografia. Adolphe Appia, in particolare, immagina uno spazio scenico in cui l’attore è un tutt’uno con la “scenografia spirituale”, che allude alla realtà attraverso fondali stilizzati.

L’epilogo della mostra sta proprio qui, nella rivelazione di quell’estrema tensione verso l’astrazione, che sarà uno dei destini più innovativi e radicali della pittura europea del XX secolo.

 

INFORMAZIONI UTILI
Dalla scena al dipinto.La magia del teatro nella pittura dell’Ottocento.
Da David a Delacroix, da Füssli a Degas
A cura di Guy Cogeval e Beatrice Avanzi
Mart, Rovereto – Corso Bettini 43
dal 6 febbraio 2010 al 23 maggio 2010
Orari: mar. – dom. 10.00 – 18.00, ven. 10.00 – 21.00
lunedì chiuso

Biglietti
intero: euro 10
ridotto: euro 7
gratuito fino a 18 anni e sopra i 65
scolaresche: euro 1 per studente
biglietto famiglia (valido per tutti i componenti di un nucleo famigliare): euro 20 
gratuito per gli Amici del Museo
Catalogo: Skira Editore, Milano

 


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