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Pulchritudo/Turpitudo

Turpitudo, inis, f., 1) bruttezza, deformità, Cic.; 2) in senso morale, turpitudine, vergogna, disonestà, indecenza, infamia, disonoreturpitudinis fugiendae causa, per evitare il disonore, Cic.; esse turpitudini, esser di vergogna, Nep.; num tantum mali turpitudo ista habebatquantum ille cruciatus?, forse che codesta disonestà poteva procurare tanto male quanto quei tormenti?, Cic.; turpitudinem fugae delere, cancellare l’onta della fuga, Caes.; turpitudo ingenii, sconcezza del carattere, Vell.; per turpitudinem, vergognosamente, Sall.
[L. CASTIGLIONI – S. MARIOTTI, IL. Vocabolario della Lingua Latina, Loescher, Torino, XIV ristampa corretta: aprile 1975, p.1521, sub uocem]
In Italia, soprattutto a partire dal 31 marzo 2011.
Joel-Peter Witkin ammalia e destabilizza: i suoi scatti dimostrano che Bellezza è presente in ogni creatura anche difforme dalla cosiddetta norma, che vuole il termine accomunato a perifrasi quali “proporzione perfetta”, “canone estetico universale”, et similia. In ciò egli persegue il dettato platonico e aristotelico che prospetta identità fra Bello e Vero.
Ma, nella vulgata, il “difforme” in Natura è raramente avvertito come espressione di Verità o, tantomeno, di Bellezza. L’idea materialistica occidentale di Bellezza dopo Kant (per cui il Bello in Natura è il Sublime e il Bello universalmente riconosciuto è relativo all’opera d’arte) scopre la terribilità del Sublime, che impone alle nostre coscienze di ammettere come la percezione umana sia fallace, non potendosi ascrivere volontà deterministica all’operato della Natura.
Per le modelle e i modelli di Witkin chi (ap)plaude alla loro Bellezza è, in primo luogo, l’Artista e, in seconda istanza, il Pubblico.
Soprattutto in Italia, a partire dal 31 marzo 2011.

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