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Sgarbi? Francamente me ne infischio!

Riflessione al vetriolo
Probabilmente non ci sarà serata di Gala(n) per Vittorio Sgarbi alla vernice dell’imminente ed incombente prossima Biennale di Venezia. Se il bel Vittorio seguirà il suo orgoglio e manterrà i propositi annunciati alla vigilia del riesame della sua candidatura a soprintendente del Polo Museale speciale di Venezia, il cui esito negativo è stato diramato da un secco e burocratico comunicato del Mibac, lascerà anche la direzione del Padiglione Italiano, considerando l’incarico strettamente correlato e progettualmente indissolubile dal più vasto disegno che prevedeva appunto la somma delle cariche, lasciando in gondola la Biennale e tutti quei poveri e numerosissimi artisti ed i loro dotti tutor, ai quali stava regalando i famosi 15 minuti di notorietà, che potrebbero trasformarsi in un brutto quarto d’ora.Mentre redigiamo il nostro compitino non sappiamo quale piega prenderanno gli eventi, se il tavolo verrà rovesciato e tutto andrà a carte e quarantotto, ma che la nomina del Vate sarebbe stata foriera di guai innumerevoli, immodestamente, lo avevamo previsto nel pezzullo:Sgarbi un visone in biennale.

Da quel poco che se ne sa (sul sito ufficiale della Biennale il nostro Padiglione è l’unico a non dichiarare ancora i nomi degli artisti invitati), l’intento di V.S. è una sorta di progetto bulimico-dadaista che coinvolge, sembra, duecento intellettuali (scrittori, giornalisti, direttori d’orchestra ecc..) in veste di “garanti” di altrettanti artisti che sarebbero, questi, rappresentati nel padiglione italiano vero e proprio. Esisterebbe anche una lista, non si sa quanto attendibile, visto che molti hanno saggiamente declinato l’invito e altri hanno desistito strada facendo, uno per tutti Luigi Serafini, grande amico e protégé di Sgarbi, che alla fine ha gettato la spugna e forse anche la lunga amicizia con il Nostro. A tutto ciò, a mo’ di tracimante blob, si debbono aggiungere innumerevoli “Biennali” situate lungo l’italico stivale, regione per regione, sorta di censimento anagrafico e territoriale. Un democratico cono di luce per molti, altrimenti destinati al dimenticatoio o all’anonimato. Una curiosità: a chi ne avesse voglia consiglio di andare a spulciare quanti artisti italiani sono acquattati in padiglioni di paesi periferici…

Se proprio ce ne fosse stato bisogno, il Julien Sorel della Romagna ha confermato le sue doti di eclettico funambolo della parola e di pessimo organizzatore, incapace di sviluppare un qualsivoglia progetto che preveda la necessità di coordinare e utilizzare un numero di persone superiore alle solite groupies che si trascina come trolleys e di qualche infelice assistente sballottato a tutte le ore del giorno e soprattutto della notte.
Dunque che fare, che dire ora? Mah! Unirsi al coro degli indignati perenni e degli odiatori professionali? No! Forse la cosa migliore ce la suggerisce Rhett Butler che a una  piagnucolosaRossella O’Hara disse: “francamente me ne infischio!”

in punta di pennino
il Vostro LdR

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