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Paolo Grassi. Una biografia tra teatro, cultura e società

Paolo Grassi nel suo ufficio al Piccolo Teatro, anni Cinquanta (immagine inedita, Archivio del Piccolo Teatro)
Paolo Grassi nel suo ufficio al Piccolo Teatro, anni Cinquanta (immagine inedita, Archivio del Piccolo Teatro)
Disse Paolo Grassi quando seppe i commenti critici che Giorgio Strehler riservò alla sua direzione solitaria del Piccolo Teatro (Strehler si assentò dal Piccolo dal 1968 al 1972, e Grassi rimase solo a dirigerlo, per poi andare alla Scala dal 1972 al ’76 e, infine, passare alla Rai dal 1977 al 1980):

“Non si deve mai polemizzare con un grande artista. Se la rottura si verifica tra organizzatore e artista, l’organizzatore, l’operatore, non deve renderla pubblica. Deve accettarla perché, comunque, tutti noi non dobbiamo mai cessare di esprimere all’artista la gratitudine per quello che ci sa offrire”.

Paolo Grassi fu un vero professionista, un “grande uomo di cultura, di spettacolo” come lo definisce Carlo Fontana che ha curato il volume, appena uscito, “Paolo Grassi, una biografia tra teatro, cultura e società” (Skira editore, 2011, Milano, 230 pp).
Attraverso gli interventi critici di Alberto Bentoglio, professore di Storia del Teatro e Organizzazione ed economia dello spettacolo alla Statale di Milano, Paola Merli, Lecturer in Cultural Studies al Dipartimento di Culture, Film and Media della University of Nottingham, e Stefano Rolando, docente di Politiche pubbliche per le comunicazioni e Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università Iulm, si dipinge un ritratto completo della figura di Paolo Grassi e della portata innovativa che il suo modo, così aperto, così “pubblico” di concepire lo spettacolo ha comportato fino ai nostri giorni.
Certo, in parte forse Grassi fu un “regista mancato” (lui stesso scrive “non so se sarò un giorno un regista”), ma, a ben vedere, non è utile considerare l’insuccesso che generalmente ottennero le sue regie teatrali: la forza di Paolo Grassi sta nell’aver contribuito in gran parte alla creazione di una nuova figura professionale, quale quella dell'”operatore culturale”.
A partire dalla creazione, nel 1947, con Giorgio Strehler, del primo teatro pubblico d’Italia, il Piccolo Teatro, passando per il suo tentativo di portare il teatro anche nell’hinterland milanese (negli anni Settanta nasce il teatro di Quartiere, in varie teatri nella periferia milanese), come le iniziative che adottò per ampliare anche il pubblico della Scala durante il periodo della sua sovrintendenza, e l’esperienza in Rai “che si consuma rapidamente e con grandi amarezze” scrive Carlo Fontana, perché “credo che la causa principale vada ricercata nel rapporto con la politica.
A Roma, Grassi ne incontra il ‘lato oscuro’, quella che sprezzantemente definiva ‘sottopolitica’”. E che irrimediabilmente si scontrava con il suo ideale di cultura, alto e funzionale, di valore e accessibile a tutti nello stesso tempo.
Paolo Grassi. Una biografia tra teatro, cultura e società
a cura di Carlo Fontana
Saggi di Alberto Bentoglio, Paola Merli, Stefano Rolando
Skira editore
Milano
2011
248 pp
29 euro

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