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Intervista a Fiorella Minervino


L’arte instaura sempre un dialogo, tra l’opera e il visitatore, tra l’opera e il contesto in cui è esposta, tra le opere stesse. Nel XXI secolo, poi, questo elemento dialogico si è accentuato notevolmente (si pensi al coinvolgimento, anche percettivo, di sensazioni dirette, che comportano un’ installazione, da attraversare, o la performance). Soprattutto in questo senso appare di grandissimo coraggio e qualità il primo esperimento che il Museo Poldi Pezzoli di Milano ha mosso nel campo dell’arte contemporanea. La collezione riunita da Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879), che dedicò tutta la vita al progetto di allestire e decorare il palazzo di famiglia con una superba raccolta d’arte, che comprende dipinti dal XIV al XVIII secolo e oreficerie, vetri veneziani, porcellane e un’armeria intera, quindi arazzi, mobili, tappeti e oggetti archeologici, si apre alla creazione di opere di un artista contemporaneo quale Omar Galliani. All’ artista emiliano (1954), anche professore di pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, è stato proposto di scegliere all’interno del Museo un numero di tre opere e di crearne una reinterpretazione. Galliani, dopo un lungo studio preventivo, ha scelto di entrare in relazione con l’ ”Imago Pietatis” di Bellini, il “Compianto sul Cristo morto” di Botticelli e il “Ritratto di dama” di Pollaiolo. L’esposizione prevede il confronto diretto dell’opera di Galliani con l’originale cui si è ispirato, tranne per il “Ritratto di dama” di Pollaiolo che si trova a Berlino in prestito per la mostra sul Ritratto Italiano.

 

Omar Galliani, "S/velare Giovanni", matita più carboncino più pigmenti e tempera su tavola di pioppo, 254 x 368 cm (dittico)

 

Un gruppo di intellettuali quali Annalisa Zanni, direttore del Museo Poldi Pezzoli, lei, ovvero Fiorella Minervino e Loran Hegyi, che costituite il Comitato scientifico del museo, e Mario Botta, architetto che ha curato l’allestimento della mostra, vi siete stretti intorno a Omar Galliani  gli avete proposto un lavoro di grande concentrazione e profondità, quale quello di reinterpretare a modo suo tre capolavori rinascimentali. Da cosa nasce quest’idea? e perché scegliere come artista  proprio Galliani?
Con questo progetto vogliamo anzitutto lanciare un messaggio ai giovani, perché riflettano sul passato e capiscano che proprio da lì si può partire per costruire il presente: Galliani è un artista contemporaneo che lavora in senso di continuità col passato. E’ specializzato in tecniche antiche, usa il legno (di pioppo) per lavorare, che è uno dei materiali più complicati. Allo stesso tempo, però, è un artista completo, sperimenta anche tecniche innovative e la sua produzione comprende anche la videoarte. Insomma, si è sempre occupato di pensare al passato riproponendolo, e questo può essere un segno d’ispirazione e di coinvolgimento per molti giovani: speriamo di affascinare, coinvolgere il pubblico italiano, e non solo, alla nostra pittura.

Come si è svolto il lavoro di Galliani? come lo avete seguito voi, ovvero lei, Fiorella Minervino, con Annalisa Zanni, Loran Hegyi e Mario Botta?
Tutto è partito due anni fa, anzitutto gli abbiamo chiesto di scegliere le opere su cui lavorare. Lui è stato nel Museo per giorni prima di compiere la sua scelta. E’ poi andato in Emilia e lì ha lavorato. Ha creato tantissimi disegni preparatori, che non abbiamo però voluto esporre: è una mostra che deve stimolare la riflessione, deve indurre a stare nel museo a lungo, concentrarsi sugli elementi proposti. Non deve schiacciare il visitatore, angosciandolo già in partenza all’idea di dover visitare tantissime sale. Con Botta, Annalisa Zanni e Hegyi, quindi, il lavoro è stato quello di accompagnare Galliani nella sua riflessione, e di proporla poi come tale anche al pubblico.

Quali sono i temi che Galliani affronta nelle sue reinterpretazioni?
E’ un esperto di alchimia, che nel Rinascimento era ritenuta una scienza. Ecco che, infatti, nelle sue interpretazioni si trovano innumerevoli segni alchemici: il tema del doppio, della donna-uomo, destra-sinistra, i quadri divisi a metà. L’alchimia, poi, era allora ritenuta una scienza che si avvaleva di molte discipline, ma la cui aspirazione finale era arrivare alla perfezione: quindi la congiunzione degli opposti. Ecco perché il tema del doppio è tanto importante in Galliani. Il colibrì, presente in ogni opera della mostra, rappresenta l’anello di congiunzione, l’unione tra il mondo fisico e quello spirituale. In pratica ogni tela ha una parte “figurativa”, che richiama il quadro a cui s’ispira, e una “astratta”, di simboli e significati. Il colibrì è il contatto tra mondo fisico e spirituale.

Qual è il ruolo del Museo oggi?
In un momento di crisi come questo il Museo deve diventare quantomai un luogo di proposta, di dibattito e non solo di conservazione: bisogna avere coraggio e aprirsi, coinvolgere e rivolgersi anche ad un pubblico giovane, quindi fare progetti e creare occasioni di dibattito, come infatti questa mostra si pone.

 

Bellini, Botticelli, Pollaiolo- Capolavori s/velati da Omar Galliani

Curatore: Lorand Hegyi
16 settembre-23 ottobre 2011
Milano

 

Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12
www.poldipezzoli.it

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