Flavio Caroli è ordinario di Storia dell’Arte moderna presso il Politecnico di Milano e risale allo scorso gennaio la sua nomina di Presidente della Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ‘’Silvio Zanella’’ che gestisce il MAGA – Museo Arte Gallarate, in successione ad Angelo Crespi, che sta portando a termine il suo incarico. Tra le diverse mostre e rassegne d’arte che Caroli ha curato, dal 1997 al 2004 è stato responsabile scientifico delle attività espositive di Palazzo Reale di Milano. Inoltre ha collaborato alle pagine culturali di numerose pubblicazioni tra cui il “Corriere della Sera” o il “Sole 24 ore” e dal 2010 cura una rubrica di storia dell’arte nella trasmissione di Raitre “Che tempo che fa”. I suoi approfondimenti sulla Fisionomica nella storia dell’arte lo hanno portato ad interessanti teorie sul legame intrinseco, o comunque sempre parallelo, tra lo studio della rappresentazione del corpo umano e la psicologia. “La storia della Fisionomica è strettamente parallela, talora intersecata, spesso coincidente con la storia della Psicologia”, scrive nel suo ultimo libro dal titolo, appunto, “Storia della Fisionomica. Arte e psicologia da Leonardo a Freud” (Electa, 286 pp, Verona, 2012, 19.90 euro). Caroli è quasi disarmante per la sua schiettezza, preparazione e sincerità, e fin da subito specifica il suo compito per il Maga: “mettiamo in chiaro che io sono Presidente, non Direttore”. Quindi un ruolo quasi più teorico, filosofico, che pratico. Fornire anzitutto le priorità, le basi di un programma di gestione di una struttura come può essere quella del Maga.
Qual è oggi il ruolo di un museo e come il Maga lo assolverà? Come imposterà la sua presidenza?
E’ un momento storico sociale certamente in cui si stanno verificando grandi cambiamenti. C’è crisi. E questo può comportare l’assunzione di diversi atteggiamenti nei modi di porsi quando si pensa a come gestire un museo. O si organizzano mostre “Block Buster”, cioè che sostanzialmente cercano di fare clamore, grossi numeri e nomi, oppure si va nella direzione esattamente opposta: si punta sulla qualità e la serietà dei contenuti. E’ una scommessa, ed è ciò a cui miro anch’io: attirare le persone per l’attendibilità di ciò che si organizzerà qui al Maga e l’interesse degli approfondimenti che decideremo di fare. Ad esempio, la prima mostra durante la mia presidenza sarà di Emile Bernard, che con Van Gogh e Gaughin formano un trio di fondamentale importanza per il neo-impressionismo, in particolare il rapporto che si stabilì tra Bernard e Gauguin.
Essere a Gallarate e non a Milano può in qualche modo diventare una complicazione per portare un gran numero di persone e non solo quelli veramente appassionati a vedere il museo? Bastano poche decine di km dalla metropoli per abbassare l’attenzione? Come ci si deve comportare quindi?
Be’, certo che bastano pochi km dal centro della città per abbassare il numero dei visitatori potenziali ad un museo. A Milano poi! Spesso si dice che anche il Castello Sforzesco è lontano. Si sa che è così: è difficile che i milanesi o comunque chi è in città si sposti. Ma con ciò, non cambio idea: no alle mostre “Block Buster” per attirare l’attenzione e cercare si coinvolgere le persone. La cosa su cui davvero voglio puntare, ripeto, è la qualità: spero che sarà questo a suscitare interesse e a far spostare la gente. Il fatto che qui si organizzano mostre valide davvero.
In un tempo di difficoltà economiche, di crisi, che importanza e ruolo ha l’arte sia per gli artisti che per il pubblico?
La cultura ha un ruolo di grande importanza sempre ovviamente, ma nei momenti di crisi diventa fondamentale, sia per gli artisti che per chi va a vedere l’arte. Con pochi soldi si può far nascere molta bellezza, e anche ammirarla. La bellezza, anche della vita, prescinde dal denaro.
“Ogni segno che si fa comporta un pensiero”, “il paesaggio in occidente è guidato o dalla ragione o dalla tragedia” sono frasi che ha detto lei, ed è noto il suo studio della storia dell’arte intrinsecamente legata alla psicologia e il modo di pensare di un’epoca. Mi può dire in breve la sua teoria a riguardo, relativamente anche al suo ultimo libro “Storia della fisionomica”?
Da sempre sono a caccia dei primari della storia dell’arte, che ritengo siano l’uomo e la natura. Con Leonardo Da Vinci la ricerca sull’essere umano si unisce direttamente con la Storia dell’Arte: natura e scienza, arte e uomo. Da Leonardo in poi i pittori si rendono portavoce del pensiero umano, la rappresentazione del corpo diventa anche rappresentazione dell’umanità, della persona, cosa che nessuno fino a quel momento aveva mai fatto. L’asse portante dei miei studi sulla fisionomica nella storia dell’arte è quindi proprio questo rapporto e questo legame tra la psicologia e l’arte da Leonardo in avanti. Un fiume carsico.
Come si pone un genere artistico quale la performance rispetto alla “fisionomicità” di un’opera, visto che il corpo stesso diventa l’opera d’arte? Si può dire che l’uomo smetta di “ritrarsi” e diventi il “materiale”?
Interessante questione. Diciamo che la Fisionomica ha molto a che fare con la mimica: all’Actor Studio, a New York, c’è uno studio, un corso proprio anche di Fisionomica. Per un attore sarebbe sempre importante avere una buona conoscenza Fisionomica, perché sviluppa e aiuta la mimica. Sono due discipline strettamente connesse e collegate.
Posto che la presidenza precedente di Zanella aveva lasciato ampio spazio all’arte contemporanea anche nelle sue ultime espressioni, penso, ad esempio, alla Performance in “Performazioni” o “When the impossibile happenes”. Che ruolo avranno le arti performative nella sua direzione del Maga?
Bè, non ho ancora un programma specifico sull’arte performativa, credo che comunque avrà largo spazio.