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DE KOONING. L’UOMO, L’ARTISTA

Willem de Kooning, Woman, I, 1950-52, olio su tela, 192.7 x 147.3 cm © 2009 The Willem de Kooning Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York

dal volume di Mark Stevens – Annalyn Swann, De Kooning. L’uomo, l’artista, Johan & Levi

(…) “Il successo riscosso dalla mostra parve a de Kooning come qualcosa di irreale, quasi miracoloso. Meno di un anno prima, era ancora impantanato in Woman I, un’opera che sapeva sarebbe piaciuta a pochi. Era convinto che anche la sua salute fosse stata danneggiata da quello sforzo e gli amici gli dicevano che stava mettendo a repentaglio la sua carriera. Adesso tutti, amici, pittori e tirapiedi, si congratulavano con lui. Il Museum of Modern Art stava per acquistare Woman I e Blanchette Rockefeller, moglie di John D. Rockefeller III e importante finanziatrice del MoMA voleva comprare Woman II. Blanchette Rockefeller! L’incarnazione stessa della classe, del privilegio e della ricchezza acquisita. Una donna elegante dai modi impeccabili. (De Kooning le venne presentato proprio in questo periodo. Spesso nervoso quando era in presenza di persone ricche e altere, il pittore pur volendo fare una buona impressione rimase ammutolito per un attimo. Poi si lasciò scappare: <Lei è bellissima!>.) Chi poteva mai prevedere che proprio Blanchette Rockefeller un giorno avrebbe concesso la sua approvazione a una Woman di de Kooning? Una distanza di anni luce divideva le due donne. L’olandese ne aveva fatta di strada da quando viveva a Rotterdam Noord e il suo trionfo era completo. E in quel momento, come uno spettrale messaggero greco mandato a mettere in guardia il sovrano dal peccato di presunzione, un’esile figura si presentò alla sua porta.
Nessuno a New York ammirava de Kooning e capiva la portata del suo contributo all’arte contemporanea meglio di Robert Rauschenberg. Il giovane amava tutti gli aspetti che di solito la gente apprezzava nell’arte di de Kooning: il tocco vitale e ispido, la vivace abilità di disegnatore e l’innegabile virtuosismo. E come tanti giovani artisti dell’epoca provava un profondo rispetto per i lunghi anni di gavetta. In Woman I, tuttavia, Rauschenberg ammirava anche quegli elementi che facevano sentire a disagio il mondo dell’arte, il contrasto violento tra arte alta e bassa e il confuso abbraccio dell’indeterminatezza. Sopra ogni cosa, forse, amava il verso roco e primitivo che squarciava il tempio dell’arte. Quello era il suono americano della modernità. I critici che poi avrebbero apprezzato Woman I riconobbero raramente l’importanza dell’opera non solo per Rauschenberg, ma per l’evoluzione della Pop Art e della successiva arte americana.
Eppure Rauschenberg sapeva che il pittore più vecchio non avrebbe apprezzato il messaggero. <Pregavo Dio che non fosse a casa> ha raccontato. Aveva con sè una bottiglia di liquore per farsi coraggio. <Ero pronto a dividerla con lui.> Ma de Kooning era a casa e lo accolse con affetto. Abituato a ricevere visite di giovani artisti, l’olandese era affabile e disposto a chiacchierare. Provava simpatia per quel ragazzo allegro. E come poteva essere altrimenti? Anche senza considerare i modi affascinanti e il sorriso birichino di Rauschenberg – sembrava un bambino con la mano perennemente infilata nel barattolo dei biscotti – gran parte del suo lavoro rappresentava un omaggio a de Kooning. I due parlarono per un po’. Poi il giovane chiese a de Kooning con voce esitante se poteva avere un suo disegno. La cosa in sé non era affatto insolita. Gli artisti si scambiavano spesso i lavori. Ma Rauschenberg non voleva il disegno per appenderlo al suo studio, bensì per cancellarlo.
Ci fu un momento di silenzio. Il giovane voleva che de Kooning facesse in fretta e gli regalasse un disegno minore in modo da potersene andare velocemente. De Kooning invece decise di prendere tempo. Si avvicinò alla porta e vi appoggiò contro un quadro, così che nessuno potesse disturbarli. Poi disse a Rauschenberg: <So cosa vuoi fare>.
De Kooning si riferiva, in parte, ai recenti lavori monocromatici  del giovane collega. Anche stavolta cancellando un disegno avrebbe creato un’opera monocromatica dai toni spettrali e priva di immagini. Ma di certo de Kooning era consapevole che la richiesta di Rauschenberg aveva molte altre implicazioni. Il giovane artista era impegnato in un simbolico omicidio generazionale e edipico, al tempo stesso divertente e tragicamente serio, per liberarsi di un’ingombarnte figura paterna. Inoltre, utilizzando il linguaggio scherzoso del Dada – un movimento che non rispettava la sacralità dell’oggetto d’arte né celebrava la passione romantica della generazione di de Kooning – Rauschenberg dichiarava che il maestro più anziano ostacolava la sua marcia ambiziosa verso l’arte e doveva essere cancellato. Il compito che il giovane si era prefisso appariva poco interessante agli occhi di un pittore di mezza età che per decenni aveva lottato per sottrarsi all’ombra di Picasso. De kooning non era forse l’artista emergente? Fino a quella data l’olandese poteva vantare solo tre o quattro anni di modeste soddisfazioni professionali e aveva ancora difficoltà a sbarcare il lunario. Adesso che il suo momento era finalmente arrivato, un giovane si presentava alla sua porta ansioso di annunciare la sua morte e mettere in ridicolo i collezionisti che desideravano “un de Kooning”.
Con molta probabilità l’olandese percepiva anche la visita di Rauschenberg come un presagio. Di lì a poco l’arte si sarebbe allontanata da de Kooning, perchè in definitiva erano gli artisti giovani e non gli studiosi a compiere i gesti critici più significativi, mettendo in luce ciò che era originale e stimolante e ciò che era diventato stantio. (Il critico più accanito di Cézanne fu Picasso durante il suo periodo cubista. La critica più devastante mossa all’arte accademica francese venne dal pennello irridente e dallo spirito scherzoso di Manet.) Rauschenberg voleva preservare molte caratteristiche di de Kooning – la rozza vitalità americana, l’indeterminatezza e la devozione al processo di permutazione e cambiamento – ma doveva fuggire dal tocco personale e dal tono di antica sapienza da europeo immancabilmente presenti in ogni suo disegno. Per quanto li amasse, Rauschenberg non poteva realizzare dipinti o disegni “tradizionali”, perchè non credeva che essi contenessero la verità della sua epoca. Per questo doveva cancellare quella parte di de Kooning.
Il pittore olandese capì che la richiesta del giovane collega era un grande seppur inquietante complimento: il figlio ama il padre che deve uccidere. Per questo ricambiò l’omaggio facendo la sua parte nel gioco edipico con straordinaria generosità. Non lasciò che la questione rimanesse soltanto uno scherzo privato, che poteva essere facilmente ignorato. Fece stare sulle spine il giovane, perchè la morte di un padre non deve essere troppo facile per un figlio, soprattutto quando questi è un artista. <Mi fece soffrire sul serio> ha raccontato Rauschenberg, riferendosi al complicato processo messo in atto da de Kooning per l’esecuzione. Il pittore prese una cartella e iniziò a scorrere i disegni che conteneva. <No> disse <voglio dartene uno di cui sentirò la mancanza.>
De Kooning prese un’altra cartella, esaminando un disegno dopo l’altro con la stessa lentezza di prima. <Questi mi mancheranno> disse <questi mi piacciono.> Continuava a guardarne uno in particolare, ma poi dichiarò <No, ne voglio uno che sia veramente difficile da cancellare>. E andò a prendere una terza cartella. Alla fine scelse di sacrificare un disegno importante e corposo: un’immagine densa realizzata con vari materiali tra cui, come ha ricordato Rauschenberg, <carboncino, grafite, di tutto. Dopo due mesi non ero ancora riuscito a eliminarlo completamente. Ho consumato un sacco di gomme da cancellare.> In seguito, de Kooning si arrabbiò quando il giovane artista espose in pubblico il suo Erased de Kooning. L’olandese era convinto che l’omicidio dovesse rimanere un fatto privato, una questione personale fra artisti, e non essere spiattellato in pubblico. Ma lui apparteneva a un’altra generazione”. (…) *

 

Robert Rauschenberg, Erased de Kooning Drawing, 1953 tracce di inchiostro e matita su carta, montato e segnato con inchiostro a mano da Jasper Johns 64.14 x 55.25 x 1.27 cm
* estratto dal volume di Mark Stevens – Annalyn Swann, De Kooning. L’uomo, l’artista, pubblicato in Italia nel 2007 da Johan & Levi

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