Ogni crollo sembra una novità, in verità è dal 2003 che Pompei perde pezzi. Con cinque cedimenti, quella fu l’annata più disastrosa per il celebre sito archeologico, oltre alle infiltrazioni nella domus della Regina Margherita. Negli anni successivi fu la volta delle coperture, prima al Menandreo e poi al Labirinto. In seguito toccò ai muri: nelle Insule seconda, quinata e settima, cedimenti che nel 2010 hanno interessato la domus degli Augustali fino al mese di novembre, quando avviene il crollo più grave, quello della Schola Armaturarum e del muro di cinta della Casa del Moralista. Nel 2011, a fare più scalpore, la caduta di un pezzo di muro di Porta di Nola.
Questa volta, appena lunedì scorso, cade l’intonaco della domus della Venere in Conchiglia. A dire degli esperti, la colpa sarebbe del vento di tramontana che in tutta la provincia di Napoli ha provocato ingenti danni. Ma le polemiche infuriano lo stesso: è il secondo crollo in 5 giorni. Ennesimo brandello di un’archeologia preda del degrado.
Si tratta di una delle case più belle per le pitture naturalistiche, con scene di giardini, fauna e mitologia. Pochi lo sanno, ma Pompei è il più grande centro della pittura antica, con le prime fughe prospettiche, il gioco dei chiaroscuri e soprattutto l’inserimento di elementi architettonici e naturali. Tuttavia, la domus di Venere in Conchiglia, rimarrà aperta: “Circoscritti distacchi – sottolinea in una nota la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei – hanno riguardato 70 centimetri per un metro e mezzo di rivestimento”.
Di altro avviso Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio patrimonio culturale: “La situazione è drammatica, per un crollo reso noto ce ne sono altri nove di cui non si viene a sapere. Oltre 20 i cedimenti negli ultimi anni”. Ma per il segretario Mibac, Antonia Pasqua Recchia, “è rispettato il cronoprogramma Ue”. “Le risorse – spiega la soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro – 105 milioni, sono già disponibili al ministero dell’Economia, entro fine marzo saranno pronti i primi bandi di gara per il restauro di cinque domus, entro metà aprile sarà bandita la gara per la mitigazione del rischio idrogeologico dei terrapieni a nord di via dell’Abbondanza; entro luglio i bandi per la messa in sicurezza delle prime tre regiones, e così via. Un progetto che si sviluppa fino al 2015”.
Speriamo che alle parole seguano i fatti, che a differenza della cattiva manutenzione e dei restauri fatti male degli anni scorsi, partano lavori che abbiano qualcosa a che vedere con le buone regole dell’arte.