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ROBERTO LONGHI SU GIORGIO MORANDI

ROBERTO LONGHI SU
 
Giorgio Morandi 
 
 
Scrive Roberto Longhi nella sua presentazione della personale di Morandi alla Galleria Il Fiore di Firenze, il 21 aprile 1945:

 

<< Si è così abbastanza informati sulla più antica cultura di Morandi, e i suoi primi rapporti con gli impressionisti e con Cézanne, coi “fauves” e col moto “metafisico” dei “Valori plastici”, restano pieni di significato anche dopo un così lungo e maestrevole percorso. Una indagine in parallelo sul Derain tra il ’10 e il ’20 potrebbe forse aggiungersi con qualche profitto, ma non ho mai avuto l’agio di chiederne al pittore bolognese. Un ragguaglio diretto riguarda invece il fatto più antico e, per me più toccante; risultandone infatti che la prima rivelazione della pittura moderna fu per entrambi (ché siamo della stessa, identica generazione) la sala di Renoir a Venezia, anno 1910. Del resto, in tema di ricordi e di antenati, può tornare utile anche una lista preferenziale, come viene fuori dalla mia lunga frequentazione con Morandi. Eccola, nell’ordine dei tempi: Giotto, Masaccio, Piero, Bellini, Tiziano, Chardin, Corot, Renoir, Cézanne. Su questi nomi, in prevalenza, cadeva il discorso e me ne parlava Morandi con particolari sempre da conoscitore vero, non da amatore svagato. Si rileva che non vi figurano fra i moderni, né Van Gogh, né Gauguin, né Modigliani. Quanto agli antichi, le omissioni non avranno lo stesso significato, ma pure ricordo che era più difficile convenire su un altro ordine di fatti e che i nomi di Botticelli, Pollaiolo, Michelangelo non avrebbero suonato allo stesso modo. Mi parve d’intendere che Morandi si mettesse in difesa dovunque vedeva pungere anche un sospetto di eloquenza, di turgidezza, di agitazione, di retorica della violenza fisica, della forza, del titanico, del capaneico, e simili. Forse perché ne avvertiva, alla lontana, le conseguenze >>.

 

 

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