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E VENNE L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO

Dalle serate dadaiste, attraverso l’informale gestuale, gli happenigs e gli eventi Fluxus fino alleséances del gruppo Gutai, il dettato avanguardistico ha cercato in tutti i modi di superare il gap che separa l’Arte dalla Vita, decretando così che l’arte deve essere uno strumento che ci aiuta a capirla, la vita, e a comprendere quanto ci possa essere di creativo nelle nostre azioni, quanta forza ed energia vitale si nasconda in ognuno di noi.

Ecco in breve la filiera culturale che sottende al The Abramovich Method, l’evoluzione che conduce dalla performance al work shop, dal sessantottardo gesto liberatorio alla medicale brandizzazione glamour. Il Method infatti si risolve in una seduta di autocoscienza con tutto l’armamentario di rito, minerali e metalli conduttori di energia, con i partecipanti tutti rigorosamente in camice bianco, come a sottolineare il valore terapico della seduta. Occhi chiusi e cuffie per favorire il viaggio ccioè in noi stesssi. Ma il valore aggiunto della seduta, quello che la distingue dalle mille altre, sta ovviamente nella figura della magnetica e carismatica Marina Abramovich che conferisce al Method l’appeal magico-sciamanico modaiolamente edulcorato. E -managgia la maieutica!- l’aver trasportato il tutto su un piano psico-esoterico è lo scarto che caratterizza e differenzia il Method dalle ormai obsolete performance, perché conferisce un’aura sacerdotale alla figura dell’artista che si configura come medium, levatrice cosmica, o quel diavolo che volete voi.

Molto bene, avendo espulso il sacro da ogni ambito della vita, dimenticato l’antico culto delle immagini ed il cristiano e divino riflesso nella Bellezza, ci ritroviamo all’adorazione del feticcio, allo psico-tribal-design. Esagerando un poco, è come se nella scala evolutiva, darwinianamente parlando, percorressimo a ritroso i gradini, dall’uomo alla scimmia. Fico!

Ma lo spettacolo vero ce lo riserva il pubblico-performer che, trascorsi i giorni da haute couturedell’esclusivo e affollatissimo vip vermissage per agonizzanti nosferatu in periclitante ricerca di qualsiasi cosa prometta loro élan vital, si sostanzia, più prosaicamente nei giorni successivi, in gruppi di rarefatti consumatori culturali da prêtàporter, composti da irrisolti fancazzisti in cerca di sé e da jeunes retraités desiderosi di abbeverarsi alla fonte della Sacerdotessa. A conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’imperante shampismo-leninismo frulla élite e masse in una indistinta orizzontalità.

Bene, per finire ed esorcizzare il mainstream dei modaioli ordini della giarrettiera e del pedalino che ci apostrofano con il loro supponente Honni soit qui mal y pense, non ci resta che orgogliosamente contrapporre: ogni suar go mal de pans!

Aristocratici saluti a tutti.

L.d.R.

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