“PIAZZA MACAO”
Si potrebbe pensare di volare ancora
Come volevasi dimostare: Milano, Via Galvani angolo Via Fara, Martedì 15 maggio 2012 ore 6.40: Si sgombera. Arrivano i vostri! La fanteria al completo: Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani, Finanza. Le forze dell’ordine ripuliscono la torre dagli invasori artistici. Galfa espugnata, utopia sfumata. 10 giorni di assedio creativo alla fortezza Ligresti. Si sapeva sarebbe finita così.
È uno stabile privato d’altronde e il proprietario delinquente ha fatto denuncia. Il Prefetto milanese (quello per cui la mafia a Milano non esiste) sull’attenti ordina lo sgombero: ordine e legalità. Fuori tutti. Lo stabile può proseguire la sua opera corrosiva e corruttiva. Può riprendere a marcire in santa pace. Subdola ipocrisia.
“Abusivi“. “Occupatori illegali“. Qua esplode e si palesa l’immane paradosso, l’evidente contraddizione: illegale è Ligresti, illegali sono i 10 indagati su 80 consiglieri regionali lombardi, illegali sono buona parte delle persone che siedono a Palazzo Madama o Montecitorio.
Quanti abusivi ci sono in quei non-luoghi?
Perchè non si sgombera questa gente? Troppo facile venire alla Galfa e denunciare 9 ragazzi. Lavoratori dell’arte, facce di Macao che volevano coltivare un’utopia (oltre gli orti) sognando un mondo diverso, dove la cultura non è legata a doppio filo al profitto e a far girar i danè.
Macao è un progetto politico in primis e poi culturale: il palazzinaro lascia per 15 anni uno scempio di palazzo in rovina perchè costa troppo la riqualificazione e non ci può speculare. Bene, il pubblico interviene se non lo fa il Comune negligente, e magari colluso, con troppi interessi di mezzo (Letizia Moratti ha regalato a Ligresti una parte di Expo oltrechè importanti interventi urbanistici a Fiera e Porta Nuova) e lo rende vivo e aperto a tutti. Organizza lezioni, laboratori, performance, concerti, promuove cultura e fa arte.
“Ma chi si muove? C’è pure il sole!”
Macao intanto si riversa nelle strade antistanti il palazzo. Nasce “PIAZZA MACAO“, l’insegna è affissa sul distributore. Arriva Dario Fo a dar sostegno, lo segue Basilio Rizzo, consigliere comunale. La polizia non retrocede, l’ordine è perentorio: nessuno può più entrare nella torre.
Macao prosegue allora all’aperto, tutti in cerchio e tutti giù per terra: assemblea pubblica per decidere il da farsi, collegamenti telefonici con esponenti delle varie sedi occupate in giro per il bel paese. “Non è questione di spazi, è questione di democrazia“. Il presidio procede: il benzinaio di fronte si trasforma nella Base Macao, si tengono lezioni universitarie davanti alla trattoria sull’angolo, la gente continua ad affluire, un andirivieni per tutto il pomeriggio. Musica, spettacoli e tavoli di lavoro. Nessuno se ne vuole andare.
Ore 18.30: Arriva Pisapia, ci mette la faccia. L’animo è combattuto tra ruolo istituzionale e sincera empatia coi ragazzi del progetto. Certo, indecisione e poche certezze, una soluzione frettolosa: l’ex Fabbrica Ansaldo in Via Tortona davanti al Superstudio. Grazie Sindaco, ma è tutta un’altra cosa – un posto istituzionale che deve già essere adibito a centro dell’arte contemporanea è ben diverso dalla simbolica Galfa tra i palazzacci del potere. Macao non nasce da un bando comunale.
Di certo, ora, alla sera la luce blu a Torre Galfa non pulsa più…