15 minuti. Nel 1968, secondo Andy Warhol, nel futuro ognuno di noi avrebbe prima o poi avuto i suoi 15 minuti di celebrità internazionale.
La mostra che la Dorothy Circus Gallery è lieta di potervi presentare porta, è vero, il nome “Fame: I’m going to Live Forever”, famose parole coniate in una serie televisiva di successo degli anni ’80, dove tutto ancora era possibile, ma non tratta la celebrità o la corsa ad essa come il titolo potrebbe far pensare.
Trattasi invece della mostra personale dell’artista americano Scott Musgrove, nato a Ohio nel 1966, Pop Surrealista di fama internazionale, presente già in gallerie di successo, tra cui la prestigiosa Jonathan LeVine Gallery, presso la quale ha esposto nel 2010.
L’artista, noto per essere sempre attento agli attuali problemi ambientali senza mai perdere il suo particolare tocco d’umorismo, anche in questo caso cerca di risvegliare il nostro spirito più profondo e darci gli strumenti necessari per affrontare argomenti seri e globali che coinvolgono tutti i livelli dell’umanità.
Le porte dell’universo di Scott Musgrove questa volta si materializzano in 8 dipinti ad olio e 2 disegni a grafite e si spalancano sull’idea dell’eternità che sconfigge le bufere e i pericoli del tempo, dove i suoi difettosi e anomali esseri tentano di rimanere nella memoria collettiva dell’osservatore a volte aggrappandosi letteralmente a montagne con i loro grandi tentacoli (vedi “Octopus” – titolo da cambiare appena Scott ci da quello giusto!) a volte unendosi tra loro come in matrimonio trasformandosi in simboli eterni (vedi “Squirrel Chain”).
I personaggi ricorrenti di Musgrove sono creature sospese in una dimensione che unisce il tempo che fu, gli spiriti del passato ad una densa e percettibile presenza aliena.
Si potrebbe parlare dell’estinzione dalla memoria come la morte vera, come quel passaggio da cui non v’è più ritorno. Dove non vi è più ricordo lì vi è la fine. Dunque Musgrove si cimenta nelle immagini più fantasiose e oniriche per trattenere la nostra memoria su quello che è il nostro retaggio primordiale e forse, in qualche modo, aiutarci nel tramandarlo alle generazioni future.
Come lui stesso dice “gran parte del genere umano spesso pensa che la fama, il successo, possa in qualche modo proteggerli dalla morte, o in ogni modo aiutarli a non essere dimenticati dopo la propria morte. Con questa mostra, l’artista dirotta lo stesso pensiero verso il mondo animale e sottolinea l’importanza di questa realtà: rendere “famosa” una specie in via d’estinzione può effettivamente aiutarla a vivere per sempre”.
“Fame: I’m Going To Live Forever”, non per 15 minuti, ma dal 14 giugno al 20 luglio 2012. Solo per i vostri occhi, mente e cuore, alla Dorothy Circus Gallery.