Una mostra dal titolo fiabesco, “Dreaming Beauties”. Siamo alla Galleria Riccardo Crespi a Milano, dove, dal 31 maggio al 27 luglio, sono in esposizione le opere di Sofia Cacciapaglia, Ludovica Gioscia, Marta Sforni e Veronica Smirmoff: quattro giovani donne che sono avvicinabili per un linguaggio allegorico, in cui il bello o il significato dell’opera emerge dopo un’attenta visione e una interpretazione assolutamente personale di ciò che le artiste propongono. Come nei sogni: le immagini appaiono a noi, che poi le spieghiamo attraverso la nostra esperienza e, perché no, la nostra fantasia, immaginazione. Se Sofia Cacciapaglia è autrice di un bellissimo ritratto dal sapore onirico, che sembra raffigurare tre figure femminili che ricordano le donne giapponesi, senza necessariamente esserlo, Marta Sforni propone quadri in cui forme e spazi separati sembrano ricombinarsi cercando un equilibrio che però infondo non traspare dall’opera. Veronica Smirnoff si rifà alla miniatura e figurativamente all’icona russa, secondo un tentativo di non abbandonare la memoria d’origine del suo Paese natale. Anzi, anche tecnicamente la Smirnoff utilizza una tecnica, la tempera all’uovo su tavola gessata, che si rifà anch’essa alla tradizione. L’ossessione di ricordare ma anche la tensione verso l’oblio per allontanarsi da un passato che è l’origine e la fonte dell’identità, ma è altrettanto carico di fantasmi. Ludovica Gioscia si distanzia leggermente dalla pittura delle altre tre protagoniste della mostra per la sua tensione profonda all’analisi della forma: una ricerca edonista, ma apparentemente meno poetica. Mentre, infatti, l’arte della Cacciapaglia, la Sforni e la Smirnoff è interprete di un’allegoria surreale e del tutto immaginaria, la Gioscia appare più relazionata al sociale e all’attualità. Sarà per la sua formazione avvenuta in Inghilterra, dove tutt’ora vive, ad ogni modo la sua arte è direttamente relazionata alla società contemporanea: “molto importante per me è stato lo studio della teoria dello sociologo polacco Zygmun Baumant” spiega. Il pensiero dello studioso, in estrema sintesi, sostiene che, se un tempo il consumismo seguiva un processo più consapevole che portava le persone a utilizzare un prodotto e a conservarlo il più a lungo possibile, oggi al contrario si insiste sulla caducità delle cose, e quindi si preferisce utilizzare subito un oggetto al massimo delle sue potenzialità, senza porsi il pensiero di conservarlo. Ecco perché tutto il lavoro di Ludovica Gioscia si basa decostruzione e ricostruzione dell’opera: collages ottenuti incollando particolari dettagliati di trucchi, ritagliando le immagini da magazines femminili a loro volta mai acquistati nuovi, ma sempre ottenuti in regalo da amici, o “Strutture gelologiche” realizzate attraverso la compressione sotto vuoto di un oggetto (sempre una rivista, o un calendario), comunque qualcosa di già esistente che torna a nuova vita attraverso la rielaborazione dell’artista: “per realizzare i collages e le mie opere sommo immagini che raccolgo in archivi digtali. Sono io che scelgo di volta in volta quali figure accostare in un collage o una ‘struttura geologica’ o comunque una mia opera”. Una tavolozza di colore che quindi non è data da oli o tempere, ma da immagini archiviate e ritagliate con pazienza, e poi nuovamente riunite secondo la composizione dell’artista, che diventa quasi un demiurgo capace di far rivivere prodotti commerciali già caduti in disuso. L’arte e il linguaggio poetico di Ludovica Gioscia saranno anche raccontati in una monografia, la prima a lei dedicata, che uscirà in edizione internazionale solo in inglese per le Edizioni Olivares nel prossimo autunno.
SCHEDA TECNICA:
“Dreaming Beauties”
Galleria Riccardo Crespi, Milano
31 maggio-27 luglio
via Mellerio 1
A cura di Riccardo Crespi
Orari: lun-sabato, ore 11-13 e 15-19.30. Chiuso, domenica
Tel. 02-89072491, 02-36561618
www.riccardocrespi.com, info@riccardiocrespi.com