Dall’11 al 17 Giugno Basilea ospita la più importante mostra d’arte del mondo, l’evento che detta le leggi del mercato mondiale dell’arte, l’appuntamento al quale curatori, artisti, critici, collezionisti e investitori non possono mancare.
Art Basel vede la partecipazione di oltre 300 gallerie, provenienti da 36 paesi, che propongono opere del XX e XXI secolo. Innumerevoli sono gli eventi di eccellenza: “Art Unlimited”, curato da Gianni Jetzer, direttore del Swiss Institute di New York, presenta 61 opere concepite e realizzate appositamente per l’occasione. Nomi internazionali come Ugo Rondinone, Bruce Nauman, Olaf Nicolaj, Gilbert & George, Franz West e altri si fanno interpreti dello Zeitgeist contemporaneo con videoproiezioni, murales, installazioni, serie fotografiche e altre espressioni visive.
Se “Art Statements” promuove progetti personali di giovani artisti, “Art Basel Conversation”, con i suoi panel tra artisti, critici e curatori, offre agli ascoltatori una panoramica sull’arte di grande interesse. “Art Salon” a cura di Maike Cruse, propone interventi di Massimiliano Gioni, Jeffrey Deitch, Alexander S.C. Rower e altri: nomi che influenzano da anni le arti visive internazionali, e che affronteranno i temi dei mercati emergenti.
“Art Film”, curato dal filmologo Marc Glode, propone imperdibili highlights di Marina Abramovic insieme ad altre pellicole fondamentali, degli artisti e sugli artisti.
La Fondazione Beyeler ospita una mostra di Jeff Koons. L’artista americano più discusso (e più quotato: le sue opere valgono svariati milioni di euro) non ha raccolto molti consensi tra i galleristi basilesi. Ma Samuel Keller, indiscusso direttore per tanti anni di Art Basel e ora di uno dei musei più importanti al mondo come appunto quello della Fondazione Beyeler, ha dimostrato di seguire la sua visione dell’arte ignorando le polemiche. E personalmente non posso che concordare con lui: Koons è un protagonista assoluto della scena artistica internazionale e la sua mostra alla Beyeler con Philippe Parreno rimarrà sicuramente memorabile.
A Basilea, la sensazione è che la crisi economica non abbia toccato la fascia alta del mercato. Qui sembra che tutti concordino sull’arte come straordinario bene rifugio. Un esempio curioso: Laurence Graff, uno dei più importanti collezionisti, e il Fine Art Fund Group di Philip Hoffman si sono contesi uno tra gli ultimi lavori di George Condo, infine venduto per 475.000 dollari. Un Gerhard Richter quotato 25 milioni è stato venduto in meno di due ore, fino ad arrivare ai 78 milioni di dollari di un opera di Rothko del 1954, proposta dalla galleria Marlborough Fine Art di Londra.
Concludo, dopo questa boccata d’ossigeno e di vitale energia artistica, con una mia considerazione personale: se anche le istituzioni italiane credessero di più nell’arte contemporanea, il Bel Paese ne trarrebbe indiscutibili benefici. Guardando all’estero, Paesi come la Germania, gli Stati Uniti o la Cina fanno scuola, creando e stimolando progetti sulla Contemporary Art, con collezioni private e istituzionali, ma anche bonificando aree dismesse e potenziando il territorio con spazi polifunzionali per artisti: un valore aggiunto per la collettività e un incentivo al turismo culturale. Mentre da noi, dove da sempre l’arte è una risorsa inestimabile, il panorama oggi è veramente desolante. Peccato davvero.
Tiziana Ferrari
Consulente d’arte, Ceo Ars Caput Mundi
2 Commenti
Credo che sia una questione di mentalità . L italiano e molto tradizionalista , ben poco aperto a quello che può essere la creatività e libertà , anche nell arte . Forse ha piu paura ad osare. Troppo attaccati a tradizioni ad un tipo d arte che fa parte del passato , certamente importante ovvio , anche se aprirsi a cio che magari non si conosce e segno di intelligenza.
ottimo quadro