Pronti, partenza, via! “Cannes e dintorni”, la rassegna cinematografica giunta alla sua diciassettesima edizione, è ufficialmente iniziata. E i partecipanti non hanno esitato ad affollare i blocchi di partenza ancora prima del suo inizio: i posti in sala per assistere alle esclusive proiezioni di alcune delle ultime perle provenienti dalla Croisette, ieri erano già quasi tutti esauriti, lasciando a bocca asciutta chi si approcciava per la prima volta a questo evento succulento.
Questo tipo di rassegne è ancora una prerogativa elitaria e per guadagnarsi un umile posticino in questa giostra invitante non è solo necessario saper sgomitare a regola d’arte, ma anche mettere in moto scaltrezza e prontezza di… click.
Il Festival di Cannes, in quanto uno dei massimi esponenti del cinema europeo, è esigente e di sicuro non apre le porte al primo che capita. Lo hanno confermato ieri Paolo Mereghetti e Bruno Fornara nella Sala Montanelli del Palazzo del Corriere della Sera, in occasione della conferenza di apertura della rassegna.
Mereghetti, infatti, ha dichiarato che quello di quest’anno è stato un Festival altalenante, “I film belli ci sono stati, ma non sono mancate le delusioni”. Il critico si riferiva al pacchetto americano, appunto forse troppo grossolano e fuori luogo rispetto alla raffinatezza anacronistica della Costa Azzurra. La forte presenza del cinema Hollywoodiano, che secondo il critico ha calcato gli schermi in misura maggiore rispetto alle edizioni passate, è stata deludente e inferiore alle aspettative. “Lawless”, “Mud”, “Killing them softly” non sono stati all’altezza di Cannes, così come “The Paperboy”, additato per una Nicole Kidman da sogno impegnata in alcune scene piccanti, che, però, non supera il giudizio genuinamente maschile dei critici, i quali affermano con ironia che “Sharon Stone rimane ancora imbattibile”.
Dopo un primo giudizio globale su Cannes 2012, Mereghetti e Fornara, armati della lista dei film offerti dalla rassegna, si sono suddivisi i commenti come due studenti diligenti, mentre il pubblico, ancora una volta popolato da fin troppe teste bianche (sì, sono diventate un’ossessione), affondava il naso nei propri programmi prendendo appunti.
Si parte con “C’era una volta in Anatolia” di Ceylan, pellicola che esordisce in maniera dura da digerire. Nella prima mezz’ora, infatti non succede niente, l’azione prende vita subito dopo, lasciando affascinato lo spettatore. Questo film è uno dei rappresentanti di un nuovo metodo che Fornara chiama “Setacciamento del pubblico”. L’edizione ’12, secondo i critici, ha ospitato molti film che richiedono uno spettatore resistente, che non si lasci stravolgere dal nosense e dai ritmi soporiferi iniziali, ma che duri fino in fondo.
“Amour”, vincitore della Palma d’Oro, è la quintessenza di Hanneke. Il pignolo regista austriaco è presente allo stato puro nella pellicola e raddoppia la sua attenzione, la sua cura fino a che non raggiunge ciò che vuole. “Qui è meno ostico e astratto” afferma Mereghetti, ma sfrutta uno stile che è funzionale alla massima concentrazione dello spettatore sulla storia. Il risultato, inutile dirlo, è magistrale: durante “Amour” non si staccano gli occhi dallo schermo e una commozione palpabile è più che assicurata.
“Cosmopolis” di Cronenberg induce Fornara ad abbozzare una sorta di guida “alpinistica” di difficoltà, dato l’elevato grado di attenzione richiesto allo spettatore. Un film difficile, tratto dal romanzo di Don Delillo, accattivante, che vale la pena vedere. Grado 3 della scala Fornara.
“Rengaine” di Djaidani secondo i critici è stata una grossa sorpresa. Il regista ha il merito di farvi confluire tutti i razzismi di questo mondo e, come se la quete non fosse già abbastanza esigente, mette in mostra le sue doti di prestidigitazione e ne estrapola un film non solo stringato, ma anche colmo di crudeltà e un umorismo incredibile. Le magie del cinema…
Mereghetti poi si sofferma un po’ sull’ Audiard di “Ruggine e ossa”, che non presenta poi differenze eclatanti dal solito Audiard. Ancora una volta il regista si concentra sui soggetti al di sotto della linea di normalità, che si trascinano dietro pesi e non sanno come affrontarli. C’è però un raggio di sole che illumina la vicenda e fin troppi colpi di scena, al punto che il critico viene attanagliato dal dubbio che, forse, questi siano il vero motore della storia. “Non è il migliore Audiar, ma è un bell’Audiard” dichiara Mereghetti, che fa notare come il film abbia riscosso molti apprezzamenti al Festival e dal pubblico francese. In Francia, guarda caso, è già diventato campione d’incassi. Insomma non si tratta di un film rilassante, nè troppo esoso, ma è comunque da vedere.
“Moonrise Kingdom” di Wes Anderson ha inaugurato il Festival creando subito una piacevole atmosfera festosa. Finalmente cambia registro dopo i “Tennenbaum” e stupisce per le sue scelte musicali. Il film, infatti, è farcito dalle musiche di Benjamin Britten, autore spigoloso, che però funziona nella pellicola. Il filo di ironia procede galoppante e l’attenzione dei due critici si sofferma sui pantaloni stravaganti indossati da Bill Murray, i quali secondo Mereghetti, meriterebbero un saggio sociologico.
Dal Far East Film Festival giunge l’incredibile “Thermae Romae”: il primo peplum girato e recitato da artisti del Sol levante. Il soggetto, tratto da un manga (che novità), non può non far aggrottare le sopracciglia. I due, che non hanno potuto assistere alla proiezione francese, lo raccomandano sulla scia del consiglio dei “ragazzi” del Far East.
Poi giunge il turno del film più stravagante e incredibile del Festival: “Post Tenebras Lux” del messicano Reygadas. Fornara, forse quello più sconvolto dalla pellicola tra i due, gli assegna il grado di difficoltà 6+. Un film balordo e incredibilmente assurdo, che non fornisce risposte quanto una pletora di domande. Ogni scena pone allo spettatore il problema di ricostruire e riconnettere il tessuto narrativo, insomma una vera e propria gatta da pelare. Ma come afferma Mereghetti, che azzarda un paragone artistico, “mica si possono capire sempre tutte le linee davanti ad un quadro di Pollock”.
“Room 237” segue la stessa linea di eccentricità del film precedente. Ascher assembla le più originali interpretazioni sul “Shining” di Kubrik esposte da gente normale, persone con nome e cognome, che offrono le loro teorie assurde su diversi aspetti del cult. Nonostante alcune rasentino il limite della follia, alcune teoria risultato piuttosto interessanti, sebbene le riserve sulla loro credibilità siano chilometriche.
Dopo la piacevole iniezione di stravaganza, i due affrontano “Beyond the hills” di Mungiu. Un film medievale, in cui la Romania sparisce per lasciare posto a parecchia curiosità. In generale il regista guarda al passato e al presente del proprio paese, li mette a confronto cercando di capire se è abbastanza maturo per varcare la soglia della modernità. Nonostante sia un film lento e molto parlato, la macchina da presa è attenta e pronta a catturare il particolare giusto. Si tratta comunque di un mix tra lo sguardo di condanna rispetto alla vicenda trattata e il punto di vista dei protagonisti. In poche parole “un colpo basso”, secondo Fornara, che però conquista il Premio per la Miglior Sceneggiatura e per Migliore Attrice.
La parentesi dell’orrido non finisce qui. “Paradise: Love” dell’austriaco Seidl è stato considerato decisamente un film agghiacciante per le sue scene che non lasciano nulla all’immaginazione, svelando il vero volto di una pratica sempre più comune e triste: il turismo sessuale.
Mereghetti e Fornara hanno continuato con la presentazione e critica di “The Hunt”, del danese Vinterberg. Mads Mikkelsen si è guadagnato il Premio come Miglior Attore, ma, forse, il regista si è preoccupato di costruire una tensione continua, che costringe il pubblico a schierarsi su un argomento delicato come la pedofilia. Scelta rischiosa, ma a quanto pare vincente.
Il programma si preannuncia intenso, impegnativo ma gratificante. Ancora una volta “Cannes e Dintorni” offre al suo pubblico (ristretto) in esclusiva prodotti di qualità. Il timore è che, purtroppo, una rassegna del genere, pubblicizzata ampiamente anche su un quotidiano di tiratura nazionale come il Corriere, sia ancora alla portata di pochi, o meglio, che sia organizzata affinchè rimanga tale. I posti nelle sale che hanno aderito all’iniziativa sono andati subito a ruba, chissà se acquistati dai soliti abituè. L’entusiasmo non manca, tuttavia sembra naturale chiedersi se verrà dato spazio anche alle nuove leve, non solo del cinema.
Tutte le info sulla rassegna le trovate qui: http://cinema-tv.corriere.it/cinema/speciali/2012/cannes/cannes_e_dintorni.shtml
Affrettatevi a prenotare gli ultimi posti!