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A Roma “Warhol: Headlines”

“I’ll Be Your Mirror”, e subito si pensa a Nico dei Velvet Underground, la cui voce si sente alla fine della prima parte del video prodotto da Andy Warhol intitolato “Exploding Plastic Inevitabile (EPI, 1967)”: “io sarò il tuo specchio”, ovvero saprò rispondere al tuo narcisismo, sarò un riverbero di te stesso, come lo fu il riflesso della propria immagine nello stagno per Narciso nella mitologia greca. “I’ll Be Your Mirror”, e subito si pensa a Andy Warhol, che fu ideatore di un’ estetica concentrata sui media, sulla diffusione di messaggi e la creazione continua di immagini che rispecchiano la società, o meglio creano un ideale perfetto di uomo in cui riflettersi e da emulare. Una mostra, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che mette in risalto un aspetto solitamente poco frequentato di Andy Warhol, l’artista americano che fu uno dei massimi esponenti della Pop Art e ideatore e fondatore della Factory, a New York, il luogo in cui giovani artisti potevano trovare uno spazio collettivo per creare: dopo Washington e Francoforte, e prima di approdare in America a Pittsburg all’Andy Warhol Museum (14.10.2012-6.1.2013), è visibile a Roma dall’11 giugno fino al 9 settembre, la mostra “Warhol: Headlines”, ovvero opere realizzate dall’artista americano raccogliendo titoli di giornali. Il valore dei quadri va ben aldilà della semplice idea di realizzare lavori che hanno come soggetto i titoli dei quotidiani: per Warhol il senso nell’uso degli “headlines” era quello di restituire all’uomo un’immagine di se stesso. I titoli che sceglie per le sue opere infatti hanno sempre un senso preciso e determinato per l’artista anzitutto, ma anche per chi vede l’opera: rappresentano l’oggetto del desiderio, un punto ideale a cui arrivare per avere un attimo di gloria, di visibilità. Perché i giornali “erano al tempo stesso facilmente accessibili e apparentemente irraggiungibili, visto che non era semplice diventare protagonisti di una notizia”. I quotidiani sono tanti “mirror”, che parlano dell’uomo e in cui ci si riconosce. Le opere di Warhol in mostra a Roma, quindi, riflettono anzitutto il desiderio di protagonismo delle persone, il “desiderio mimentico” nelle notizie che riguardano altri. L’esperienza che Warhol fece come grafico pubblicitario negli anni Cinquanta certamente affinò il suo gusto estetico e lo rese assolutamente esperto nel manovrare, manipolare e cambiare il materiale proveniente dai giornali e di cui di volta in volta decideva di servirsi. “Fate Presto”, un esempio per tutti: sono le due parole (in italiano) che si vedono sul monumentale trittico in bianco e nero del 1981: l’opera trae spunto dalla prima pagina del quotidiano “Il Mattino” di Napoli del 26 novembre 1980, in cui si sollecitava una reazione rapida per affrontare le tragiche conseguenze del terremoto che aveva colpito la Campania. E’ il più grande degli “headline works”, e fu commissionato a Warhol dal mercante d’arte napoletano Lucio Amelio, che chiese ad alcuni artisti (tra cui anche Beuys) di realizzare un’opera sul tema del terremoto. La mostra romana consente di approfondire e studiare l’arte di Andy Warhol a partire da una componente abbondante eppure poco frequentata del suo lavoro. Oltre ai quadri ispirati ai giornali (di cui è sempre esposto anche l’articolo a cui sono ispirati), in mostra si trovano a molte fotografie, video, documenti che appartenettero all’artista americano.

Scheda Tecnica:

“Warhol: Headlines”

12 giugno-9 settembre

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Roma, via delle Belle Arti 131 (ingresso per disabili, via Gramsci 73)

Martedì-domenica, ore 10.30-19.30. Chisura: lunedì

Biglietti: intero, 10 euro. Ridotto, 7.50. Gratuito: minori di 18 anni e maggiori di 65

Tel. 06-32298221, www.gnam.beniculturali.it

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