Un giochino geniale quello intrapreso dagli organizzatori di ARTBASEL di quest’anno. Una distribuzione della clientela della fiera completamente rinnovata per rendere conto alle aspirazioni sociali dei vecchi e nuovi ricchi. Il mondo dell’arte è sempre piu lo specchio delle ambizioni di ascesa sociale degli iper-ricchi globali, come il mondo della moda o dello spettacolo. Basilea, che di solito si era distinta da questo tipo di analogie perchè considerata la fiera più simile a una Biennale o ad una mostra d’arte, nel 2012 capitola e si arrende al gioco della buona società. Il primo giorno di apertura, infatti, si è vista una declinazione infernale e sadica tra i vari tipi di inviti alla Fiera stessa, con una distinzione crudelissima tra ‘very very VIP’ e i meri ‘very VIP’, laddove i primi potevano entrare alle 11,00 e i secondi ‘soltanto’ alle 15,00 del pomeriggio. I comuni mortali, invece, potranno acquistare il biglietto per entrare solo a partire da oggi. Questa segmentazione di marketing dà già un segnale forte e la misura di un cambiamento demografico così notevole (che tocca sensibilmente il mercato dell’arte degli ultimi cinque anni), da imporre schemi di contenimento e classificazione brutale delle folle internazionali.
ARTBASEL è ormai profondamente in grado di rispecchiare a livello macroscopico, su una piattaforma globale, quello che accade ad ogni segmento del mercato dell’arte nel corso dell’anno. È come se la fiera cristallizzasse una serie di fenomeni evidenti agli esperti del settore e li offrisse generosamente all’analisi del pubblico più vasto dei non addetti ai lavori.
Un altro aspetto molto interessante è quello della coesistenza -anche se ci chiediamo per quanti anni ancora- del Moderno e dell’Impressionismo classico a fianco dell’Arte del Dopoguerra e Contemporanea. Il Contemporaneo è pervasivo e ha una forza di diffusione assolutamente incontrollabile, ma il Moderno resiste, si impenna, si ribella a colpi di capolavori. Ha una capitolazione spesso evocata ma sempre scongiurata. In Fiera, per esempio, ci sono stand come quello di Krugier e di Landau, che si confermano tra i più potenti della Fiera per l’offerta impeccabile di opere delle Avanguardie storiche ad un livello di qualità altissimo, dai prezzi veramente ‘blue chip’. Eppure sono proprio questi gli stand sulla bocca di tutti.
La città stessa di Basilea si fa teatro di questo dualismo tra classico e contemporaneo, entrambi ancora vivi e forti e ambiti da un pubblico globale, ospitando allo stesso momento due mostre straordinarie quali quella di Jeff Koons alla Fondazione Beyeler e Renoir al Kunstmuseum.
E da entrambe le parti si sono viste folle di collezionisti Cinesi, Brasiliani (tanti), Russi, Americani ed Europei, che sono passati senza soluzione di continuità dai divertissements coloratissimi di Koons alla pennellata squisita di Renoir.
Come sempre insomma, Basilea si conferma specchio di un intero anno di mercato ma anche dell’oggi e delle prossime settimane, quando Christie’s offrirà, in successione, lo splendido Renoir Baigneuse (stima £12,000,000-18,000,000), e il sensazionale uovo di Koons (stima £2,500,000-3,500,000).
E proprio per questo, per colmare la tensione feconda tra il classico e il contemporaneo, che Christie’s ha costruito l’asta del 20 giugno, con un occhio alle opere di transizione, figlie dell’Impressionismo ma già fortemente anticipatorie del Contemporaneo. Come l’eccezionale Le jours gigantesques di Magritte del 1928 (stima £800,000-1,500,000). Un’opera storica di cesura, fortemente concettuale, profondamente freudiana, in cui la guerra tra i sessi e il desiderio sessuale come violenza trovano una delle più lucide espressioni nel Novecento. A fianco di essa un altro Magritte, Le mode des Images, del 1960 (stima £2,000,000-3,000,000), che appare invece come un’oasi di sereno Surrealismo in cui l’unico elemento spiazzante è la continuazione del paesaggio nel vetro a terra.
Lavori di questo genere, di qualità museale, sono presenti a Basilea, in qualche esempio di eccellenza alla Fiera, e nei due musei più rappresentativi della città.
Insomma, è confortante vedere che molti collezionisti scelgono ancora le aste pubbliche come veicolo di dispersione e massimo ritorno delle loro opere.
Giovanna Bertazzoni
Direttore internazionale del dipartimento Impressionist and Modern Art, Christie’s