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London journal – 27 giugno 2012

Uno, due, tre e ricomincia il carosello delle Evening Sale. Ho sempre adorato questi appuntamenti, fin da quando ero studente al Sotheby’s Institute e andare a vedere un’asta serale era quasi come un compito a casa. Solo posti in piedi allora, e quelli più in fondo, se non addirittura nella sala accanto dove l’asta non la vedi dal vivo ma su uno schermo. Poi piano piano le cose sono cambiate e ho iniziato a essere tra i giornalisti accreditati. La prospettiva era totalmente nuova: spesso ancora in piedi, sì, ma per ora scelta, per poter vedere meglio la sala, e decisamente in una posizione dalla visuale migliore. Anzi la migliore direi, perché i giornalisti sono quasi sempre davanti, poco distanti dal banditore che quasi ne senti il respiro.

Anche ieri sera a Sotheby’s è stato così. Compressi in due metri quadri c’erano attorno a me Financial Times, Bloomberg, Art and Auction, New York Times, Telegraph, Antiques Trade Gazette, Sole 24 Ore, BBC, alcuni giornali tedeschi, Sarah Thornton (quella del libro “Il giro del mondo dell’arte in sette giorni”) e Josh Baer di The Baer Faxt.

L’asta in sé è stata lunghissima (“80 lotti Josh!” ironizza Claudia Dwek all’orecchio di Baer) e non certo delle più entusiasmanti, tanto che, a un certo punto, tutti (e dico tutti) i giornalisti suddetti se ne stavano seduti sul bordo della pedana nera come la panchina di una squadra di calcio durante una partita noiosa. Carol Vogel, distinta firma del NYT, sbotta durante l’infinita serie degli Auerbach che davvero non finiscono mai. L’inviato dell’Antique Gazette mi chiede della partita di domenica scorsa, quello del Handelsblatt è più interessato a quella del prossimo giovedì, Judd Tully mi lancia occhiate di comprensione, Josh traffica con il suo BB. Mi desto da questo torpore fatto di sospiri e di sbadigli solo una volta ogni tanto.


Sicuramente quando il catastrofico dipinto di Glenn Brown  al lotto 23 raccoglie così tante offerte che mi accorgo di non girare pagina del catalogo da un bel po’. Mi sembra giusto che un dipinto apocalittico dove, in un vortice di fuoco, l’umanità viene finalmente schiacciata da un’imponente tsunami di roccia, desti tanto entusiasmo.

Altro momento di risveglio verso il lotto 48, la “Girl in Mirror” di Lichtenstein. Tobias Meyer che conduce l’asta è costretto a riaprire la gara quando già era passato al lotto successivo, il guerriero di Basquiat, che rimane così tacito testimone dell’accaduto dall’alto dello scranno dove due addetti lo avevano già posizionato per la vendita. Non si è poi capito bene perché Meyer abbia riaperto il Lichtensetin. Esausto, poco dopo durante la conferenza stampa, spiega che è stato un suo errore, che a volte gli auctioneer sbagliano, che lo scusassimo e che non poteva entrare più di così nei dettagli. Misteri delle aste: quello che si vede all’esterno è il teatro davanti al sipario mentre dietro si muovono macchine e macchinisti, attori e figuranti. Seconda replica dello spettacolo questa sera da Christie’s la cui sala è già sold out.

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