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Degas, 80 capolavori in arrivo a Torino

Quella che aprirà i battenti il 18 ottobre prossimo nella storica Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino sarà la più importante mostra che l’Italia abbia dedicato a Edgar Degas negli ultimi decenni.
A renderla possibile sono da un lato la ferma volontà del Comune di Torino, ed in particolare del Sindaco Piero Fassino e dell’Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione Maurizio Braccialarghe, di riportare Torino al centro del circuito di grandi eventi artistici internazionali, e dall’altro il rapporto di intensa e amichevole collaborazione che lega il gruppo Skira e il Musée d’Orsay di Parigi e che abbraccia tanto il versante editoriale quanto l’ideazione e produzione di grandi mostre (l’ultimo prodotto di questa collaborazione è stata la mostra di Cézanne realizzata da Skira al Palazzo Reale di Milano con un nucleo di prestiti prestigiosi da Orsay e dall’Orangerie).

Per un’anteprima dei capolavori in mostra, guarda il video di presentazione di Guy Cogeval, Presidente e direttore del Musée d’Orsay, e Xavier Rey, Conservatore di pittura presso il Musée d’Orsay.

“Questa mostra, voluta fortemente dalla Città di Torino – dichiara Piero Fassino Sindaco di Torino –, è un’altra occasione importante che conferma la scelta dell’Amministrazione di guardare ai grandi temi dell’arte e della cultura come a una delle leve fondamentali di crescita e di sviluppo: le circa ottanta opere che documentano, in una straordinaria rassegna, l’attività dell’autore, rappresentano un corpus di eccezionale valore storico e artistico. Torino è orgogliosa di presentare questa eccezionale monografia che costituisce una testimonianza documentaristica senza precedenti e di invitare gli amanti dell’arte di tutto il mondo a visitarla”.

Dai primi colloqui tra il Presidente del Musée d’Orsay Guy Cogeval e il Presidente di Skira Massimo Vitta Zelman attorno all’idea di portare Degas in una prestigiosa sede italiana, molta strada è stata fatta.
Oggi, grazie all’appoggio sensibile e personale di Guy Cogeval, il Musée d’Orsay, che conserva le opere più rappresentative dell’opera di Edgar Degas, accetta di privarsi per quattro mesi di ottanta capolavori, tra dipinti, disegni e sculture, dando vita a una straordinaria rassegna che documenta tutta l’attività di questo strepitoso pittore.
La curatela della mostra è affidata a Xavier Rey, conservatore presso il Musée d’Orsay e grande specialista di Degas.
Skira, in stretta collaborazione con il Comune di Torino, produrrà la rassegna, curandone tutti gli aspetti progettuali, organizzativi e promozionali.

 

Edgar Degas, celebre pittore francese, tra i protagonisti della stagione artistica impressionista della seconda metà dell’Ottocento, di cui ha condiviso l’aspirazione a una pittura più libera e aderente al vero, partecipando a quasi tutte le esposizioni del gruppo, ha assunto tuttavia una posizione del tutto autonoma all’interno del movimento, affrontando differenti temi e padroneggiando le più svariate tecniche di realizzazione. Degas ha attribuito sin dall’inizio grande importanza al disegno, rivelando nel tempo uno straordinario talento: preferisce fare rapidi schizzi dal vero, che poi riporta su tela o carta in studio con un’attenta costruzione della composizione definitiva. La sua pittura trascura l’immediatezza degli impressionisti basata sulle sensazioni visive e coglie magistralmente l’essenza di un momento.

In mostra si potranno ammirare tutti i temi della sua copiosa produzione: l’ambiente familiare; l’esperienza italiana; il mondo parigino degli artisti, della musica e dei caffé; il paesaggio; i cavalli e le corse; le celeberrime ballerine; il nudo.

Due straordinari ritratti aprono la mostra: l’Autoritratto del giovane artista (1855) e quello del nonno Hilaire de Gas (1857), che si era trasferito in Italia e da cui il nipote soggiorna per tre anni all’inizio della sua attività. All’esperienza italiana di quegli anni si collega anche l’eccezionale presenza in mostra di Ritratto di famiglia (La Famiglia Bellelli, 1858-1869), opera che solo in rarissime occasioni ha lasciato il museo parigino, anche per le sue considerevoli dimensioni (2 x 2,5 metri). Si tratta di uno dei capolavori più conosciuti e apprezzati dell’intera opera di Degas, che con fine indagine psicologica indaga i rapporti di questa famiglia italiana. Seguono altri splendidi ritratti di familiari come Marguerite de Gas (1858-1860) e Thérèse Degas (1863); altri ritratti della famiglia amica, come l’olio Giovanna Bellelli (1856) e Ritratto di Giulia Bellelli, incantevole studio a matita e inchiostro, ambedue opere di prova per il grande quadro citato; uno spettacolare Studio di mani del 1859-1860, e alcuni Studi di teste, olii o pastelli, copiati da grandi artisti del passato come Della Robbia e Mantegna. Molta della attività iniziale di Degas è dedicata alla copia dei grandi maestri del passato, tra cui anche Dürer, Rembrandt, Goya, mentre tra gli artisti del suo tempo guarda soprattutto a Ingres.

Ci restituiscono invece il mondo della Parigi di fine Ottocento con i suoi caffè frequentati da artisti, letterati, musicisti altre opere straordinarie come L’orchestra dell’Opéra (1870), Lorenzo Pagans e Auguste de Gas (1871-1872), Jeantaud, Linet, Lainé (1871), Donne fuori da un caffé la sera (1877), cui seguono capolavori a soggetto femminile come Ritratto di donna con vaso di porcellana (1872), La pédicure (1873), Giovane donna che si annoda il nastro del cappello (1882).

Anche il tema del paesaggio, tra i meno conosciuti in Degas, trova un suo spazio nella mostra. Qui l’artista porta a un livello di virtuosismo l’uso del pastello, stendendo il colore e lavandolo, creando così uno sfondo compatto e soffuso, su cui interviene con tratti nervosi, metodo che gli permette di dare una vivacità particolare alle immagini. Scorrono dunque splendide nature a pastello come Alberi su una pianura (1870-1875), Marina (1869), Scogliere (1869).
Verso la fine degli anni Settanta Degas perfeziona ulteriormente la tecnica, associando al pastello la tecnica del monotipo: sulla carta crea con il monotipo una prima immagine di fondo, su cui interviene poi a pastello. In questo modo accende i toni e dà maggiore incisività alle figure.

Seguono i soggetti più popolari dell’opera di Degas: i cavalli, cui Degas comincia ad appassionarsi dal ritorno a Parigi nel 1859, frequentando a lungo l’ippodromo di Longchamp. In mostra troviamo il celeberrimo quadro Il Defilé (Cavalli da corsa davanti alle tribune, 1866-1868) e un altro magnifico olio Corsa di gentlemen. Prima della partenza (1862), e inoltre alcuni splendidi disegni di cavalli, fantini, corse, dove l’eccellente tecnica disegnativa del grande artista si rivela pienamente. In questi lavori, così come nei ritratti di musicisti, letterati, artisti, figure prese dalla strada, Degas comincia a concentrarsi sulla resa del movimento e lo studio dei colori: ha conosciuto infatti Gustave Moreau ed Edouard Manet che lo stimolano a una pittura più aderente al reale e a una gamma cromatica più ampia.

Si continua con le celeberrime ballerine, opere che costituiscono una delle cifre stilistiche di Degas, presenti in mostra in tutte le tecniche utilizzate dal maestro – olio, pastello, gouache – e in diverse inquadrature di scena o di prova, tra cui spiccano autentici capolavori come Prove di balletto in scena (1874), Fin d’arabesque (Ballerina con bouquet) (1877), Arlecchino e Colombina (1886-1890). In queste opere, Degas appare sempre più impegnato nell’intento di rendere l’energia e vitalità delle sue figure. Coglie dal vero l’immediatezza di un gesto, la spontaneità di un movimento, la fugacità di uno stato d’animo, disegnandola magistralmente; in studio la riprende e cerca di renderla sulla tela o la carta. Ottiene l’incisività della composizione attraverso prospettive asimmetriche, tagli obliqui e inconsueti. Moltiplica le prospettive con porte e specchi, curando attentamente gli effetti di luce. Maestro indiscusso nella resa del movimento, influenzerà molti artisti della sua epoca, tra cui Toulouse-Lautrec.

Accanto a queste opere, anche una raccolta di splendide sculture in bronzo di ballerine, tra cui la celeberrima Piccola danzatrice di quattordici anni (fusione eseguita tra il 1921-1931), alta circa un metro e abbigliata con un tessuto di tulle.
Degas comincia a modellare cera e creta attorno al 1865; via via che si aggravano i suoi problemi alla vista – sarà alla fine quasi cieco – la scultura diviene il genere più amato, soprattutto di piccolo formato e con i soggetti più amati, ballerine e donne viste nei momenti di intimità quotidiana. Il grande artista non procede però mai alla fusione in bronzo delle sue sculture né le espone al pubblico (tranne la Piccola danzatrice presentata alla sesta mostra impressionista). Alla sua morte nel 1917 nello studio si contano centocinquanta modelli in cera e creta, gli eredi li fanno fondere in bronzo, ma molti di essi risultano difettosi e inadatti alla fusione, così ne vengono selezionati solo settantatre. La fusione, eseguita tra il 1919 e il 1922, presso la fonderia Hébrand dà vita a ventidue esemplari per ciascun modello. Oggi rimangono soltanto cinque serie complete di sculture in bronzo; gli originali, per molto tempo creduti dispersi, furono acquistati dal collezionista americano Andrew Mellon. Attualmente sono conservati in parte nella collezione Mellon, in parte al Musée d’Orsay e in pochi altri musei.

E infine il nudo femminile – figure di donne riprese nell’atto di lavarsi, di pettinarsi, dopo il bagno –, che vede la presenza in mostra di Donna alla toilette che si asciuga il piede (1886), uno dei più importanti pastelli dedicati da Degas a questo tema, lavoro molto amato dal pubblico, accanto a Donna che fa il bagno, bellissimo studio a matite colorate e pastello del 1892. Qui Degas abbandona la pennellata e i tratti di pastello nervosi e vibranti per una maniera più fluida, dove i contorni tendono a dissolversi, in opere di grande bellezza che restano impresse nella nostra memoria. Completano la mostra alcune altre piccole sculture in bronzo, figurine femminili dinamiche anch’esse riprese nell’intimità quotidiana.

“Amò molto il disegno” – così Degas volle fosse scritto sulla sua tomba.

La mostra di Torino rivela pienamente il percorso di un genio straordinario, protagonista di quella irripetibile stagione artistica nella Parigi di fine Ottocento.

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