Finchè lo dicono i politici ha un che di falso e non sembra un’affermazione data da una vera conoscenza del nostro Paese. Quando, però, è un intero Padiglione alla Biennale d’Architettura di Venezia 2012 che si fa portavoce di una nuova idea italiana e per l’Italia (più che “nuova” è l’unica possibile, ma spesso è vista con indifferenza), da divulgare attraverso l’arte e la conoscenza tecnica, allora c’è da credere che magari davvero qualcosa stia cambiando.
Così afferma infatti Luca Zevi, curatore del Padiglione Italia, alla conferenza stampa di presentazione: “Questa Biennale Architettura è, per quanto riguarda il nostro Paese, il frutto del lavoro di molti diversi elementi, uniti per cercare un’alleanza fra sviluppo e cultura. Noi qui vogliamo fornire uno stimolo, e non solo per motivi che riguardano l’architettura, ma anche per stimolare una mentalità economica diversa dal comune sentire e più in generale per favorire un nuovo sviluppo italiano”. Insomma, un Padiglione Italia che vorrebbe essere in piccolo un modello, un esempio per incoraggiare anche una determinata concezione del Paese e di conseguenza una sua gestione artistica, architettonica, certo, ma, e perché no, anche economica e sociale.
Un modello che parte e che finalmente tiene conto delle specificità di un Paese come l’Italia: “La varietà è la nostra caratteristica principale –continua Zevi-, sia dal punto di vista territoriale che produttivo: pensiamo a quante specie diverse di frutta e verdura esistono in Italia, ad esempio. Non sarà mai, né in agricoltura né in industria, una quantità numericamente altissima, ma molto, molto specifica e di altissima qualità”.
Nel Padiglione Italia si è deciso di fare una mappatura delle costruzioni di architettura industriale, da Nord a Sud, per analizzare a partire da qui la specificità del modello economico italiano: “Ci sono una serie di aziende italiane che, raggiunta una certa dimensione, hanno voluto rappresentasi anche architettonicamente, e lo hanno fatto senza considerare il luogo in cui nascevano –continua Zevi-. Erano completamente scollegate dal territorio circostante”.
Un’eccezione e un modello anticipatore delle idee moderne di oggi fu Adriano Olivetti, “che aveva davvero individuato un vero linguaggio, ancorato sul territorio eppure attuale, innovativo”. Ecco che il Padiglione Italia dedica infatti a Olivetti un’ampia sezione, mostrando la sua lungimiranza quanto ad attenzione per l’ecosostenibilità e l’inserimento coerente con il territorio già esistente.
Altra parte importante del Padiglione è lo sguardo e la considerazione delle sfide del prossimo futuro, quali la produzione energetica e alimentare. L’intero Padiglione Italia è, ad esempio, realizzato con un impianto di climatizzazione che prende l’acqua direttamente dalla Laguna, ed è stato finanziato non solo dallo Stato ma anche grazie all’aiuto di numerosi sponsor privati (“L’alleanza cultura-industria passa anche da questo tipo di accordi economici: abbiamo aumentato le risorse che il Ministero ci ha riservato grazie all’intervento dei privati”).
Presente in conferenza stampa anche Davide Rampello in rappresentanza dell’Expò a Milano: “Il modello italiano si basa sulla molteplicità, la varietà, la frammentazione. Questa è la nostra ricchezza e da qui si parte per costruire ora un Padiglione che sappia raccontarla, e, in futuro, un Expò a Milano che sia portavoce dell’esigenza di trovare le proprie radici culturali e diffonderle. Cultura, infondo, deriva proprio dal verbo latino “Colere”, coltivare: dobbiamo tornare a noi stessi, alle nostre origini, e da qui ripartire”.
Città e politiche urbane, sostenibilità, paesaggio in trasformazione e interventi contemporanei per il recupero e la rivalutazione, la valorizzazione: ecco le tematiche analizzate da un Padiglione che cerca di fornire soluzioni oltre che sollevare problemi e che s’inserisce perfettamente nei temi di “Common Ground” proposti dal curatore di questa Biennale David Chipperfild. Un Padiglione quasi da studiare più che semplicemente da guardare, un luogo che non impressiona più di tanto quanto ad allestimento e esposizione, ma che fornisce spunti altamente antropologici e di rilevanza fondamentale per l’Italia: dimostra come si sia sviluppata la cultura dell’ecosostenibilità anche nella realizzazione di luoghi industriali, e, attraverso fotografie, video e testimonianze varie, fornisce uno stimolo per la riqualificazione e uno sviluppo dell’architettura italiana, dell’ambiente e in generale una più alta considerazione del nostro stesso Paese.
Conclude il percorso nel Padiglione Italia il lavoro di Pistoletto “L’Italia Riciclata”, nel Giardino delle Vergini: riprendendo il concetto del “riciclo” che già Pistoletto aveva iniziato con la “Venere degli Stracci” la bandiera “Italia di Stracci”, anche per questa Biennale l’artista ha realizzato un’Italia interamente utilizzando materiali di scarto trovati nello stesso padiglione durante la costruzione dell’Opera.
SCHEDA TECNICA:
“13. Mostra Internazionale di Architettura”
Venezia, Giardini-Arsenale
29.8-25.11 2012
Curata da David Chipperfield
Orari: 10-18 escluso il lunedì (escluso lunedì 3 settembre e lunedì 19 novembre 2012)
Biglietti: intero, 20 euro. Ridotto, 18 euro, 16 euro, 13 euro. Varie ulteriori tariffe e formule per gruppi e studenti
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Tel. 041-5218828