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Museo Civico di Rovereto presenta specie nuova di orchidea

Oggi in campo botanico gran parte delle nuove specie e sottospecie si individuano attraverso differenze minime, non visibili a occhio nudo, e accertabili solo attraverso l’indagine genetica;
la scoperta di un fiore nuovo per la scienza, che differisce dalle specie già descritte sia dal punto di vista morfologico che per l’habitat particolare, è fatto di per sé rarissimo.

Se poi il locus classicus è il bosco di nuova formazione a Erto (Friuli Venezia Giulia), a monte del laghetto residuo del Vajont,
sul pendio dilavato il 9 ottobre 1963 dall’immane ondata provocata dall’enorme frana staccatasi
dal monte Toc e finita nella diga, la scoperta scientifica si mescola con la storia e diventa rappresentativa della capacità della Natura di rigenerarsi.

È questo il caso della nuova orchidea Liparis loeselii subsp. nemoralis, descritta da Perazza, Decarli, Filippin, Bruna e Regattin
sull’importante rivista internazionale Journal Europäischer Orchideen, nel numero 44 (3) del 2012.
Giorgio Perazza, uno degli autori, membro del comitato scientifico della rivista del GIROS, Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee, illustra l’importante rinvenimento.
Perazza è conservatore onorario del Museo Civico di Rovereto e, in qualità di florista e coordinatore della Cartografia Orchidee Tridentine,
da anni contribuisce con le sue segnalazioni alla crescita della Cartografia Floristica del Trentino di cui la sezione botanica del Museo è capofila.

L’INDIVIDUAZIONE DELLA NUOVA ORCHIDEA
La scoperta di questa nuova orchidea è frutto, come spesso accade, di un lavoro costante di osservazione e mappatura del territorio
finalizzata a un “Atlante corologico delle orchidee dell’Italia nord-orientale”, voluto dal Museo Civico di Rovereto e di prossima pubblicazione,
nel corso del quale è scattata l’intuizione che è stata poi verificata con nuove ricerche sul campo e confronti con erbari di diverse parti d’Italia e d’Europa.

La specie Liparis loeselii in Italia è rarissima, seppur nota da tempo.
Per esempio la prima segnalazione in Trentino risale all’Ottocento (anche se lo stesso studioso che la scoprì, il rev. Ferdinando Paterno, fu anche accusato di averla estinta con la raccolta),
mentre la presenza in Veneto è stata accertata solo di recente nel Bellunese e segnalata da noi nel 2006.
Proprio in quell’occasione si erano notate alcune differenze morfologiche di quelle piante rispetto alla sottospecie nota,
differenze che però erano state attribuite a un adattamento dell’orchidea al diverso habitat, cioè aree boscate con fondo drenante e piuttosto asciutto
rispetto al consueto substrato di paludi e torbiere, o comunque zone umide.
Solo quando si è constatato che queste diverse caratteristiche, sia nell’habitus che nell’habitat rimanevano costanti anche in altre popolazioni
rinvenute in zone diverse, i ricercatori hanno pensato si trattasse di una nuova orchidea,
che è stata denominata Liparis loeselii subsp. nemoralis (dal latino nemus=bosco, appunto per l’habitat elettivo in cui la nuova entità risiede).

LOCUS CLASSICUS, HABITAT E CARATTERISTICHE
In Friuli già nel 1988 Paolo Filippin rinvenne una stazione di questa orchidea (allora non distinta) nei boschi di neoformazione in loc. Le Spesse, tra Erto e il residuo Lago del Vajont.
Il bosco ha ricolonizzato dal nulla il pendio che il 9 ottobre 1963 fu reso spoglio dal disastro della diga:
è una zona interessantissima dal punto di vista della flora, soprattutto per le stazioni orchidologiche, tanto che il noto botanico bellunese Cesare Lasen la definì “sito di preminente interesse orchidologico italiano”.
Sul piano emotivo si sarebbe tentati di pensare a una sorta di “risarcimento” o di “onoranza” che la Natura ha voluto dedicare alle vittime della sciagura,
alcune delle quali, mai ritrovate, è supponibile siano rimaste sepolte proprio lì.
Popolamenti della nostra orchidea sono stati rinvenuti in ambiente simile in altre località friulane caratterizzate da elevata umidità atmosferica,
dove piogge frequenti e nebbie compensano la relativa aridità superficiale del suolo.
Proprio queste caratteristiche costanti nella variante osservata in Veneto e Friuli, che la rende ben distinguibile dalla tipica L. loeselii per il portamento della pianta,
per la forma e la disposizione delle foglie e dei fiori, e per il diverso habitat, ci ha convinti che meritasse di essere descritta come taxon autonomo, a rango subspecifico.

Insomma una nuova orchidea, al momento nota come entità endemica nel panorama italiano.

LA CONSERVAZIONE
La Liparis loeselii era inserita nella lista rossa italiana come “gravemente minacciata”.
Il rinvenimento recente di altre nuove stazioni, sia pur in numero limitato, l’aveva fatta rientrare nella categoria “minacciata”, ma ora che è noto che si tratta di esemplari di una sottospecie diversa, la nemoralis appunto, il rischio ritorna più alto, in quanto il numero degli esemplari rappresentativi di ogni sottospecie è inferiore.
Areali, numero di stazioni e di individui accertati negli ultimi 10 anni andrebbero divisi e ricalcolati per le due distinte sottospecie.
La subsp. loeselii in Italia conta in totale solo ca. 75 individui in 8 microstazioni; è in rapido regresso e fortemente minacciata.
La nuova subsp. nemoralis (dati del 2012) conta circa 500 individui maturi nelle 2 stazioni principali del Friuli Venezia Giulia (più altri 4 in 3 microstazioni rimanenti) e altri 32 in Veneto.
Si può considerare “minacciata”. L. loeselii subsp. nemoralis necessita comunque di particolari attenzioni che ne garantiscano la sopravvivenza.
Ci si augura che le Amministrazioni competenti adottino le necessarie misure “attive” di salvaguardia, dato che Liparis loeselii è specie dell’Allegato II della Direttiva CEE FFH “Habitat” per cui i Paesi membri sono tenuti a istituire delle Zone di Conservazione Speciale. Particolare attenzione va dedicata alla tutela degli ambienti boschivi che ne rappresentano l’habitat.

Giorgio Perazza terrà una conferenza sulla nuova orchidea, nell’ambito del prossimo ciclo dei Giovedì della Botanica,
al Museo Civico di Rovereto, giovedì 28 febbraio 2013, ore 18.00-19.30

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http://www.museocivico.rovereto.tn.it/
http://www.sperimentarea.tv/

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