Prima tappa di uno sguardo verso l’America Latina, OPINIONE LATINA dà voce ad una dimensione estetica vivace, energica, esplosiva a tal punto da risultare non classificabile in un’unica corrente, ma capace di raccogliere e reinterpretare la realtà della ricerca visiva contemporanea.
La convivenza di espressioni eterogenee dà vita ad un panorama culturale vario, ricco di contraddizioni e stimoli in grado di restituire la complessità economica e politica di questi paesi. Urgenza sociale, senso di disorientamento e nostalgia, rivisitazione del passato, legame con la natura sono alcune delle tematiche affrontate dagli artisti presenti in mostra.
Josè Dávila, 1974 Messico. La ricerca di Dávila si inserisce nella dichiarata reinterpretazione dei modelli del Modernismo e Minimalismo. Homage to the Square è un omaggio critico ai lavori di Josef Albers che vengono potenziati e amplificati dall’intervento dell’artista messicano. Attraverso un’appropriazione consapevole ed analitica Dávila dilata l’intento del suo referente sovrapponendo alla pittura monocroma una serie di vetri quadrati che creano un’eco di colori di diverse tonalità date dalla luce che filtra in essi.
Gabriel De La Mora, 1968 Messico. Forte la dimensione temporale intrisa nei lavori di De La Mora, minuzioso e appassionato collezionista di plafond e garze di soffitti di edifici messicani di fine ‘800, scrupolosamente riassemblati su alluminio che danno vita ad una sperimentazione artistica che oscilla tra pittura, disegno e scultura, regalando una nuova eternità a questi resti densi di memoria di storie passate.
Jorge Pedro Núñez, 1976 Venezuela. Un gioco di parole e di riferimenti artistici, un tuffo nel Neoconcretismo attraverso una rivisitazione spaziale: Lygia Clark e Lucio Fontana sono i due referenti del lavoro Untitled (Fontana) che Núñez adotta per reinventare attraverso nuove forme la concezione dello spazio nell’arte.
Amalia Pica, 1978 Argentina. Nostalgia e umorismo nella sequenza di 35 mm slideshow Islands dell’artista argentina che vive a Londra. Un gioco sui simboli che gli europei spesso associano all’idea di America Latina, intriso di malinconia per un mondo lontano. Un ragazzo disegna un’isola con una palma su una distesa di neve. Il secchiello diventerà la sua noce di cocco. Pica lavora con sculture, disegni, proiezioni che spesso suggeriscono la carenza di sistemi standardizzati di comunicazione.
Wilfredo Prieto, 1978 Cuba. Tre piccoli lavori così densi da evocare mondi di soprusi e violazioni (Apartheid), di egemonie politiche e repressioni (Pinochet), di società moderne globalizzate (Coca-Cola). I jigsaw piece di Prieto implodono nella loro forza espressiva ed evocativa. L’artista cubano capace di grandi opere monumentali conserva ed amplifica la sua energia creativa in una piccola e preziosa tessera di un puzzle che assurge così ad icona di critica sociale, politica ed economica.
Thiago Rocha Pitta, 1980 Brasile. Movimento, trasformazione, armonia con la natura sono le sensazioni evocate dall’artista brasiliano. Due istanti di una goccia di miele che fluisce su un terreno roccioso, il colore ambrato, il scintillante riflesso del sole, trasmettono l’ingenuo stupore che ci fa percepire l’appartenenza ad un processo naturale in fieri. Il lavoro di Rocha Pitta evoca il senso di impermanenza che il potere infallibile della natura, per noi ancora denso di incertezze, esercita ininterrottamente diventando così coautrice insieme all’artista.
Martin Soto Climent, 1977 Messico. Con un semplice gesto creativo Soto Climent restituisce un nuovo vocabolario dei segni: nel suo lavoro oggetti domestici quotidiani sono investiti da un’inaspettata potenza estetica. Tensione tra movimento e spazio, forza di separazione e attrazione, elemento maschile e femminile sono energie contrapposte che dialogano nei suoi lavori, viste non come elementi in contrasto, ma come due parti complementari che si autodefiniscono a vicenda.
Antonio Vega Macotela, 1980 Messico. L’impenetrabile codice comunicativo usato dai trafficanti messicani si trasforma in un’installazione di sapore quasi sacro, un inno di reverenza e timore. Murmurs, sussurri, mormorii che trapelano dalle pagine de El Sol de Mexico. L’artista apprende da un narcos prigioniero il codice anamorfico utilizzato per comunicare con l’esterno. Solo inginocchiandosi ed avvicinandosi al muro i messaggi si svelano, costringendoci ad una posizione che evoca una preghiera o un presagio di una crudele esecuzione, rendendoci così complici o condannati.
OPINIONE LATINA |1
Jose Dávila, Gabriel de la Mora, Jorge Pedro Núñez, Amalia Pica, Wilfredo Prieto, Thiago Rocha Pitta, Martin Soto Climent, Antonio Vega Macotela
Inaugurazione Mercoledì 30 Gennaio ore 19
Fino al 30 Marzo 2013
Orari di apertura: martedì – sabato dalle 11 alle 19:30
FRANCESCA MININI
VIA MASSIMIANO 25
I-20134 MILANO
T +39 26924671
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