Il doppio padiglione di Pietromarchi tra giochi generazionali e raccolta fondi “porta-a-porta”
Senza dubbio la presentazione del padiglione Italia, alla prossima Biennale di Venezia, è stata decisamente più noiosa rispetto alla conferenza firmata da Vittorio Sgarbi per l’edizione 2011. Allora se ne videro delle belle, come il critico ferrarese che, urlando come un’aquila, diede del raccomandato-figlio di papà a Ludovico Pratesi, colpevole, in quell’occasione, solo di aver mostrato delle perplessità sulle scelte curatoriali.
Anche in questo caso la conferenza è stata una conferenza fiume, guidata dal curatore del Padiglione, Bartolomeo Pietromarchi e da Maddalena Ragni, direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanea nonché commissario del Padiglione. Ma veniamo al programma vero e proprio che il direttore del museo Macro ha deciso di portare in laguna. Per quest’edizione l’Italia alla Biennale sarà doppia, perché il tema del doppio, nel dialogo costante tra generazioni diverse di artisti, è il cavallo di battaglia. A essere proposto, ha spiegato Pietromarchi, è «un itinerario nell’arte italiana di ieri e di oggi attraverso un dialogo tra artisti di generazioni diverse arrivato ad un punto di definizione attraverso l’individuazione dell’idea del doppio che in qualche modo ritroviamo in tante manifestazioni artistiche e culturali italiane. E che diventa una struttura concettuale, attraverso la quale raccontare l’arte contemporanea italiana degli ultimi trent’anni, tramite la selezione di un numero limitato di artisti in dialogo tra loro».
Proprio per questo a Venezia, il prossimo giugno, nel padiglione Italia, intitolato “Vice versa”, sarà messo in luce il rapporto dialettico tra tragedia e commedia interpretato dagli artisti Piero Golia e Sislej Xhafa. Inoltre, verrà illustrato uno sguardo sul paesaggio sospeso tra visione e memoria, che emergerà dalle opere di Luigi Ghirri e di Luca Vitone. E poi, ancora, a spiccare in laguna, sarà il rapporto con la storia declinato tra dimensione personale e collettiva attraverso le creazioni di Fabio Mauri e Francesco Arena. Gli altri artisti invitati sono Massimo Bartolini, Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini e Marco Tirelli. Le mostra presenterà, in tutto, opere per lo più prodotte appositamente per l’occasione: installazioni, sculture, dipinti, performance, interventi sonori e ambientali, collocate all’interno e all’esterno del Padiglione.
Ma c’è una vera novità per quest’edizione. In tempi di crisi economica, anche l’arte contemporanea accusa i colpi, risente della mancanza di denaro, del calo dei collezionisti, seppur quelli puri resistano ancora, ma sostanzialmente registra, come tutto l’ampio scenario culturale, una flessione negativa. Che fare allora? Semplice, trovare altri fondi di liberi cittadini che amano l’arte. Il progetto conta al momento su un finanziamento di 600mila euro, di cui una parte copre i servizi messi a disposizione dalla fondazione Biennale e una parte i costi di realizzazione veri e propri.
La ricetta per trovare altro money è il “Crowdfunding”, o raccolta di fondi tra la folla, per rendere merito alla lingua italiana. Un percorso di finanziamento sulla scia di alcune recenti esperienze internazionali di successo, come la campagne ‘Tous Me’ce’nes’ del Louvre, che permetterà dal 12 febbraio a chiunque di partecipare attivamente al sostegno della manifestazione. «Il nostro primo obiettivo – rivela Pietromarchi – è quello di raggiungere 50mila euro. Tra gli impegni principali c’è quello di coadiuvare le produzioni degli artisti. E poi quello di formare dei mediatori culturali che possano accompagnare il pubblico all’interno della mostra interpretandola».
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