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Ecco i progetti espositivi del Museo per l’Immaginazione Preventiva del MACRO di Roma

Soshiro Matsubara, Last Night II, 2020, ceramica smaltata, lampadine, e cavi, 25 x 24 x 10 cm, courtesy l’artista e Croy Nielsen, Vienna.

Il MACRO di Roma presenta il Museo per l’Immaginazione Preventiva: il nuovo palinsesto editoriale in cui il museo è associato all’idea di un magazine tridimensionale, mentre le sue sale assumono l’identità di specifiche rubriche, destinate a ospitare autori e linguaggi eterogenei spingendosi verso territori non convenzionali, connessi al mondo dell’arte.

Il Museo per l’Immaginazione Preventiva – ideato dal direttore artistico del MACRO, Luca Lo Pinto – prosegue, dopo la prima mostra Museo per l’Immaginazione Preventiva — EDITORIALE (17 luglio – 27 settembre 2020), che era stata concepita come manifesto ideale, con otto progetti espositivi autonomi che disvelano le rubriche di una rivista vivente, i cui contenuti andranno a modificarsi nel tempo. L’idea è di fare della mostra un medium attraverso il quale ripensare lo spazio del museo, far dialogare artisti di generazioni diverse, facendo riflettere sul ruolo di una collezione pubblica d’arte contemporanea nel XXI secolo e infine indagare linguaggi e processi sperimentali. Il progetto proseguirà fino alla fine del 2022.

Gli otto progetti espositivi, i quali apriranno contemporaneamente non appena la situazione sanitaria lo consentirà, che trasformano le sale del museo in pagine di un magazine, daranno voce ad autori e linguaggi eterogenei, soprattutto non convenzionali e poco rappresentati, ma ovviamente connessi al mondo dell’arte.

Wolfgang Stoerchle, Exchange of Clothes, marzo 1970 c.. Performance, Storke Plaza, University of California in Santa Barbara. Courtesy Wolfgang Stoerchle Estate / Carol Lingham.

Nell’ala nuova del MACRO, la sezione SOLO/MULTI ospita la prima personale in un’istituzione museale italiana di Nathalie Du Pasquier (1957). Intitolata Campo di Marte, la mostra è concepita come un Gesamtkunstwerk – una “sinfonia silenziosa” nelle parole dell’artista – che comprende un corpus di un centinaio di opere realizzate dagli anni Ottanta fino a oggi. Superando l’idea tradizionale di antologica, la mostra si confronta con la vastità della sala che la ospita, divenendo un’unica grande installazione dinamica e multiforme. L’artista trasforma l’ambiente in uno scenario unico dove il visitatore è invitato a confrontarsi con dipinti, disegni, stampe e costruzioni tridimensionali, accostati secondo logiche diverse.

La sezione RETROFUTURO mette in dialogo le voci di dodici giovani artisti per ripensare la collezione del museo come punto di partenza di una collezione in divenire dedicata alle nuove generazioni. Wolfgang Stoerchle (1944- 1976), protagonista della scena californiana degli anni Settanta, è la prima delle figure irregolari al centro della sezione ARITMICI, dove una mostra ne ripercorre il lavoro, tra performance e video.

Simone Carella (1946-2016) regista e animatore del panorama culturale romano, è invece il protagonista di POLIFONIA, sezione di monografie sperimentali che seguono i metodi dell’improvvisazione musicale. Con la mostra Io poeto tu la vita e l’opera di Carella sono raccontate da un coro a più voci – da opere di artisti a testimonianze e materiali di archivio reinterpretati in forma di video – che ne fa emergere la risonanza in altre pratiche e generazioni.

Ritratto di Simone Carella

Seguono le sezioni IN-DESIGN con Boy Vereecken, graphic designer belga invitato a reinterpretare la propria pratica portando in mostra i soggetti originali di alcuni dei suoi principali progetti; MUSICA DA CAMERA, dove viene messo in mostra l’universo sonoro dell’intero catalogo di una produzione che copre venticinque anni di ricerca musicale guidata da Peter Rehberg, una delle figure più influenti della scena elettronica sperimentale; PALESTRA, inaugurata da Soshiro Matsubara (1980) con opere d’arte non ancora del tutto compiute. Per concludere con STUDIO BIBLIOGRAFICO, la sezione dedicata all’universo editoriale, la cui prima mostra è dedicata a Playmen (1967 – 2001), tra le prime riviste del filone erotico soft-core in Italia.

Parallelo all’attiva espositiva del museo, il nuovo palinsesto editoriale è accompagnato da AGORÀ, un programma di incontri a cadenza irregolare che fa da motore discorsivo del MACRO.

Playmen, agosto 1968, quarta di copertina

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