Già dal titolo L’estasi dell’influenza si propone come una raccolta irresistibile di storie, saggi, greatest hits, meditazioni, polemiche e interviste. Riflette su di un ventaglio di argomenti a partire dal sesso nel cinema per arrivare ai fumetti, ai graffiti sui muri, passando da Bob Dylan al cyberpunk, dall’11 settembre a Marlon Brando. Un libro che – rovesciando l’ormai storicizzata ‘angoscia dell’influenza’ di Harold Bloom – fa del rapporto con i maestri, della citazione, del plagio, e della contaminazione tra generi, libri, canzoni, fumetti, film, un vero e proprio stile di vita. Un libro provocatorio che ha acceso il più vivace dibattito culturale in Usa degli ultimi venti anni.
Quale è il ruolo dello scrittore – se ha un ruolo – nella cultura contemporanea? Quello della termite o quello dell’elefante? La termite “procede incessantemente a mangiucchiare i suoi confini e, nella metà dei casi, lascia alle proprie spalle segni di un’alacre, industriosa e rudimentale attività”.
Gli elefanti bianchi si sentono “obbligati ad aggirarsi con fare autorevole, disdegnando ogni occasione di giocosità e distrazione, irrigidendosi in un encausto di spocchia nell’attesa che la giusta giovane termite, che aspira a essere elefante, cominci a sparare loro con un fucile da caccia grossa.”
Naturalmente i due modelli – la termite e l’elefante – possono sovrapporsi e incrociarsi, anche in uno stesso scrittore e persino nello stesso Jonathan Lethem. Ma non c’è dubbio che – nonostante qualche legittima aspirazione all’elefantismo bianco – Lethem in questa raccolta di saggi – definita “una specie di autobiografia”,– mostri una passione spiccata per il termitismo, senza celare una certa fascinazione per qualche
sporadico elefante. Perché le termiti agiscono “là dove latita il riflettore della cultura”; “possono essere testardi, sciuponi, ostinatamente autoreferenziali, impegnati a fare arte in perdita senza curarsi di quel che ne viene”.
L’ Estasi dell’influenza è una straordinaria autobiografia intellettuale che, senza sogni di elefantismo, è un po’ anche la fantasiosa, geniale e involontaria biografia della nostra cultura.
Jonathan Lethem, nato a Brooklyn nel 1964, è uno dei maggiori scrittori statunitensi. Cresciuto leggendo Calvino e la Highsmith, Dostoevskij e Ray Bradbury, nei suoi romanzi attinge scrupolosamente da registri diversi, dal noir hard boiled alla fantascienza, dal western classico all’avantpop, dando voce agli aspetti infiniti della realtà americana post-apocalisse. E’ autore di otto romanzi bestseller, fra cui Chronic City, The Fortress of Solitude e Motherless Brooklyn. Vincitore della MacArthur Fellowship e del National Book Critics Circle Award, Lethem ha pubblicato racconti e saggi, fra gli altri, sul “New Yorker”, “Harper’s”, “Rolling Stone”, “Esquire” e il “New York Times”. Dal gennaio 2011 si è trasferito in California per ricoprire l’incarico di docente di scrittura creativa all’Università di Pomona, la cattedra che era stata di David Forster Wallace. www.jonathanlethem.com
Jonathan Lethem
L’estasi dell’influenza
Traduzione di Gianni Pannofino
Collana Overlook, Pag. 610, € 23,00
In libreria dal 13 febbraio 2013
“ Una specie di autobiografia ” National Post