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Conference call sul bilancio Sotheby’s 2012

Conference call, ieri sera in seconda serata, per la presentazione del bilancio Sotheby’s 2012. In diretta audio da New York, il CEO della casa d’aste Bill Ruprecht ha snocciolato dati e cifre fotografia dei risultati di aste e dintorni, core business di una società che distribuisce dividendi e che è attiva anche in altri settori, dal commercio di diamanti al real estate.

Meno 8% il dato del fatturato 2012 rispetto all’anno precedente, in termini assoluti una perdita nei guadagni di oltre 63 milioni di dollari. A soffrire di più sono proprio le vendite in asta sebbene, assicura Ruprecht, “le offerte per i capolavori dell’arte continuino a essere robuste in tutto il mondo”. A essere in discussione in effetti non è tanto l’appetito per le opere della più alta qualità anche a prezzi stratosferici, quanto piuttosto il metodo stesso dell’asta pubblica. Fondata nel lontano 1744, Sotheby’s, come anche la competitor di sempre Christie’s, ha fin dagli inizi fatto delle battute d’asta il proprio fiore all’occhiello. Almeno fino a oggi. O meglio, fino a qualche dozzina di mesi fa, quando il settore delle cosiddette private sale, ossia degli acquisiti perfezionati lontano dagli occhi indiscreti delle prestigiose e seguitissime Evening Sale, ha cominciato a farsi sentire.

L’evidenza dell’importanza strategica del settore private è anche nei risultati di bilancio: “il declino dei guadagni derivanti dalle commissioni d’asta è in parte compensato da un incremento di $6,8 milioni (pari al 10%) dei guadagni delle commissioni per le vendite private”. Un dato da non prendere sottogamba, tanto che, durante la conferenze call, un giornalista si è spinto a chiedere: “non è che il settore private finirà per cannibalizzare quello delle aste?”. Una preoccupazione forse eccessiva, eppur lecita, negata da Ruprecht che ha posto l’accento su quella che lui stesso ha definito “una struttura unica” in cui “è lo stesso gruppo di persone a occuparsi di aste e di vendite private”.

Se il destino delle aste pubbliche più famose e longeve al mondo è messo in discussione, un fenomeno su cui tutti sembrano concordare è l’allargamento progressivo del mercato dell’arte. “Durante il 2012 abbiamo ricevuto offerte da 120 diversi Paesi. Abbiamo 90 uffici in giro per il mondo, siamo gli unici a organizzare aste a Doha, in Quatar, così come siamo i soli ad avere una presenza ufficiale in Brasile e Argentina”. Sebbene, ammette Ruprecht, “il Brasile ci interessa molto perché è pieno di persone con enormi ricchezze e molte delle offerte più consistenti del 2012 sono arrivate proprio dal Brasile”, l’attenzione di Sotheby’s per il 2013 sarà ancora rivolta alla Cina.

“Vogliamo aumentare la nostra presenza in Cina e approfondire le relazioni con i collezionisti d’arte cinesi in diversi modi concreti” continua Ruprecht. Come? Partendo dall’introdurre la lingua cinese sul sito Sothebys.com, espandendo i nostri uffici a Hong Kong, aumentando il numero di aste e di trattative private in tutta l’Asia, e infine investendo sullo staff che si occupa della clientela asiatica.

Un obiettivo ambizioso, che tocca tra gli altri uno dei punti su cui Sotheby’s baserà la propria strategia anche in Occidente: la cura del cliente. “Abbiamo totalmente rivisto i nostri servizi post-vendita rivolti al cliente – spiega Ruprecht – vogliamo facilitare e rendere sempre più personale l’esperienza del singolo compratore”. Forse anche assecondando la richiesta di confidenzialità avanzata sempre più spesso e raccolta dal settore delle private sale: “siamo i primi ad aver destinato una parte dei nostri quartier generali di New York e Hong Kong, ed entro l’anno anche di Londra, a ospitare mostre per il settore private”. Esposizioni di singoli artisti o affidate alla curatela di riconosciuti tastemaker, potrebbero fare di Sotheby’s, così come di Christie’s che si allinea alla tendenza, una realtà sempre più simile a una galleria d’arte che a una casa d’aste.

Prima che la trasformazione possa essere del tutto avvenuta è tuttavia facile pensare che molti altri cambiamenti possano modificare il panorama economico mondiale, i flussi di denaro percorrere nuovi alvei e nuove sfide rigenerare di nuova linfa l’antico rito dell’asta pubblica.

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