Milano. Una primavera neonata dà il benvenuto alla mostra fotografica “The Little Black Jacket” firmata dall’immortale Karl Lagerfeld in qualità di Direttore creativo a vita della maison Chanel, in collaborazione con il Direttore creativo di Vogue Paris Corine Roitfeld. L’undicesima di dodici tappe del tour mondiale. Nonostante non fosse l’ultima poteva comunque essere “la goccia che fa traboccare il vaso”. Un vaso già ricolmo di fascino ed eleganza, pieno di significati ma allo stesso tempo di superfluo. D’altronde in un epoca magra e monocromatica come quella attuale, l’unico sollievo per gli occhi rimane l’arte e i suoi surrogati. E invece…
Una location espressiva nei pressi del cuore metropolitano milanese, la Rotonda della Besana accoglie tutti con un ingresso sobrio e floreale. Monolitici impiantati nel prato attorniati dal candore dei fiori bianchi fanno da preambolo. All’interno, in contrasto con la giornata di sabato 6 Aprile 2013, (prima giornata aperta al pubblico) i bagliori noir soffusi di una chiesa sconsacrata ma ben conservata. Un fruscìo confuso faceva da colonna sonora al percorso fotografico. Per la maggior parte in bianco e nero, volti noti maschili e femminili osservavano il pubblico a sua volta osservante. Sguardi profondi e austeri facevano rima con le pose semplici e sensuali. La protagonista è la “piccola giacca nera”, di principio maschile, che fu ridisegnata su misura per rivestire la silohuette della donna. Una donna intraprendente e sofisticata. Numerose le modelle, gli stilisti, gli attori che hanno prestato la loro presenza per la realizzazione di questo shooting fotografico. 133 scatti posizionati sulle mura slanciate della chiesa, una dopo l’altra si lasciano guardare con facilità e senza dare troppo il senso della monotonìa. Infine, tra la sfilata di sguardi e busti, ci coglie di sorpresa la porzione finale della navata centrale, volutamente più buia e illuminata solo da sequenze colorate tipiche della Popart di Lichtenstein. L’effetto punto benday e quattro colori (viola, blu, giallo e rosso) caratterizzano gli scatti triplici collocati a coppie lungo il perimetro dello spazio. Per ciascuna modella corrispondono 3 scatti: corpo intero, mezzo busto e “vogue” (solo viso). Il percorso riprende per poi “interrompersi” con una parete dedicata a Yoko Hono Lennon e alla sua vita, accompagnata da un omaggio video in cui viene proposto il “making of” dello shooting. Lei, impegnata in una danza dolce e scattante, sensualmente ondeggiante e solitaria. “La bambina dell’oceano” (significato del suo nome) sembra manifestarsi proprio in quella serie di movimenti che la rappresentano in tutto e per tutto: onde che accarezzano energicamente le rocce. Ultimi metri quadri di fotografie in cui si scorgono volti noti dell’ hip hop e volti di bambini a detta di molti “tra i più aristocratici” e infine, “lo scatto d’impatto”. Anna Wintour, Direttore creativo di Vogue America. A differenza di tutte le altre donne in posa, lei è di spalle. La si riconosce anche senza leggere il cartellino. Svariati significati potrebbero celarsi dietro una foto del genere. Caschetto inconfondibile, posta di spalle sembra quasi che si ponga nelle condizioni del pubblico, talvolta critico e spietato e tavolta accondiscendente e facilmente influenzabile. Si sa, da sempre il suo occhio acuto e geniale ha creato scompiglio nel mondo della moda. Che voglia, anche in questa occasione, dire la sua con questo scatto? Seppur lontana dalle recensioni canoniche, la mostra sembra apparire visivamente magica ma priva di un fattore che lasci quel sapore di stupore e sorpresa che forse tanto ci si aspetta dalla fascinosa maison di Chanel. Soprattutto dopo aver visto le foto delle precedenti dieci tappe.