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Per ricordare Mariangela Melato: all’Elfo Puccini‏

Lunedì 22 aprile il Teatro Elfo Puccini ricorda Mariangela Melato con una serata in collaborazione con il Comune di Milano e Corriere della Sera. Verrà proiettato su grande schermo Il dolore, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Genova, per la regia di Massimo Luconi, di cui l’attrice è stata indimenticabile protagonista. Con questo titolo, che Mariangela Melato ha desiderato fino all’ultimo portare sul nostro palcoscenico (era in programma per il novembre scorso), l’Elfo vuole far rivivere “la passione vivissima, lucida, tesa per l’arte della scena che ha che aveva in Mariangela il segreto e la risorsa più inviolabile ma, al tempo stesso, a disposizione di tutti”.
Saranno presenti alla serata Anna Melato, Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Massimo Luconi e Maurizio Porro.
Il Dolore verrà pubblicato come decima e ultima uscita della collana edita dal Corriere della Sera “Il grande teatro di Mariangela Melato”.

Non si tratta di un testo teatrale, ma di un diario-romanzo che Marguerite Duras scrisse in prima persona, prendendo spunto da un drammatico periodo della sua vita. Entrata insieme con il marito Robert Antelme nella Resistenza antinazista (il loro gruppo era comandato da François Mitterand), la Duras trascorse, infatti, i lunghi mesi tra il giugno 1944 e il periodo immediatamente seguente la fine della guerra in attesa del marito, arrestato con la sorella dai nazisti e deportato a Dachau.
È in questa cornice storica che si consuma una tragedia insieme personale e universale. In una Parigi primaverile, in festa per la fine del conflitto mondiale, Marguerite si aggira sconvolta, come molte altre donne dei prigionieri e dei deportati che attendono notizie dei loro uomini.
Ansia e speranza, gioia e dolore; ma intanto l’esistenza di ogni giorno prosegue, perché – dice la Duras – si è costretti comunque a vivere.

Maurizio Porro aveva introdotto così le repliche milanesi previste per novembre:
«Il dolore ha scosso il pubblico da Firenze a Napoli a Roma a Genova sia per l’eterna, crudele intensità del tema affrontato dall’autrice Marguerite Duras – l’attesa di una persona cara che non tornerà – sia per la prova di Mariangela, alle prese con un personaggio che riesce a rendere realistico e simbolico, presente e lontano, astratto e concreto, sanguinante e cicatrizzato. Uno dei suoi risultati migliori in un momento di maturità che l’aveva vista anche trionfare nello spettacolo ibseniano di Ronconi. Dall’Anima buona di Sezuan alla Casa di bambola a questa donna in attesa, tre ritratti di donne che soffrono a nome di tutti a diverse latitudini di storia, etica e geografia.
La Duras scrive di cose che conosce bene: la scrittrice di “Hiroshima mon amour”, che ha lavorato al cinema non solo con Resnais ma anche con Peter Brook e Renè Clèment, fece parte della Resistenza francese nel 1943 nel gruppo al comando di Francois Mitterand, ma l’anno dopo suo marito e sua sorella furono deportati a Dachau. In bella calligrafia minuta e regolare, la Duras ha riportato questa esperienza su un quaderno nel silenzio della memoria e 40 anni dopo la materia ha ripreso vita in teatro con un grande successo parigino che ora si è trasformato in un’acclamata serata d’onore per la Melato.
Sola, con un grande albero sullo sfondo, senza un secondo di retorica, senza una lacrima, l’attrice vive la drammatica solitudine dell’attesa e come sempre ha scelto questa esperienza che ogni sera la lacera dentro in diretta, proprio per cambiare registro, dopo tre stagioni allegre col suo musical autobiografico da camera. “E’ la prima volta che scelgo il monologo, in genere preferisco non essere sola sul palco e interagire coi colleghi” diceva l’attrice che ha lavorato con Fo, Ronconi, Strehler e Visconti “ma il testo della Duras è bellissimo, forte, con una scrittura scarnificata e quasi essenziale che si sintonizza col mio carattere personale e anche con quello di attrice che tende a raggiungere la misura senza esagerare, con qualcosa da parte della scrittrice di secco e sbrigativo che sento anche vicino a me”. Lo spettacolo, allestito dal regista Massimo Luconi, è anche un’indagine, ben localizzata nel tempo e nello spazio, dell’animo femminile, sempre più attuale ogni giorno che passa. “Si parla di tutte le donne contro senza distinzione di classe, nazione, colore della pelle. L’attesa che vive la protagonista del Dolore è identica a quella di tutte le donne del mondo che aspettano, non solo nei momenti di guerra ma anche in quelli di abbandono, di sofferenza interiore e testimonia una capacità di sofferenza che mi ha molto colpito e che riconosco come tratto femminile specifico. Non mi interessa tanto il racconto della storia ma l’arrampicarmi da sola in scena dentro lo stato d’animo di questa donna comune a tante altre: l’eterno destino dell’attesa, quell’essere fragilissime nella sensazione dell’abbandono, della paura del dolore, ma insieme in realtà tenaci come solo le donne sanno essere”.»

Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano – Durata: 80′- INGRESSO LIBERO – Info: 02/0066.0606

Elfo Puccini | sala Shakespeare | 22 aprile, ore 21.00
serata in collaborazione con Comune di Milano
e Corriere della Sera
ingresso libero

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