DI SPADA E DI PENNELLO
Venaria Reale (Torino). Non fa a tempo Lotto a tornare nelle Marche che dalla Calabria arriva Mattia Preti. Spada sguainata e pennello in mano, il Cavalier Calabrese (di Vittorio Sgarbi e Keith Sciberras) al completo per il quarto centenario dalla nascita. Una mostra per ripercorrere tutta l’evoluzione stilistica dell’artista-armato (o cavalier-pittore), quello che era solito “finito di dipingere andar per strada con la spada al fianco e fare professione d’armi”, quello che spesso ritrarrà se stesso con i simboli del pennello e della spada. Un percorso che inizia e si esaurisce nel Seicento, morirà nella “sua” Malta nel 1699. Una ricerca artistica che si divide tra primo caravaggismo e compiuta teatralità barocca nella maturità. Cinque sezioni allestite nelle Sale delle Arti della Venaria Reale nei piani alti della Reggia di Diana. Non poteva essere scelto posto migliore: magnificenza architettonica sei-settecentesca e pathos teatrale di pittura barocca. Un dialogo conturbante addolcito dalla vista sui Giardini all’Infinito che sembrano salire sulle Alpi, il Gran Paradiso e poco più in là il Monviso.
Quaranta tele per rievocare l’epopea del Cavalier di Taverna. Scene e atmosfere del tempo. Fonti, influenze ed esiti della sua ricerca pittorica. Da quell’iniziale “moda caravaggesca” romana passando per le influenze della scuola emiliana fino alla definitiva consacrazione della “macchina trionfante” del barocco italiano. Quella vibrante Maniera eroica che coglie lo spirito euforico post vittoria cristiana nella Battaglia dei Dardanelli (1656) sui Turchi. Virtuosismi, violenti chiaroscuro e forme monumentali. Storie sacre, allegoriche e mitologiche. Scene di martirii d’impatto e violenza.
Un degno omaggio al Cavalier Calabrese troppo spesso confuso nell’informe groviglio del “caravaggesco”. Son passati giusto giusto cent’anni da quando Roberto Longhi scovò il Preti tra il caos degli pseudo/seguaci del Merisi. Ed eccolo qua ora il pittore di Taverna accompagnato dai vari Lanfranco, Ribera, Manfredi, Mola, Guercino e Giordano più l’inimitabile Caravaggio della Doria Pamphily di Roma. Il mitico “Riposo durante la Fuga in Egitto” che da solo appanna qualsiasi altra opera a confronto. Un Caravaggio giovanile che folgora il Preti, principio da cui tutto prende forma: la maniera di Preti e l’esposizione in questione. Con il Merisi condividerà luoghi come Roma, Napoli e Malta facendone uno dei più insigni successori. Il virar verso “i padani” e il gusto barocco crescente lo renderanno indipendente e a sua volta maestro sulla scena italiana. Spalancò le porte del secolo d’oro partenopeo legando il Caravaggio a Luca Giordano. Poi l’isolamento artistico a Malta da fedele Cavaliere dell’Ordine. Un esilio volontario: quarant’anni e un pennello per “servire la croce di grazia che gli era stata assegnata”. Una missione divina.
Il “Riposo durante la fuga in Egitto” di Caravaggio
SEZIONE PRIMA – Musicisti e Giocatori d’azzardo
Giunto a Roma intorno al 1630, il giovane Mattia Preti guarda con curiosità ai vari stimoli artistici della città papale, caratterizzati dal “naturalismo” derivato direttamente da Caravaggio e dalla sua scuola. I suoi primi dipinti, alcuni dei quali realizzati ancora in collaborazione con il fratello Gregorio, mostrano chiaramente l’ammirazione per le opere della prima generazione degli artisti caravaggeschi come Bartolomeo Manfredi (1582-1622), Valentin de Boulogne (1591-1632) e Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto (1591-1652). Come questi ultimi popola i suoi quadri di scene di genere con musicisti, soldati, giocatori d’azzardo e concepisce narrazioni religiose caratterizzate da un forte realismo e da accentuati contrasti chiaroscurali. Il naturalismo che attrae l’artista calabrese è basato essenzialmente sulla raffigurazione di personaggi reali tratti dall’ambiente circostante, nelle botteghe e nelle taverne, riprodotti in pose e gesti spontanei e modellati con forti contrasti di luce e ombra. Preti è stato uno degli ultimi artisti ad abbracciare la “moda caravaggesca”, seguendola con forte aderenza per tutti gli anni ’30 del Seicento, chiudendo così la stagione caravaggesca a Roma.
SEZIONE SECONDA – Racconti ed emozioni
Durante il lungo periodo romano e anche a seguito di un presunto viaggio nel Nord Italia, Preti, artista eclettico ed attento alle novità, si allontana gradualmente dalla “moda caravaggesca”, per aprirsi alle nuove correnti artistiche che ricercano uno stile più dinamico e una maniera monumentale, drammatica e in alcuni casi teatrale: il barocco. In particolare è influenzato dai modi e dalle tecniche degli artisti di scuola emiliana come Giovanni Lanfranco (1582 – 1647), il Guercino (1591 – 1666) e dall’esuberanza cromatica di Pietro da Cortona (1596-1669). L’impronta della maniera di Lanfranco sulla produzione giovanile di Preti è evidente nelle modalità compositive, nella volumetria delle figure, nel trattamento argenteo degli incarnati e nell’uso della terra bruna come mezzo tono. Tuttavia la maggior fonte di profonda ispirazione è il Guercino. Le opere esposte attestano l’intima connessione tra i modi dei due artisti e in particolare interesse di Preti per le composizioni caratteristiche del Guercino, i cosiddetti “recitativi”, in cui – con un taglio d’immagine orizzontale – due o più figure a mezzo busto si fronteggiano nell’atto di interpretare un episodio di storia sacra, mitologica o allegorica, in un dialogo di sguardi e gesti che trova affinità col recitar cantato del melodramma lirico. La riproposizione degli schemi del Guercino anche nelle opere tarde di Preti indusse il critico d’arte settecentesco Bernardo De Dominici, che conobbe l’artista calabrese ormai anziano a Malta, a ipotizzare che ne fosse stato addirittura allievo.
SEZIONE TERZA – Volti e protagonisti
Preti è essenzialmente pittore di ampi cicli decorativi e autore di centinaia di imponenti pale d’altare, ma eseguì anche dipinti da cavalletto dalle dimensioni più contenute per committenti privati. Tali opere, caratterizzate da soggetti a mezzo busto o a tre quarti, seguono schemi compositivi analoghi a quelli adottati con successo e resi popolari da altri grandi artisti del periodo, come Ribera, lo stesso Guercino, Pier Francesco Mola (1612-1666) e Giovanni Battista Beinaschi (1636-1688). Come emerge dalle opere presentate in questa sezione, i tipi dei personaggi dipinti da Preti rimangono costanti nel corso di tutta la sua lunga vita artistica fino agli anni della maturità, conservando la forte modellazione tonale delle figure e le tipologie umane radicate già a partire dai primi anni romani. Il semplice confronto tra le opere giovanili e quelle mature mostra, nonostante i cambiamenti nella maniera stilistica, le stesse caratteristiche facciali e gestuali.
SEZIONE QUARTA – La maniera trionfante
Dalla fine degli anni ’40 le opere di Mattia Preti acquisiscono nuovo pathos e una più dinamica e drammatica teatralità, abbracciando lo spirito della macchina barocca trionfante allora prevalente a Roma. Perfeziona il suo stile e, come ogni grande maestro, sceglie di distinguere nettamente la sua maniera da quella altrui. Ciò è soprattutto evidente nei dipinti raffiguranti scene di martirii, di grande impatto e violenza, che eseguì alla metà del Seicento, in particolare durante i suoi ultimi anni romani e poi a Napoli, dal 1653 al 1661. Rappresentando l’estremo atto del sacrificio in tale maniera trionfante, egli fa emergere l’eroismo dei personaggi.
A Napoli, e poi a Malta – dove si trasferisce nel 1661 – egli dipinge anche un certo numero di grandi scene nella maniera trionfante, derivanti dai suoi interessi per la pittura neoveneta. Infatti in quegli anni a Malta, che aveva giocato un ruolo fondamentale nella vittoria cristiana sui Turchi nella battaglia dei Dardanelli (1656), l’espressione artistica riflette direttamente il vittorioso clima politico e militare, manifestandosi in tale maniera trionfante. I Cavalieri dell’Ordine di Malta trovano in Preti l’artista che meglio riesce a rappresentare nella sua arte questo spirito “euforico”. La Maniera eroica di Preti ha in sé il potere di coinvolgere lo spettatore, di deliziarlo con il suo straordinario virtuosismo, il vibrante chiaroscuro, le forme monumentali e la forte struttura compositiva. Queste opere, molto intense, confermano appieno la capacità di Preti nel distribuire le figure su tele di grandi dimensioni in vaste composizioni orizzontali, utilizzando intensi lampi di luce e vibrante movimento. Il metodo di lavoro di Preti è veloce e diretto. L’immediatezza di esecuzione e la sua spontaneità impulsiva sono il segreto del suo successo. Il pennello si posa sulla tela con un’audace sicurezza di tocco propria dei grandi maestri, lavorando con una competenza tecnica che dimostra piena padronanza delle potenzialità del mezzo della pittura, sia ad affresco sia ad olio. Questa velocità e facilità di esecuzione lo accomuna al più giovane Luca Giordano (1634-1705), con il quale ha fecondi scambi durante il periodo napoletano, che apriranno la pittura partenopea al nuovo travolgente linguaggio barocco.
SEZIONE QUINTA – Eroine e la Virtù Stoica
Mattia Preti ha anche dipinto un gran numero di soggetti femminili, traendo ispirazioni dalle eroine della tradizione biblica e della mitologia classica, inserendole in contesti che ne esaltano la virtù. Tali soggetti, realizzati per una committenza molto raffinata, erano anche particolarmente adatti per i dipinti della maniera trionfante, realizzati da Preti, specialmente a Napoli ed a Malta. Il pittore raffigura donne come Didone, Rachele, Caterina, Giuditta e Sofonisba senza indulgere in un sentimentalismo sdolcinato, ma al contrario esprimendo e incarnando la forza virile insita nel loro stoicismo. La macchina barocca di Preti, attraverso la monumentalità delle sue forme, il movimento, la destrezza della pennellata, l’intensità cromatica e la forza tonale esalta la virtù femminile, anzi ne è un devotissimo omaggio.
Mattia Preti. Breve biografia
Mattia Preti, pittore e architetto, nasce da famiglia nobile il 24 febbraio 1613 a Taverna, cittadina della Sila catanzarese in Calabria. Intorno al 1630 si trasferisce a Roma per raggiungere il fratello Gregorio e completare la formazione accademica. In questa prima fase realizza per lo più scene di genere all’insegna del ”manfrediana methodus”, codificato dal pittore Bartolomeo Manfredi sull’esempio di Caravaggio. Giovane ambizioso alla ricerca di affermazione artistica e sociale, nel 1642 è nominato Cavaliere di Obbedienza Magistrale dell’Ordine di Malta, da parte di papa Urbano VIII. Da allora il suo appellativo sarà il Cavalier Calabrese. Andando maturando, Mattia ha modo di confrontarsi con la pittura emiliana di Guercino, Lanfranco e Domenichino e allo stesso tempo con Pietro da Cortona; i suoi interessi per le tendenze più attive nella Roma contemporanea lo portano verso un raffinato eclettismo facendone uno dei massimi interpreti del barocco. Nel 1650 è incaricato di affrescare la volta della chiesa di Sant ’Andrea della Valle. Tra il 1651 e il 1652 soggiorna a Modena, dove decora la chiesa di San Biagio. Nel 1653 Preti è a Napoli e vi resta otto anni, entrando in contatto con la potente pittura di Ribera e avviando un fecondo scambio con il giovane Luca Giordano. Ha accesso a prestigiosi incarichi, come gli affreschi per le sette porte della città e le tele per il soffitto della Chiesa di San Pietro a Maiella (1657). Nel 1661 si trasferisce definitivamente a Malta ed è promosso Cavaliere di Grazia nell’Ordine di San Giovanni. Qui esegue opere memorabili e trionfanti come l ’apparato decorativo nella volta della co-cattedrale di San Giovanni a La Valletta e le pale per le cappelle delle varie nazioni. Negli anni più tardi della sua carriera, tra il 1680 e il 1690 invia numerose opere nella natia Taverna. Mattia Preti muore il 3 gennaio 1699 all’età di 86 anni, dopo una vita lunga e attiva che gli aveva assicurato prestigio e considerazione, realizzando più di 500 dipinti su tela e centinaia di metri quadrati di pitture murali.
La Sede della mostra – LA VENARIA REALE
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
I numeri de La Venaria Reale
118.000 metri quadrati di superficie
512.000 metri cubi
196.000 metri quadrati di stucchi ed intonaci
35.000 metri quadrati di facciate
30.000 metri quadrati di pavimentazioni interne
4.750 tonnellate di pavimentazioni
1.600 metri quadrati di affreschi
14.800 metri di cornici decorative
1.300 metri di balaustre
quasi 2.000 metri di percorso di visita
INFORMAZIONI UTILI
Il Cavalier calabrese Mattia Preti. Tra Caravaggio e Luca Giordano
Reggia di Venaria Reale, Sale delle Arti – I piano
Dal 16 maggio al 15 settembre 2013
Dal 18 giugno al 18 agosto la mostra è aperta con gli orari estivi che prevedono ingressi anche in tarda serata.
Per informazioni e prenotazioni: tel. + 39 011 4992333
Orari
Lunedì: chiusura (tranne eventuali giorni Festivi -escluso Natale- che hanno gli stessi orari della domenica)
Da martedì a venerdì: dalle ore 9 alle 17 (ultimo ingresso 1 ora prima circa)
Sabato e domenica: dalle ore 9 alle 20 (ultimo ingresso 1 ora prima circa)
Biglietti
Intero
10 euro
Ridotto
(gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni, quanti previsti da Gratuiti e Ridotti)
8 euro
Scuole e dai 6 ai 18 anni
(scuole: classi minimo di 12 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 25 studenti)
4 euro
Minori di 6 anni e quanti previsti da Gratuiti e Ridotti
gratuito
* olio su tela. Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi – “Fonte: Consorzio La Venaria Reale”
Foto di Luca Zuccala
Crediti foto: Luca Zuccala © ArtsLife
Foto e testo: Luca Zuccala
6 Commenti
GREAT ! ! !
L’aria del Barocco si respira fino a qui. I chiaro-scuro, i lampi di luce, la passione dei personaggi. Vi ringrazio del servizio.
Caravaggio unico! Senza dubbio la migliore “cosa” su Mattia Preti che ho letto in giro.
Foto fantastiche!! Vista l’altro giorno. Una bella mostra in una reggia fantastica!!
Molto emozionante.Sono senza parole,è gratificante che ci sia un interesse elevato anche sull’antico.My Compliments
Tanta tanta emozione