Eh sì avevamo ragione furbetta è furbetta la Melandri. Nominata presidente al Maxxi (in un mare di polemiche) aveva proclamato di voler lavorare gratuitamente. Ma, si sa, le promesse si dimenticano facilmente. Così aveva deciso di convocare un Cda per fissare il proprio compenso. Ma il grande Gian Antonio Stella dalle pagine del Corriere polemizza e fa ricorso alla memoria. Indignandosi per la falsa promessa. Dopo l’articolo di Stella lei risponde con una lettera nella quale compila puntualmente un lungo elenco dei propri meriti. Cioè si auto-vanta. E finisce col dire che quando l’anno scorso aveva promesso di lavorare gratis per il Maxxi aveva specificato lo avrebbe fatto solo per un anno. Mai noi, come Stella, non abbiamo nessun riscontro a tale affermazione. Leggete sotto cos’è accaduto al riguardo. Poi, in fondo, la lettera inviata dalla Melandri al Corriere e la risposta di Gian Antonio Stella. Parole, quelle di Gian Antonio, che noi di ArtsLife sottoscriviamo al cento per cento. Il post-fatto è che alla fine La Melandri se l’è presa con Roberto D’Agostino: “a tutela sua e dell’istituzione Maxxi, ha dato mandato ai suoi legali di querelare ‘Dagospia’ per le notizie infondate e diffamatorie che continua a divulgare a danno della sua persona e dell’istituzione”. La risposta del blogger Roberto D’agostino: “sarà solo un piacere andare in tribunale per sgonfiare il bluff-Melandri… forse presa da un moto di decenza ha rimandato ad ottobre il “tema del compenso”, riferendosi al fatto che il cda del museo nella seduta odierna non si è occupato del compenso della presidente, la quale “continua a non percepire, nonostante il nuovo status di ‘ente di ricerca’ della Fondazione Maxxi lo consentirebbe”.
Quando cacceranno dal PD personaggi simili? Oltretutto con le legislature che si è fatta c’è da giurare che pure si beccherà una lauta pensione. Alla faccia delle persone normali… Leggete. Leggete. E incazzatevi..!! Dobbiamo liberarci di una classe dirigente del PD come questa.
IL FATTO
Un anno fa in occasione della sua nomina a presidente del museo romano Maxxi aveva promesso che avrebbe accettato lavorando gratis. Ovviamente soltanto dopo esser passata sulle graticole delle polemiche diffuse. Anche noi eravamo intervenuti. Spiegando come si era arrivati alla sua nomina (clicca qui), raccontando dell’inevitabile mozione del Pdl che puntava alla revoca (clicca qui) raccontando del ministro Ornaghi che si assumeva la responsabilità della scelta confermando lo stipendio di 90 mila euro l’anno (clicca qui). Riportando, per dovere di cronaca, che pure Adriano La Regina, presidente dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, nonché soprintendente alle antichità di Roma, dal 1976 al 2004 ironizzava sul fatto che la Melandri si era “autoproclamata tecnico” (clicca qui). Avevamo persino dato spazio al nostro amato-odiato polemista Lucien de’ Rubempré con un suo pezzo a madame Maxxì intitolandolo Il cha cha cha della “segvetavia” (clicca qui). E infine riportato la solenne dichiarazione in pompa magna della Melandri…. “sono disposta a lavorare gratis per il Maxxi”… (clicca qui) . Noi eravamo perplessi, conoscendo la furbizia del personaggio. E come noi, per fortuna, sono rimasti ad aspettare pure grandi colleghi del Corriere della Sera. Come Gian Antonio Stella che in un pezzo pubblicato oggi sabato 27 luglio 2013 (CLICCA QUI) come al solito non le manda a dire e rivela un dettaglio illuminante della presidentessa al Maxxi: “Mercoledì ha convocato il cda: «Ordine del giorno: compenso del presidente». Cesello finale a una precisazione: la promessa valeva un anno. E va a scadere come uno yogurt.” E’ venuto il momento di presidiare tutto in Italia. Noi lo facciamo con il mondo dell’arte. Questa furbetta pronta a riciclarsi prima nelle festa di Briatore e domani chissà con chi… ha stufato e deve finirla di prenderci in giro.
L’anno scorso avevamo scritto: “Forse Renzi non ha poi così torto chiedendo ad alta voce di azzerare tutta la vecchia dirigenza di un partito un tempo rivoluzionario, poi riformista. E ora solo a caccia di poltrone”. Se la Melandri dovesse veramente far deliberare uno stipendio per sé, nel Cda del Maxxi di mercoledì prossimo, il vaso sarebbe colmo. Veramente.
LA LETTERA DI GIOVANNA MELANDRI INVIATA AL CORRIERE IL 27 LUGLIO 2013
Caro Direttore,
io ce la sto mettendo tutta per trasformare il Maxxi, dopo la sua grande crisi, in un’importante eccellenza italiana, una piattaforma per la creatività contemporanea. I primi risultati si vedono. Per questo mi fa molto piacere quando la stampa internazionale dimostra attenzione nei confronti delle nostre strategie di rilancio.
Penso ad Art Forum International che ha dedicato la copertina e 16 pagine a Luigi Ghirri e alla sua mostra al Maxxi, a Focus che ha inserito il Maxxi tra i 10 musei più spettacolari al mondo consigliandone la visita ai suoi 5 milioni di lettori o, proprio in questi giorni, al New York Times che ha raccontato come il Museo stia provando a risalire al top, senza risparmiarci rilievi critici, ma sottolineando anche i risultati finora ottenuti.
Mi rattrista invece vedere i giornali italiani (non tutti e non sempre, ovviamente) prioritariamente interessati ad aspetti secondari della vita del museo o al «caso» stipendio del Presidente. Stipendio che, ribadisco per l’ennesima volta, potrei percepire ormai da mesi in virtù della nuova condizione giuridica del Maxxi (e non di un mio ripensamento) e a fronte di un lavoro quotidiano intensissimo, ma che, come più volte ho pubblicamente dichiarato, percepirò solo a partire dal prossimo autunno, per tener fede a una parola data.
E dunque mi dispiace che un giornalista attento come Gian Antonio Stella abbia dedicato esclusivamente a questo tema un ampio articolo sul Corriere della Sera, senza spendere neanche una parola per raccontare che cosa stia realmente succedendo al Maxxi, anche in virtù del nostro lavoro.
Approfitto dunque di questa opportunità per raccontarlo ancora una volta e per chiarire che, dovendo trasferire gli archivi di architettura, abbiamo valutato che il periodo meno problematico per farlo fosse quello estivo.
1. Ricchezza dell’offerta. Sette mostre in corso: Alighiero Boetti, Luigi Ghirri, Francesco Vezzoli, Fiona Tan e progetti originali come Energy, YAP (Young Architects Program), The Sea is My Land.
2. Aumento dei visitatori del 30% e avvio di una politica di sviluppo e promozione mai strutturata prima.
3. Vitalità della piazza. Oltre 1.000 persone al giorno per vedere le installazioni, assistere gratuitamente agli incontri di architettura, design, moda e ai concerti. Solo a giugno 48 mila presenze.
4. Internazionalizzazione. Una rete di progetti condivisi con le principali istituzioni culturali del mondo (dal MoMA al MOCA, da Istanbul Modern a Constructo di Santiago del Cile e altre ancora).
5. Ricchezza delle attività collaterali: dalle lezioni di storia dell’arte agli incontri dedicati allo yoga e quelli su arte e mercato e, a partire dal prossimo settembre, gli incontri sulle nuove energie che muovono il mondo, l’ospitalità a Tech Crunch, il cinema al Maxxi.
6. Rapporto con i privati che, nonostante il momento di generale grande incertezza sulle risorse pubbliche, stanno tornando a mostrare fiducia in questo nuovo Maxxi: oltre 400mila Euro raccolti nella cena annuale di fundraising.
7. Last but not least, il rafforzamento di rapporti di collaborazione con università pubbliche e private e con il Miur, per fare del Maxxi un punto di riferimento importante nella ricerca sull’arte l’architettura e sui temi della creatività contemporanea.
Potrei continuare, ma temo che annoierei gli attenti lettori del Corriere e Gian Antonio Stella, che invito al Maxxi per vedere di persona ciò di cui sto parlando.
Dopo un anno di lavoro pro bono, percepirò dunque uno stipendio. È scandaloso?
Ciò che dovrebbe preoccupare non è invece l’andamento e il risultato del Maxxi?
Cordialmente.
Giovanna Melandri
Presidente Fondazione Maxxi
LA RISPOSTA di STELLA
Chi lavora ha diritto ad avere uno stipendio. Quindi (chiunque sia) anche il presidente del Maxxi. Ma il punto, come Giovanna Melandri sa benissimo, non è questo. E non lo sono neppure i trionfi qui vantati. Il nodo è che per arginare le polemiche roventi sul suo stupefacente trasloco da una poltrona parlamentare ormai poco salda (dopo 5 legislature non le sarebbe stata confermata) all’altra, l’allora deputata Melandri disse che non c’era alcun passaggio da poltrona a poltrona perché sarebbe andata al Maxxi «totalmente gratuitamente». Senza mai accennare (mai!) a un limite temporale di questa gratuità. Tutto qui. Il tema è dunque e soltanto la sua piccola, ma fastidiosa furbizia. Che di questi tempi non accrescerà la fiducia dei cittadini in politici come lei.
Gian Antonio Stella