Alla mia mostra alla galleria Bergamini nel 86 c’era anche Fabio, mi ricordo che Testori mi prese da parte e mi chiese ” chi e’ quello li ? ” in effetti aveva una faccia da attore della ” nouvelle vague”. Io glielo presentai e divennero amici. Ora che con Mimmo di Marzio ci interroghiamo su Testori critico militante negli anni ottanta per una mostra allo spazio Oberdan nel prossimo autunno penso che Fabio quella stagione l’ha vissuta da vicino. Fabio Linari un artista italiano nato a La Spezia nel 1959 ha da sempre lavorato su quell’onda lunga del neo espressionismo . Un periodo importante su cui molti dei miei amici hanno mosso i primi passi. Un momento forte e sprezzante, una breve stagione magica . Ha vissuto a lungo a Iseo, a Chiari , ha insegnato a Bergamo e solo ultimamente e’ tornato a vivere vicino al mare dove era nato. Era uno di noi . Da ragazzi ci si vedeva sempre e abbiamo passato così quelle sere inutili ma indimenticabili in giro fino al mattino. Con lui spesso anche adesso scherzavamo di tutto. Un artista vero. Ricordo una sua mostra a Milano alla Compagnia del disegno coi paesaggi di montagna e poi gli aeroporti, poi i boxeur e poi i quadri ispirati a Romanino e Moretto della cappella del Sacramento di Brescia che non mi ha mai fatto vedere . Forse dentro aveva anche una sua amarezza per non aver avuto quello che si aspettava, ma lo dico così senza sapere, in realtà aveva dalla sua quella forza da ragazzo che si è’ portato con se . Perché per noi Fabio sarà sempre quel ragazzo pronto alla battuta veloce e intelligente di uno che le cose della vita le conosceva bene. Ora quando un artista come lui non c’ e’ più, e troppo presto, al di la’ del magone, sarà utile guardare indietro il suo lavoro per capire anche il nostro tempo passato. Perché dietro il percorso di un artista c’e’ sempre una specie di sismografo che registra senza accorgersi la storia. Mi auguro che con gli amici spezzini e non solo si possa riflettere sulla sua vicenda per allacciare quei nodi che hanno deciso la formazione di una generazione, la grande ondata dei cattivi espressionisti, oppure la pittura come liberta’, o come arma segreta per capire dove il mondo sta andando. Nel mio studio non ci sono lavori di nessun’altro. Solo in fondo dietro la scala un’opera di Fabio che da sempre e’ stata li. Un disegno a china nera su carta da pacco ispirato a una maschera africana. Una specie di Martin Disler spezzino. L’ho appeso li’ senza spostarlo mai, perché, da quando me l’ha dato, ho pensato senza dubbi che mi portasse fortuna. Quando glielo dicevo si innervosiva e mi rispondeva che glielo avevo già detto altre cento volte : non sapeva che stava appeso li solo perché mi piaceva.
denso