Ercolano meglio di Pompei? No. Se mai, meno peggio. Cambia il sito ma la situazione non cambia (o perlomeno cambia poco). 17 chilometri che le separano, una formula aritmetica che le accomuna: la proprietà commutativa del patrimonio archeologico italiano – Cambiando l’ordine delle rovine il risultato è sempre lo stesso: una “rovina” in senso stretto come in quello lato. (Basta farsi un giro nella zona in questione, la provincia di Napoli, e constatare “in situ” il degrado in successione di Pompei, Oplontis, Ercolano, Pozzuoli, Baia, Bacoli, Cuma, Liternum, e così via in un elenco che non finisce più)
Ci saranno anche i milioni (16) americani di David W. Packard col suo lodevole Packard Humanities Institute che finanziano l’“Herculaneum Conservation Project” e l’impegno anglosassone della British School at Rome ma c’è poco da essere entusiasti millantando in giro le eccellenze di Ercolano sulle negligenze pompeiane.
Una leggenda metropolitana vuole che il sito di Ercolano versi “in condizioni decisamente migliori” rispetto al vicino più celebre o, ancora peggio, “tutto è decoro, pulizia, igiene, e gli scavi ora sono il fiore all’occhiello della cittadina alle pendici del Vesuvio”, credenza assai diffusa anche nell’opinione pubblica. Falso. Vedere per credere. Si può sostenere che l’area versi in condizioni meno drastiche rispetto all’immensità pompeiana ma sarebbe un’ovvietà da “Ercolano, ti piace vincere facile?” con relativa musichetta accompagnata dalle immagini degli escrementi dei cani randagi di Pompei.
E comunque, come si può confrontare lo stato di conservazione di beni archeologici di così differente estensione e così diversa natura? Ercolano è un gioiello di 4 ettari sommerso da una serie di valanghe di fango e lava solidificatesi nel tempo, Pompei è un tesoro di 44 ettari sepolto da una pioggia di ceneri e lapilli. Viste le proporzioni e l’affluenza turistica (300 mila presenze all’anno contro i 2 milioni e mezzo di Pompei) Ercolano partirebbe decisamente più avvantaggiata. Ma non c’è bisogno di confronti per capire e constatare che i problemi (con le dovute proporzioni) sembrano gli stessi di Pompei con qualche differenza qualitativa. Ad esempio, al posto dei cani erranti (si è provveduto dopo anni di appelli e lamentele a toglierli definitivamente) ci sono gattini raminghi sfamati quotidianamente nei pressi della biglietteria.
Animali a parte, non si fanno mancare niente anche a Ercolano: affreschi in rovina e mosaici “a pezzi”? Sì. Intonaco sbriciolato e infiltrazioni d’acqua? Certo. Guano di uccelli e graffiti sulle pareti dipinte? Ovvio. Edifici transennati, sbarrati, chiusi e/o pericolanti? Anche qua moltissimi, in cima alla classifica ormai stabili da anni troviamo: il Teatro Antico, la Villa dei Papiri, le bellissime (per sentito dire) Terme Suburbane, gli inaccessibili Fornici dove riposano gli scheletri dei fuggiaschi uccisi prima di mettersi in salvo via mare (ci sono visite-evento serali tutti i sabato fino a novembre ma può essere una “delusione totale” – unico commento di visitatore sul Mattino di Napoli del 31 agosto) e l’ignoto Antiquarium costruito negli anni ‘70 (precisamente nel 1978, realizzato un anno dopo quello del gemello Pompei chiusissimo anch’esso) inaugurato due volte ma mai aperto con 4000 reperti che aspettano quasi da 40 anni di essere esposti. Restano chiuse diverse case mentre imperversano sul perimetro dell’area archeologica quelle orrende costruzioni moderne costruite sopra le decine di metri di fango vulcanico che ha ricoperto la romana Herculaneum (sarà arrivato da qua il pallone da calcio sul Decumano massimo?). Custodi? 3 signori anziani per tutto lo “scavo aperto”, appassionati quanto rassegnati, “orgogliosi di difendere il sito con mille euro di stipendio” che però “non viene accreditato dallo scorso dicembre”.
E dire che il primo impatto sarebbe ottimo, o quasi: non ci sono frotte di parcheggiatori abusivi alla Pompei ma un parcheggio prima dell’ingresso con tanto di biglietteria automatica. Il problema però precede la manovra della macchina: raggiungere il sito è assai complicato, non ci son cartelli che indicano lo scavo se non qualcosa in giallo sbiadito di chissà quanti anni fa e qualcosa in marrone di più recente fattura che si perdono (e ti fanno perdere) tra l’anarchica viabilità del paese moderno.
Quindi: non ci sono indicazioni a Ercolano. Figurati se ci sono per Herculaneum. Dopo aver parcheggiato, infatti, una pessima sorpresa: “MAPPE TERMINATE – NO MORE MAPS” recita un foglio A4 bilingue appiccicato al vetro della biglietteria a cui si affianca un cartello di scuse ai “gentili visitatori” non per le cartine (che ci confermano “esser terminate ormai da parecchio tempo”) ma per edifici e domus “chiusi per restauro” (spesso anche in questo caso “da diverso tempo”), come ad esempio una delle più belle: la Casa dei Cervi.
In pratica: 1) Girate a caso e qualcosa per intuizione e perspicacia provate a capire; 2) Qualcosa è visitabile, il resto è chiuso. Ecco, è come se subdolamente ti dicessero: Gentile turista, lei è consapevole di quello che le aspetta pagando il biglietto e accedendo al sito, è tutto scritto qua, nero su bianco, perciò: si arrangi, cavoli suoi e soprattutto non venga a lamentarsi. Ci scusi, grazie e buona visita.
Clicca qui per leggere l’inchiesta dell’anno scorso su il sito archeologico di Ercolano di Antonio Crispino per il Corriere della Sera
Foto e testo: Luca Zuccala
6 Commenti
Forse è perché da parecchi anni non visito siti archeologici di rilievo, per esempio a Roma o in Sicilia, giusto per citare luoghi con siti di altrettanta importanza, che non dispongo un metro di paragone con un sito altrettanto importante e esteso e gestito in maniera efficiente, ma la gestione di un sito archeologico complesso come quello di Ercolano e Pompei include alcune criticità che sono quasi “inevitabili” trattandosi di vere e proprie città e paesi abbandonati dove però il processo di naturale disfacimento dovuto agli agenti atmosferici deve essere continuamente fermato per preservare un monumento che é: a) allo stato di rudere così come era stato riportato alla luce dopo circa due millenni sottoterra e b) sotto una pressione di sciami di visitatori, tra cui molti sono veramente interessati ma moltissimi sono anche distratti, disinteressati e inconsapevoli se non incuranti della fragilità e delicatezza del luogo che è naturalmente rovinano anche con il semplice passaggio di milioni di persone. Inoltre vorremmo ogni casa aperta e visitabile e senza nemmeno una infiltrazione, vorremmo che nessun cane o gatto giri per le vie lunghe (nel caso di Pompei) come quelle di un paese vivo moderno, vorremmo che nessuno dei 2milioni e passa di visitatori (o dei 300mila di Ercolano) sia perfetto e diligente senza nemmeno lasciare un graffito mentre il genitore o l’insegnante non lo tiene in vista… e vorremmo non sapere che gli incassi dei primi 20-30 musei italiani, quindi anche quelli di Pompei ed Ercolano, non vadano ai siti stessi ma servano giustamente a sostenere i tantissimi siti archeologici e museali di cui il nostro Paese è strapieno e che non si sosterrebbero con gli incassi di appena 1000-5000 visitatori annui. Oppure vorremmo non pensare che, per garantire un’efficienza degna dell’opulenta Milano, si dovrebbe imporre un biglietto molto più costoso come fanno in Gran Bretagna per beni di gran lunga meno interessanti. Ovviamente ci sono tante cose che non vanno, anche servizi minimi di assistenza, ma ritengo che l’esperienza della visita e di quanto si vede di bello e di incredibile dovrebbe prevalere di gran lunga sul disagio, su qualche infiltrazione e su qualche sacchetto non raccolto. Per quanto riguarda la questione del modello di gestione di Ercolano più efficiente rispetto a Pompei, è stata sollevata nella stagione dei crolli di Pompei per cui era evidente un differente livello di cura del bene con le dovute proporzioni di estensione e soprattutto era messa in contrasto una gestione in partnership pubblico-privata (Ercolano) con una solo pubblica (Pompei), magari anche con sottese finalità di propaganda antistatale.
Ci sono stato l’ultima volta lo scorso anno. Certo che siamo fuori del mondo sensato, ma la infinita poesia resta intatta, finché regge. Andateci andateci andateci. Apprezzate e protestate. Ma quando votate, votate chi fa progetti di fornire risorse ad arte e cultura. Ammesso che lo troviate. I restauri non si fanno senza denari.
Siamo stati in vacanza in Italia ad agosto. Quello che abbiamo trovato è stato assurdo. Sporco e un patrimonio molto bello che crolla. Le foto e quello che c’è scritto lo racconta giustamente. THX ! Isa
Esatto. THIS IS ITALY! Ancora vi stupite signore???
Confermo tutto. Ad agosto abbiamo visitato ercolano e siamo rimasti basiti da quello che ci avevano presentato come il miglior scavo italiano. Il 50per cento è chiuso e anche noi abbiamo subito il NO MAPPE all’ingresso. Che dire, questa è l’ITALIA!!
Io e la mia famiglia sottoscriviamo, in piu` aggiungerei i sacchetti della spazzatura in alcune case antiche e la possibilita` di camminare sui mosaici. Venendo da Milano é stata una pessima esperienza illusi che fosse in condizioni eccelse. Mi chiedo perché dei problemi di Ercolano se ne parli cosi` poco ma forse é meglio non farsi troppe domande.