24/25/26 settembre 2013, Genova, Wannenes
<asta 27 settembre: “Lo studiolo di un collezionista napoletano”>
Le fertili terre dell’Oltrepò pavese sono state il punto di partenza di una passione per l’antiquariato, che tra diletto e curiosità ha segnato la storia di Bianca Gavazzi Sernagiotto. Siamo alla fine degli anni Cinquanta, nel pieno del boom economico e il marito Enrico con una fiorente attività enologica contribuisce come altri a una rinascita economica tanto eclatante quanto diffusa in ogni strato sociale.
Bianca inizia un viaggio alla scoperta del proprio gusto, eterogeneo ed eclettico, che non tiene conto dell’unicità del singolo pezzo, ma dell’originalità nella tipologia: esattamente come in musica ad un tema fisso vi sono delle variazioni, ogni segmento che attrae la sua attenzione diviene lo spunto per raccogliere infinite soluzioni. Ogni oggetto diviene un tassello di un mosaico enciclopedico che assorbe tutto il suo tempo, in un confronto serrato tra antiquari, conoscitori e il proprio occhio, che nel tempo si è sempre più raffinato.
L’asta di fine estate (24-25-26 settembre 2013), raccoglie 1.356 lotti a offerta libera – scelta originale e aperta a una condivisione del piacere che questi oggetti hanno offerto per un lasso di tempo – verso un pubblico il più ampio possibile che acquistandoli possa ripetere all’infinito la dolce malia che un’opera d’arte, grande o piccola che sia, è capace di trasmettere.
La ceramica è la grande protagonista con oltre 500 lotti, con una sequenza praticamente infinita di manifatture e materiali che vanno dalla maiolica settecentesca alla porcellana fino alle produzioni in terraglia all’inglese ed alle molte varianti della produzione industriale del XIX secolo. Ampia l’offerta di 250 miniature dipinte, tipico supporto della nascente borghesia europea del XIX secolo, esercizio di sintesi in piccolo della maniera di un artista, distribuite in circa 100 lotti; gli argenti sono presenti con oltre 150 manufatti di gusto gradevole e funzionale al decoro della casa, spazio di rappresentazione del proprio ruolo sociale all’interno di una gerarchia di valori.
Nella varietà dei generi non poteva mancare una selezione di opere d’arte orientale, databili tra la metà del XVIII e del XIX secolo, rappresentati da vasi bianchi e blu, piatti famiglia rosa e ventagli realizzati per il mercato occidentale. L’antiquariato, infine, con piccoli oggetti da wunderkammer, a testimonianza che per Bianca Gavazzi Sernagiotto ogni opera non rappresentava un valore in sé, ma la memoria di un ricordo dal valore inestimabile.
Un caso emblematico, una boîte à musique acquistata a Grenoble, che la leggenda narra si stata donata da Henry Matisse alla sua modella prediletta (lotto 236).
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