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La piccionaia della Sibilla Cumana. Ennesima vergogna dell’Italia

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L’Antro della Sibilla Cumana (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

In tanto Enea verso la rocca ascese,

Ove in alto sorgea di Febo il tempio,

E là dov’era la spelonca immane

Dell’orrenda Sibilla, a cui fu dato

Dal gran Delio profeta, animo e mente

D’aprir l’occulte e le future cose.

(Virgilio – Eneide, libro VI)

 

“Vidi la patria e la casa della Sibilla, e quello speco tremendo onde gli stolti non tornano indietro, e dove i saggi non si attentano di penetrare”.

(Francesco Petrarca – Lettere, Familiari)

 

Virgilio narra di una “spelonca immane dell’orrenda Sibilla”, Petrarca racconta di uno “speco tremendo onde gli stolti non tornano indietro”. Ma come potremmo definire oggi l’Antro della Sibilla Cumana, uno dei più importanti santuari dell’antichità? Una piccionaia, la spelonca del Livia Columba, meglio noto come “piccione”. E la Crypta Romana lì accanto? Una piccionaia più articolata: acropoli e necropoli del grigio piccione dove sulla volta nidifica e sul fondo crepa. Senza farlo apposta, la colpa infatti è dell’umano ingegno, perché sull’obsoleta rete metallica che dovrebbe proteggere la galleria antica il piccione s’impiglia e agonizzante a testa in giù muore, e il pennuto ci lascia le penne.

Questa è la sorte toccata, non per volere dell’oracolo di casa, alla prima colonia greca italiana: Cuma “la dotta, ricca e colta polis alla quale si deve l’introduzione dell’alfabeto nella penisola, celebre in tutto il mondo per quel filo diretto con l’Olimpo garantito dai vaticini della sua Sibilla, la sacerdotessa di Apollo, veggente e guida di Enea nell’oltretomba, condannata nel secondo millennio dopo Cristo ad esercitare le sue divinazioni immersa nel guano e nella sporcizia del suo Antro. Proprio nella sala che si apre in fondo al corridoio, dove tradizione vuole fosse collocato il trono da cui Sibilla dispensava responsi, il piccione vola, tuba e spadroneggia. Sconsacrato l’Antro, spodestata la Sibilla, regna indisturbato il pennuto che al trono però preferisce le nicchie sul muro.

Queste sono le condizioni in cui versano il santuario della Sibilla Cumana, galleria a sezione trapezoidale scavata mirabilmente nel tufo per 130 metri, e la sopracitata Crypta, caverna-galleria di 300 metri che corre sotto l’acropoli collegando la città bassa col porto.

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Il piccione della Sibilla (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Piccione nella sala dove vaticinava la Sibilla (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Guano di piccione dove vaticinava la Sibilla (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

E ovviamente non è tutto, la “sibillina” vergogna è accompagnata da una serie di “scempi collaterali”, se così li si può chiamare, a farne da cornice e preambolo. 1) Si comincia con l’immancabile gabella del parcheggiatore abusivo, la tariffa è a discrezione del visitatore ma “2 o 3 euro possono andare bene”. 2) Biglietteria: 4 euro intero, 2 il ridotto ma siamo i secondi visitatori della giornata e purtroppo non c’è il resto, quindi: “o trovate i soldi giusti o non potere entrare”. Perciò fare elemosina al chiosco lì fuori e farsi ridare gli euro dal generoso parcheggiatore spiegandogli l’inconveniente. 3) Mappe, indicazioni o cartelli esplicativi: lasciamo perdere, i pochi pannelli ancora in piedi sono bruciati, distrutti, deteriorati dalla natura o dalla mano dell’uomo, in un modo o nell’altro illeggibili (dopo Pompei e Ercolano ci si è fatta l’abitudine, non ci si illude neanche, così come per la segnaletica stradale per raggiungere il sito: un Inferno come l’Averno lì vicino); 4) Toilette: chiusissime, sbarrate da un cancello (per fortuna c’è una grande pineta); 5) Personale: 3 addetti per il parco archeologico che non negano il rammarico per la condizione in cui versa il sito; 6) Incuria: sterpaglie, gabbiotti abbandonati, rifiuti; 7) La città bassa (tra cui Foro, Terme e Capitolium): chiusi tutta l’estate (dal 5 luglio al 18 agosto), motivo – ci tengono a precisare – “un grande festival in autunno”. Quindi cari visitatori e turisti, italiani, tedeschi, giapponesi o americani: ripassare un’altra volta. Ma non finisce qui.

8) Il sito internet – clicca qui – è lo specchio del sito archeologico: pagine che non si aprono, carenza di informazioni, linguaggio poco scientifico e inadeguato, foto scadenti, superficialità e imprecisioni (un esempio: «L’altra galleria, nota come Crypta Romana o “grotta di Cocceio”», saranno pure l’una il proseguimento dell’altra ma la prima è lunga 300 metri e collega il porto sul mare alla città bassa, la seconda misura un chilometro e mette in comunicazione la città con il lago d’Averno creando insieme, questo sì, una viabilità alternativa e diretta tra Portus Iulius e il porto di Cuma).

9) Questa è Cuma, questo è un esempio di come sia ridotto il patrimonio archeologico d’Italia. Senza dover affidarsi ad una soluzione d’ispirazione divina trascritta in esametri su foglie di palma mischiate dai venti della Sibilla posseduta da Apollo, si confiderebbe molto più banalmente in una soluzione di natura razionale dettata dal buon senso dell’uomo.

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Per la “Sibilla” di là (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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All’entrata della “Sibilla”… (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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…in mezzo alla “Sibilla”… (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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In mezzo alla “Sibilla” lato destro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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In mezzo alla “Sibilla” lato sinistro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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…nella sala che si apre in fondo alla “Sibilla”, piccioni nelle nicchie (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

La Crypta Romana

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Ad ogni piccione la sua nicchia (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Due piccioni impigliati nella rete metallica (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Visione d’insieme (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Il sito archeologico

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Cartelli (1) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Gabbiotto dei custodi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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WC (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Spazzatura sull’acropoli (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Cartelli (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Cartelli e divieti (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Divieto d’accesso (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Attenzione! (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Divieto d’accesso (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Divieto d’accesso (3) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

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10 Commenti

  • Ad intervalli di decenni torno sempre alla Sibilla,quasi spinto da una profonda attrazione che va ben oltre la cultura libresca.
    Anche quest’anno non ho mancato di tornarvi ed ho trovato esattamente quanto descritto sopra. Ovviamente ho trasgredito a tutti i divieti di accesso, perché nessuno può vietarmi di entrare in “casa mia”, in quanto questo uno dei luoghi più rappresentativi d’Italia, almeno fintantoché esiste. Mi sono chiesto e mi chiedo se per caso non valga la pena di cominciare a mettere all’asta questi siti, in modo tale da preservarne prima il futuro poi il decoro e da ultimo i piccioni!

  • Complimenti direttore. Per l’articolo e per il portale on line.

  • Grazie Direttore, Cuma ha bisogno di farsi notare. E’ sempre stato un luogo appartato, dalla natura e morfologia piacevole e interessante e, pertanto, finché i non-servizi si sono integrati con la quiete meditativa del sito archeologico, direi che ne facevano caratteristica. Aggiungasi al parcheggio ruspante, anche il fatto che, quando vi si andava, si aveva l’abitudine, noi locals, di fermarci in una salumeria sulla via, per comprare panini e vino “cafone” con quel classico sapore acidulo del prodotto non proprio elaborato, e comunque non affatto “turistico”. Ci sono andato spesso, negli anni. Il luogo si discostava da Pompei ed Ercolano per la sua quiete e il suo ampio paesaggio sulla pineta e il mare. Purtroppo, con lo stato indebitato e tutte le amministrazioni locali in declino, posso immaginare che qui, luogo sempre poco “strutturato”, sia stata tralasciata anche la minima cura. Quando i mezzi finanziari si riducono, il patrimonio si può gestire solo con una maggiore attenzione, ordine, onestà e organizzazione delle amministrazioni (qualità che dovrebbero derivare dalla nostra civilizzazione culturale): almeno in casi come questo, e per aggiusti per cui non occorrono milioni di euro: bagni, cartelli, reti per i piccioni, e fare un po’ di pulizia.

  • Denuncia! Bravi!

  • vergognoso e da diffondere

  • E’ una bomba! Lo rimbalzo in giro!

  • Che tristezza vedere la mia Sibilla versare in queste condizioni. Marta ha ragione a chiedersi come mai le testate nazionali non trattano queste cose……. Pompei, Caserta, ma questo non è una vergogna UGUALE???????????

  • Sono un’archeologa. Si tratta di un fatto gravissimo, non credo che ci rendiamo conto della portata del danno. Questo documento deve arrivare al Ministero, alle Soprintendenze. Dovrebbe essere diffuso su scala nazionale dai quotidiani che, invece, hanno smesso da tempo di fare questo genere di cose. Mi vergogno di essere una cittadina italiana. M.

  • Complimenti per il servizio, siamo sempre alle solite…

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