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Riapre finalmente il Grande Museo del Duomo di Milano

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Riapre finalmente il Grande Museo del Duomo di Milano nell’ambizioso allestimento progettato da Guido Canali, in un momento in cui il tema della grande cattedrale è quanto mai d’attualità. Le spese per la gestione di questo monumento simbolo sono immense e da un po’ di mesi la curia milanese sta lanciando appelli e raccolte fondi per rendere sostenibile la gestione del monumento.

L’ultima iniziativa è stata la campagna Adotta una guglia, che però non ha ottenuto i risultati attesi. Il Museo ora riuscirà a fare da traino per riaccendere l’attenzione dei milanesi rispetto al loro Duomo? L’aver aggiunto l’aggettivo “Grande” al nome vuole certamente sottolineare questa funzione, per una struttura che è stata curata nei minimi particolari e che riapre dopo anni di un po’ deprimente chiusura.

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Il nuovo Museo del Duomo però si presenta nell’aspetto completamennte diverso. Diverso anche l’accesso che non è quello poco visibile e poco accattivante sul lato della cattedrale, ma che oggi è stato sistemato sulla piazza di Palazzo Reale, guadagnando in visibilità ed importanza.

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Il Museo del Duomo di Milano, creato nel 1953, racconta, attraverso materiali a volte meravigliosi, le vicende di quello straordinario cantiere durato ben cinque secoli: la facciata infatti fu completata su impulso di Napoleone a inizi ‘800. Il quale si rese però protagonista del saccheggio di alcuni tesori che avrebbero potuto oggi far parte del percorso.

In particolare portò in Francia i calici d’oro del Cardinal Ludovisi e di Lepopoldo d’Asburgo, ricchi di 258 diamanti. Non toccò invece la coperta dell’Evangeliario di Ariberto, che risale ad una stagione in cui la cattedrale di Milano non era il Duomo ma la “basilica vetus” di Santa Maria Maggiore.

Nelle 27 sale del Museo troverà posto anche il Tesoro del Duomo, razionalizzando così i percorsi per i visitatori.

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Il Museo del Duomo ha poi un’appendice di grandissima importanze negli archivi della Veneranda Fabbrica del Duomo, ospitati nell’edificio, anche questo completamente rinnovato, alle spalle della cattedrale.

Un patrimonio straordinario che raccoglie tutti i documenti relativi al cantiere dall’inizio sino ai giorni nostri. In tutto sono oltre 500.000 fascicoli. Il documento più antico è del 1145. Ma è straordinaria e unica la raccolta di fotografie, oltre 40mila, a partire dalla metà dell’800.

È tra queste carte che un’attenta studiosa di storia economica aveva rintracciato le ricevute delle donazioni dei cittadini, un vero fiume lungo i secoli, che hanno permesso al Duomo di essere quello che è. Tra le ricevute c’è anche quella di Marta de Codevacchi, una donna padovana giunta a Milano a fare la prostituta.

Nel 1394 decise di cambiar vita e donò tutti i suoi averi alla Fabbrica. E non era la sola: i documenti dimostrano che moltissime prostitute si presentavano al mattino ai cancelli della Veneranda Fabbrica per donare la decima del guadagno della notte.

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Questo fa capire come tutta la città sia sempre stata generosa nei confronti del suo Duomo. Una generosità che, ovviamente, tutti si augurano non resti solo un bel fatto del passato della città.

Auguriamoci che l’investimento fatto per il Museo del Duomo di Milano, comprenda anche un sito all’altezza. Magari non solo in italiano, visto che il Duomo è un simbolo globale. Basti pensare che anche Gerhard Richter lo ha dipinto e il suo quadro pochi mesi fa è andato all’asta per quasi 40 milioni di dollari. Peccato che le cattedrali non possano incassare le royalties…

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Gerhard Richter, “Piazza del Duomo, Milano”,1968. Venduto da Sotheby’s a New York il 14 maggio 2013 per 37,125,000 $

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