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My Fair Lady, l’elogio all’eleganza firmato Piparo

Quando uno spettacolo dal titolo leggendario incontra un colosso dei registi italiani, il successo non può che essere garantito. Così è per My Fair Lady, uno dei migliori musical che da tredici anni rende onore al nome e porta con orgoglio il timbro del suo regista Massimo Romeo Piparo. Dopo gli applausi del pubblico romano al Teatro Sistina, My Fair Lady è approdato lo scorso 10 Dicembre sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Milano, esattamente dove 50 anni fa lo spettacolo debuttava in Italia. Allora era la grandissima Delia Scala a vestire i panni della povera fioraia Eliza Doolittle, personaggio già lanciato a Broadway da una giovane Julie Andrews ed interpretato ad Hollywood dalla raffinata Audrey Hepburn reduce delle sue colazioni da Tiffany.

Lontani dalle stelle degli anni ’60, per il secondo anno consecutivo è Vittoria Belvedere la Fair Lady di Piparo che, seguendo gli insegnamenti del professor Higgins, smette i panni della sporca e volgare fioraia per diventare una vera signora dall’impeccabile accento londinese, a suo agio nelle più nobili sale da ballo della città. Elegante e di classe, il ruolo di Eliza calza a pennello alla bellissima Vittoria Belvedere che ben rende il personaggio, sebbene resti un po’ carente l’aspetto canoro. E quale voce migliore di quella del grande Luca Ward per interpretare il fonologo di fama mondiale? Un uomo di polso, misogino e innamorato unicamente di se stesso e del suo lavoro. Il suo timbro profondo e la sua figura nelle vesti del professor Higgins ammaliano il pubblico e la stessa Eliza Doolittle, che, stregata dalle sue parole, finalmente riesce a pronunciare correttamente e senza inflessioni dialettali la celebre frase “la pioggia in Spagna bagna la campagna”.

Accanto a loro il buffo e tenero Colonnello Pickering interpretato da Enrico Baroni; la Signora Pearce, la domestica di Higgins, portata in scena da Donatella De Felice; e la meravigliosa Signora Higgins, la madre del professore, vestita da Chiara Costanzi. La comicità e l’ironia non mancano con Giulio Farnese nei panni dell’ubriacone  Alfred Doolittle (il padre di Eliza), e con la piccola ma memorabile partecipazione dell’indimenticabile Gesù del Jesus Christ Superstar firmato nel 2000 da Piparo, Paride Acacia, qui nel ruolo di Zoltan Karpaty.

A completare il tutto, rendendo il musical uno spettacolo unico e indimenticabile, le scenografie di Aldo De Lorenzo che ben disegnano le due facce della Londra di inizio novecento: i bassifondi abitati dai senzatetto e la signorile dimora di Higgins arredata con un’immensa libreria. Non sono da meno le entusiasmanti coreografie di Roberto Croce interpretate da un perfetto corpo di ballo che con la sua energia coinvolge e affascina il pubblico, particolarmente divertito nelle scene con Alfred Doolittle. E, per finire, non c’è magia senza una precisa cura delle luci, qui magistralmente progettate da Umile Vainieri.

La smisurata passione del professor Higgins per la fonetica e per la grammatica spinge la protagonista e lo stesso spettatore allo studio: la cultura e un buon linguaggio si dimostrano infatti in grado di colmare le più ampie differenze sociali. Questo è il più profondo messaggio di My Fair Lady che, al di là del semplice intreccio che può facilmente rievocare la già ascoltata storia di Cenerentola o di Pretty Woman, si dimostra un musical ancora attuale e più che mai divertente, dove, come in ogni fiaba a lieto fine, sul calare del sipario trionfa l’amore. E così anche il duro professor Higgins dovrà uscire dai suoi rigidi schemi e abbandonare la sua immagine di scapolo convinto, per scoprire in sé un lato dolce e sentimentale.

My Fair Lady sarà in scena al Teatro Nuovo di Milano fino al 6 gennaio 2014.
Per maggiori informazioni consultare il sito del teatro.

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