L’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente – Kandinsky, Malevič, Filonov, Gončarova
Firenze, Palazzo Strozzi fino al 19 gennaio 2014
È superfluo enumerare i motivi per andare a Firenze. E la visita a questa mostra, con opere mai viste in Italia, rende il viaggio indispensabile. Già nel 1989 Nicoletta Misler (curatrice della mostra insieme a John E. Bowlt e Evgenija Petrova) parlava, più propriamente, di Avanguardie russe: simbolismo, cubofuturismo, suprematismo e costruttivismo. Al cospetto di questa varietà si trovò nel 1957 Camilla Gray (figlia dell’allora direttore del British Museum di Londra e moglie del figlio del compositore Sergej Prokof’ev) quando esplorò i depositi dei grandi musei sovietici e vide le opere ‘proibite’ dall’era stalinista e rivalutate solo in epoca gorbacioviana.
Natal’ja Gončarova (moglie di Larionov, nel 1916 a Roma insieme a Igor Stravinsky, Lèonide Massine e Sergej Djagilev, per il quale disegnò le scenografie di Le Coq d’Or di Rimskij-Korsakov) dichiarò: “Apparteniamo all’Asia”. Non a caso l’aquila, simbolo della Russia imperiale, era bicipite poiché guardava sia a occidente che a oriente. Nell’Eurasia erano presenti sia molteplici etnie (esquimesi, unni, mongoli, sciti) che antiche civiltà come quella cinese, indiana e tibetana (l’ordine dei ‘berretti gialli’ era presente, oltre che in Tibet, anche in Mongolia e Siberia). Tra il 1800 e 1900 il gusto per l’esotismo orientale determinò l’introduzione, soprattutto nei ritratti, di accessori esotici: tappeti, turbanti, stampe orientali etc. Durante il regno della Grande Caterina esplose la moda per le chinoiseries, mentre sotto gli zar Alessandro I e Nicola I era in voga l’egittomania. Sergej Djagilev proponeva al pubblico parigino gli esotici Ballets Russes per i quali Léon Bakst disegnava i costumi, come quelli indo-siamesi-persiani per Le Dieu Bleu (1912). Questa esposizione ha il pregio di riconnettere, attraverso 130 opere, le Avanguardie russe alle loro matrici orientali, teosofiche, antroposofiche e filosofiche indiane (Kandinsky e Vatagin), piuttosto che leggerle come conseguenze dei movimenti artistici europei.
Il percorso espositivo inizia il suo viaggio con la ‘circumnavigazione orientale’ del ventiduenne Nicola II, zar di tutte le Russie, che partì, alla scoperta del suo impero (1890-91), da Trieste per Vladivostok (dove inaugurò simbolicamente l’arrivo della ferrovia transiberiana) e visitò: Grecia, Egitto, India, Ceylon, Indocina, Siam, Cina e Giappone. Da questi paesi riportò oltre 1300 doni, con cui al ritorno allestì un’esposizione e che oggi sono conservati nei musei di San Pietroburgo.
La mostra, suddivisa in 11 sezioni, pone a confronto i capolavori di artisti russi (Kandinsky, Malevič, Gončarova, Léon Bakst e altri) con oggetti etnoantropologici (provenienti dai predetti territori) probabili fonti di ispirazione come: i lubki, stampe popolari con racconti in forma di vignette e didascalie (che per gli artisti russi assunsero il significativo di ‘primitivi’, ovvero orientali, e per i quali Larionov eseguì alcuni modelli); le kamennaja baba (antichi guardiani in pietra delle tombe a tumulo delle steppe, amate e collezionate dagli artisti delle Avanguardie); e il Tamburo sciamanico del popolo chakasy. Gli spiriti delle montagne e della natura, secondo le tradizioni animistiche, comunicano con gli sciamani, che svolgono il ruolo di intermediari spirituali. Alcuni modernisti russi, a contatto con buddhismo, induismo e sciamanesimo, fecero esperienze psicologiche e spirituali come l’estasi e la levitazione che trapelano nelle loro opere, assumendo, in tal modo, essi stessi il ruolo di intermediari spirituali. Grigorij Coros-Gurkin (raffinato paesaggista, conoscitore della cultura sciamanica, fucilato nel 1937 in un campo di prigionia in Siberia perché accusato di spionaggio per il Giappone per poi essere riabilitato nel 1956) è l’autore di un ritratto di uno sciamano, fuoriuscito oggi dal fondo del Museo Etnografico, restaurato e presentato per la prima volta in questa occasione. Tutte queste opere testimoniano come le Avanguardie russe traggono le loro fonti da sfaccettati ‘Orienti’ culturali e religiosi (musulmano, mongolo-buddhista, cristiano caucasico).
Al centro di ogni sala grandi foto rimandano alle steppe euroasiatiche e ai loro popoli. Il carattere transnazionale, di simbiosi con la natura e il cosmo, dell’arte russa, di fine ‘800 e inizi ‘900, è espresso dal mitico danzatore Vaslav Nizĭnsky nei suoi diari: “Io sono Apis. Io sono un egiziano. Io sono un hindu. Io sono un indiano. Io sono un negro. Io sono un cinese, io sono un giapponese. Io sono uno straniero, io vengo ‘d’altrove’ […] Io sono l’albero […] Io sono le radici…”. In ultimo, un plauso speciale va alle numerose attività, didattiche e sociali, correlate a questa mostra.
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INFORMAZIONI UTILI:
L’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente.
Kandinsky, Malevič, Filonov, Gončarova.
27 settembre 2013-19 gennaio 2014
Orario: tutti i giorni inclusi i festivi 9.00-20.00 – giovedì 9.00-23.00.
Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
Informazioni T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org
Biglietti intero € 12,50; ridotto € 8,50; € 8,00; € 7,50; € 4,00 (Scuole) Congiunto mostre Piano Nobile e CCC Strozzina € 12,50; ridotto € 10,00; gruppi e università € 5,00 – Biglietto Famiglia € 20,00 – Biglietto Palazzo € 20,00
ATTIVITÀ PER PUBBLICI SPECIALI
A più voci – Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se prende cura il martedì pomeriggio, dalle 15.00 – È possibile partecipare ai singoli incontri. L’attività è gratuita. Posti limitati. Prenotazione obbligatoria.
Info e prenotazioni: tel + 39 055 3917141, edu@palazzostrozzi.org