Dall’8 febbraio al 2 giugno 2014, Museo Correr, Venezia
“Se l’espressione pittorica è cambiata, è perché la vita moderna lo ha richiesto…La vista dal finestrino della carrozza ferroviaria e dell’automobile, unita alla velocità, ha alterato l’aspetto abituale delle cose. Un uomo moderno registra cento volte più impressioni sensoriali rispetto a un artista del diciottesimo secolo…La compressione del quadro moderno, la sua varietà, la sua scomposizione delle forme, sono il risultato di tutto questo”.
Fernand Léger, 1914
A Fernand Léger e alla sua straordinaria esperienza nell’ambito dell’avanguardia artistica europea, la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Philadelphia Museum of Art, dedica nelle sale del Museo Correr di Venezia, dall’8 febbraio al 2 giugno 2014.
A cura di Anna Vally e con la direzione scientifica di Gabriella Belli e Timothy Rub, direttore del MPA di Philadelphia e il progetto espositivo di Daniela Ferretti, la mostra “Léger. La visione della città contemporanea 1910 — 1930“, dopo il successo ottenuto al Philadelphia Museum of Art, presenta oltre 100 opere di cui più di sessanta dell’artista francese.
Si tratta della prima grande esposizione sull’opera del pittore francese che si tiene in Italia, una grande mostra con al centro il tema della rappresentazione della città contemporanea. Il percorso è diviso in cinque sezioni: La metropoli prima della Grande Guerra, Il pittore della città, La Pubblicità,Lo Spettacolo, Lo Spazio.
Tra gli importanti prestiti spicca lo straordinario dipinto “La Ville“, un quadro che dà avvio alla fase più sperimentale e cubo-futurista della sua produzione, concesso eccezionalmente in prestito dal Philadelphia Museum of Art insieme ad un nucleo di altre 25 importanti opere. Eseguito da Léger nel 1919, al suo ritorno a Parigi dopo l’esperienza al fronte della Prima Guerra Mondiale, questo quadro diventerà un vero e proprio manifesto della pittura dedicata al tema della città contemporanea. Il soggetto del dipinto rappresenta, infatti, la città con le sue frenetiche attività, le sue architetture composte di assemblaggi cubo-futuristi, e i suoi abitanti, uomini meccanici, quasi robot, armoniosamente integrati nel dinamismo della nuova “macchina urbana”.
Accanto a questo straordinario dipinto, che si può considerare il focus dell’esposizione, una serie d’importantiopere provenienti da collezioni pubbliche e private europee e statunitensi, permetteranno ai visitatori non solo di mettere a confronto la sua pittura con molti altri suoi innovativi progetti sempre collegabili al tema della città moderna, come per esempio le sue creazioni di design teatrale e di grafica pubblicitaria, di scenografia e di cinematografia, ma anche di approfondire la sua relazione con i protagonisti di quella fertile stagione dell’avanguardia. La ricca produzione di Fernand Léger dialogherà nel percorso espositivo con preziosi capolavori di autori di quel periodo, tra cui Duchamp, Picabia, Robert Delaunay, El Lissitzky, Mondrian, Le Corbusier, tutti artisti che come Léger hanno contribuito a rinnovare l’idea della rappresentazione urbana, attraverso una sperimentazione che va dal cubismo al futurismo, dal costruttivismo al neoplasticismo di De Stjil.
La quantità e varietà delle opere e dei progetti esposti – dal suo primissimo paesaggio urbano“Fumo sui tetti” del 1911, alle cosiddette pitture murali realizzate tra il 1924 e il 1926; dai costumi e dalle coreografie per i “Ballets Suédois” a opere famosissime come “Il Tipografo” (1919), “Uomo con un bastone” (1920) o “Elemento meccanico” (1925); dal poster per “La Strada” al leggendario cortometraggio “Ballet mécanique” (1924) o al film di Marcel L’Herbier “L’inhumaine”, alle cui scenografie egli collaborò – permetteranno di valutare gli esiti artistici di quel cruciale ventennio compreso tra gli anni Dieci e Venti del ‘900. L’opera di Fernand Léger è in questa direzione davvero pioneristica sia per la sua concezione pluridisciplinare, che per lo sforzo di cambiare le forme della pittura, corrispondendo così alle nuove esigenze della realtà urbana, in linea con quel fenomeno che nel secondo dopoguerra verrà catalogato come comunicazione di massa.
Alla mostra è abbinato un catalogo edito da Skira-Milano, 2014