Capitale Europea della cultura 2019: continua la corsa per le città italiane. In pole position troviamo Ravenna che per sbaragliare la concorrenza ha messo al lavoro 28 working group in tutta la Romagna, quindi, a Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, Faenza e nella Bassa Romagna. “Gruppi di lavoro tematici o per discipline: educazione, turismo, sviluppo economico, arti visive, spettacolo e altre ancora. In tutte queste città c’è un comitato artistico e organizzativo che lavora assieme a noi” – ha spiegato il coordinatore Alberto Cassani.
In palio c’è molto di più di un premio per una singola città italiana. C’è quello che noi italiani vogliamo diventare e che le nostre città devono saper rispecchiare. “Non vince – ha detto infatti Cassani – la città d’arte meglio conservata dal punto di vista del patrimonio artistico e culturale, ma la città che ha i progetti sul proprio futuro più convincenti che esaltano, da un lato, la propria dimensione europea; dall’altro, la partecipazione del cittadino. Naturalmente fra questi ci possono essere anche progetti di valorizzazione del patrimonio, ma non sono quelli al centro della candidatura”. Ecco perché Ravenna ha lavorato al proprio dossier della candidatura e sta ancora lavorando con una forte idea guida: “Pensare alla città che non c’è, alla città che verrà, alla Ravenna che è ormai riuscita definitivamente a mettere la cultura al centro del proprio progetto economico e infrastrutturale e quindi è riuscita a cogliere tutte le opportunità che una fase di trasformazione e crisi, come quella che stiamo vivendo, fa trasparire”.